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Scienza e Fede - Einstein e Lemaitre

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Qualche anno fa l’Unione Astronomica Internazionale, organismo che riunisce migliaia di astronomi di tutto il mondo, ha deciso a larghissima maggioranza di modificare il nome della teoria che sta alla base della moderna cosmologia, nota come “legge di Hubble”, dal nome dell’astrofisico americano che la formulò verso la fine degli anni ’20 del secolo scorso.

Edwin Hubble lavorò presso l’osservatorio di Monte Wilson nei pressi di Pasadena in Califormia e riuscì a dimostrare la velocità di distanziamento tra galassie.

Ebbene, ufficialmente questa legge adesso si chiama “legge di Hubble-Lemaître”.  Però è comunemente conosciuta come teoria del Big Bang, ossia del “grande scoppio”, e si basa sul principio dell’espansione dell’universo. In un certo istante temporale l'universo iniziò a espandersi a velocità elevatissima in un processo di allontanamento tra galassie che dura tuttora. In realtà il primo ad arrivare a queste conclusioni fu un astronomo belga, George Lemaître, al quale la più importante comunità scientifica di astronomi, con quasi un secolo di ritardo, ha cointestato il merito della scoperta.

Non tutti non sanno che Lemaître, contemporaneo di Hubble, oltre ad essere scienziato di sicuro valore, era anche un prete cattolico, gesuita.  Per il vero la teoria del cosiddetto “Big Bang” fu inizialmente presa sottogamba. L’espressione, coniata dall’astronomo inglese Fred Hoyle, non era infatti priva di venatura ironica nel richiamare l’immagine di un grottesco fuoco d’artificio.  In particolare gli scienziati sovietici obiettavano che questo tipo di cosmologia era legata ad un’impostazione teologica cioè, per dirla in termini vetero comunisti, ad una «vecchia teoria clericale dell’universo che si muove in una sola direzione (dall’inizio alla fine)».

Ma anche Albert Einstein non mancò di manifestare un certo scetticismo nei confronti del collega Lemaître: “Questa faccenda somiglia troppo alla Genesi, si vede bene che siete un prete”. Peraltro i due si incontrarono almeno in tre circostanze per motivi di studio e tra i due si consolidò un buon rapporto di stima e di amicizia. Einstein partiva comunque dal presupposto di un universo statico e sempre esistito, progressivamente avvicinandosi però alla linea dinamica espressa da Lemaître (l’inizio del mondo è avvenuto poco prima dell’inizio dello spazio e del tempo”) e dunque alla teoria dell'”atomo primordiale” dal quale tutto ebbe inizio, “contenendo in sé tutta l'energia-materia dell'universo in uno stato di massimo ordine”.

Lo stesso scetticismo iniziale Einstein lo adottò verso le tesi dello scienziato americano ed anzi per evitare implicazioni di tipo teologico sulla sua celebre teoria della relatività introdusse nella formula una “costante cosmologica”. Ma quando il più grande genio della fisica venne a conoscenza della scoperta di Hubble, non esitò a dichiarare che l’introduzione di questa costante era stato l'errore più grande della sua vita.

In occasione di una riunione tra scienziati in California, Einstein con convinzione spezzò una lancia in favore degli studi del gesuita Lemaître: “Questa è la più bella e soddisfacente spiegazione della creazione che abbia mai sentito”.  La tesi del prete belga trovò conferme sperimentali con la successiva scoperta della radiazione cosmica di fondo.

George Lemaître (morto nel 1966) per un certo periodo fu anche presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Fin dagli anni ’50 Papa Pio XII aveva manifestato una netta propensione per questa teoria dell’universo dinamico e del Big Bang al tempo stesso, nel solco razionale indicato dal grande Tommaso d’Aquino.  mettendo in guardia  da tesi ingenuamente “creazioniste”.

Padre Lemaître resta uno dei maggiori interpreti moderni del rapporto tra scienza e fede: “Esistono due vie per arrivare alla verità. Ho deciso di seguirle entrambe. Niente nel mio lavoro, niente di ciò che ho imparato negli studi di ogni scienza o religione ha cambiato la mia opinione. Non ho conflitti da riconciliare. La scienza non ha cambiato la mia fede nella religione e la religione non ha mai contrastato le conclusioni ottenute dai metodi scientifici”.