Con l’enciclica sociale “Fratelli Tutti” papa Francesco ha portato all’attenzione del mondo alcuni grandi temi:
la situazione globale difficile contraddistinta da nazionalismi, disuguaglianze, razzismi e nuove povertà; la necessità che ogni popolo debba sentirsi parte della famiglia umana; l’importanza dell’impegno da parte delle organizzazioni della società civile, per la tutela dei diritti umani e il bene comune.
A distanza di due mesi ecco un altro appuntamento: “Economy of Francesco. Papa Francesco e i giovani da tutto il mondo per l’economia di domani”. L’evento internazionale, svolto in videoconferenza a causa all’emergenza covid, ha coinvolto circa duemila giovani di età inferiore ai 35 anni, economisti, imprenditori, studenti, changemakers e operatori del settore sociale, provenienti da 115 Paesi e mossi dall'obiettivo comune di costruire un mondo più equo e sostenibile.
La preparazione dell’incontro, avviata fin dal 2019, si è strutturata attorno a dodici gruppi tematici: lavoro e cura; management e dono; finanza e umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies for happiness; CO2 della disuguaglianza; business e pace; economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita. Su questi ambiti i giovani hanno avviato una profonda e concreta riflessione, per definire nuove logiche di attenzione al presente e al futuro dell’uomo, della società e della Terra, mettendo al centro dell’attività economica non il profitto di pochi, ma la vita umana, l’ambiente e il bene comune di tutte e tutti.
Papa Francesco ha usato parole forti nel rimarcare questo bisogno: “Il sistema economico mondiale oggi è insostenibile perché produce danni ambientali e provoca esclusione e povertà. Non basta la solidarietà, occorre un cambiamento degli stili di vita ma anche dei modelli di produzione e di consumo.
La sfida è altissima perché pone i giovani come veri protagonisti del cambiamento: grazie alla loro vivacità e capacità di analisi e di visione del mondo, possono influenzare e apportare i cambiamenti positivi e inderogabili nella società. Tutto il confronto realizzato nella tre giorni non è stato solo uno scambio teorico, ma ha visto anche la presentazione di progetti concreti, che si possono visionare sul sito https://francescoeconomy.org/it/.
In un punto dell’enciclica “Fratelli Tutti” viene definita la centralità dell’azione dell’impresa “vista come una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti”. E’ più volte evidenziata la necessità di superare il binomio produzione-consumo, per realizzare un nuovo paradigma di economia circolare, che metta al centro la persona. Un’economia basata solo sulla quantità di beni posseduti produce disuguaglianze ed è devastante per l’ambiente.
Un altro tema importante “rianimare l’economia”. Luigino Bruni, il direttore scientifico dell’evento offre la sua visione e, in un passaggio interessante, afferma che “rianimare l'economia significa letteralmente ‘ridare un'anima’, perché ridare l'anima all'economia è uno dei grandi temi del magistero di Francesco. Ma significa anche ‘rianimare’ qualcuno che sta male e l’economia oggi è una malata da guarire”.
L’economia va ripensata in una logica generativa, partendo dalle singole responsabilità individuali. Generare è un movimento antropologico che si basa sul prendersi cura, avere a cuore qualcuno e qualcosa che non è solo mio. Questa è la condizione essenziale per dare un giusto peso alla nostra presenza nel mondo. Questa è la leva per allargare gli orizzonti e il futuro, che ci sembra chiuso e oppresso da logiche impossibili da scardinare, E’ la leva che ci permette di mettere al mondo creature e creazioni, di assumere la cura della crescita e dell’accompagnamento.
Ma questo cambio non può limitarsi a una dichiarazione di intenti: mettere al centro la persona e il bene comune comporta ridisegnare il modello economico, a partire dal singolo, dall’io che si muove verso l’altro, che insieme edificano il noi.
Certo, la sfida posta da “Economy of Francesco” porge il fianco a critiche: i fautori del “siamo concreti”, del “belle parole, tutto giusto ma…” possono di certo avere argomenti per ritenere le proposte una sfida impossibile oppure collocarla nel libro dei sogni. A noi interessa viverla e pensarla in altro modo, non come affermazioni di principio, su cui cercare un consenso, ma come necessità di porre in atto azioni per garantire sopravvivenza in moltissime zone del mondo. In fondo, in passato, anche scoprire continenti o scrutare l’universo o il dna, solcare i cieli o curare malattie devastanti, erano solo letteratura, fantascienza, roba da folli…
Due sono le possibili letture per rispondere alla domanda: cambiare il modello economico è una sfida impossibile o inutile?
Le sfide inutili spesso si affrontano per rassegnazione o per dimostrare che almeno si è tentato qualcosa, anche se possono lasciare disincanto, velleità o rassegnazione.
Le sfide impossibili hanno caratterizzato lo sviluppo dell’umanità, non sono mai state lineari o ben tracciate fin dall’inizio. L’impossibile, alla lunga, può diventare una possibilità di cui, ora, cogliamo solo pochi contorni. Abbiamo bisogno di pionieri, viaggiatori e sognatori, per aiutarci in questo cammino di cambiamento e di responsabilità, ma soprattutto dobbiamo essere noi per primi a metterci in marcia, non per noi, non solo per noi!
Paolo Bornengo
Chreo Nichelino