14
Dom, Dic
97 New Articles

Dove finiscono i chewing gum

Inchieste
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Sin da piccoli ci divertivamo a farci le bolle e a scoppiarle in faccia ai nostri amici, adesso la usiamo per passare il tempo, in sostituzione allo spazzolino da denti, per ridurre lo stress, per smettere di fumare. Poco importa l’età che hai, dal momento in cui ti crescono i denti inizi anche a masticare le gomme.

Il chewing gum rappresenta un’abitudine di portata mondiale, quasi un rito.

La stessa cosa capita a me che sono spesso in viaggio e sempre di fretta per cui spesso, dopo colazione o dopo pranzo, non avendo il tempo di lavarmi i denti, uso la gomma come palliativo del dentifricio. Così ho iniziato a domandarmi: dove finiscono tutti i chewing gum che ogni giorno mastichiamo e poi sputiamo? Qual è il loro impatto ambientale? Quanto costa raccoglierli e differenziarli? Ho scoperto per esempio che esiste un’azienda li recupera, regalando loro una seconda vita attraverso oggetti nuovi creati con un materiale rivoluzionario: il Gum-tec.

Ma guardiamo un po’ di dati: in Italia si consumano circa 23 mila tonnellate di gomme da masticare. Se tutti gettassero per terra i chewing gum, il costo per ripulire le strade italiane sarebbe esorbitante, si stimano almeno 20 miliardi di euro. Per fortuna molti usano i cestini, ma i marciapiedi sono comunque costellati di gomme spiaccicate. All’estero alcuni paesi prevedono di toglierli dalle strade con costi enormi: in Germania, la rimozione costa 900 milioni, in Irlanda il prezzo oscilla dai 3 ai 20 euro per metro quadro, in Gran Bretagna si spendono più di 180 milioni di sterline all’anno per i disinfettanti e le sostanze chimiche necessarie ad eliminare i chewing gum dalle pavimentazioni. Insomma ci troviamo difronte ad un problema sottovalutato o completamente trascurato.

Anna Bullus, una giovane designer, ha recentemente inventato un modo per riciclare i chewing gum trasformandoli in contenitori, stivali per la pioggia, tazze, righelli, pettini, cover per smartphone ed altri oggetti. E’ partita dall’ingrediente principale delle gomme da masticare: il poliisobutilene che è una gomma sintetica molto simile alla plastica, poco predisposta alla decomposizione rapida. Anna stava studiando Design 3D all’Università di Brighton e lì ebbe l’idea sulla quale avrebbe poi costruito la sua azienda. Un giorno provò a raccogliere diversi tipi di spazzatura in strada, per poi cercare su Google in che modo potesse essere riciclata. Non trovò alcuna spiegazione sulle gomme da masticare, anche se in realtà si trovavano un po’ ovunque ed erano perciò un rifiuto diffusissimo. Dopo vari esperimenti, utilizzando questo materiale di scarto, riuscì a produrre in laboratorio una sostanza adeguatamente plasmabile ed iniziò a produrre dei piccoli contenitori, chiamati “Gumdrop bin”, per raccogliere altre gomme da masticare usate. Il progetto era pensato per l’esame finale del suo percorso universitario, ma il riscontro fu talmente positivo da spingere Anna a proseguire nelle ricerche per mettere a punto e commercializzare il nuovo materiale. Così dopo tre anni è arrivato Gum-tec, realizzato con chewing-gum riciclati e utilizzabile in in alcuni processi di produzione.

Il lancio uficiale del nuovo Gumdrop bin, realizzato con materiale Gum-tec, è avvenuto nel 2010 a Legoland. Da allora, questi raccoglitori, che possono contenere fino a 500 gomme e sono rigorosamente rosa, hanno cominciato a circolare nel Regno Unito. Accanto ad ognuno dei contenitori viene affisso un messaggio che spiega come ogni gomma raccolta possa essere riciclata in nuovi oggetti.

L’efficacia del progetto di raccolta delle gomme è stata testata presso l’Università di Winchester, dove lavora la giovane designer. Nel campus universitario vivono circa 8 mila persone, sono stati installati 11 contenitori speciali e sono state distribuite centinaia di tazze da caffè realizzate con la gomma riciclata. L’iniziativa non ha tardato a dare ottimi risultati. Operazione analoga è stata avviata presso l’aeroporto di Londra-Heathrow e in soli tre mesi di prova si è registrato un sensibile miglioramento con un risparmio per le pulizie di 6 mila sterline.

Il prodotto non è nato per essere relegato nei confini nazionali, la sua ideatrice ha sempre pensato di espandersi a livello globale. Tra l’altro di recente sono state messe in vendita delle scarpe da ginnastica molto speciali, in edizione limitata: la suola è stata ricavata dai chewing-gum  raccolti nella città di Amsterdam. Nei Paesi Bassi infatti un milione e mezzo di chili di gomme da masticare finiscono sulle strade, rappresentando la spazzatura più diffusa dopo i mozziconi di sigaretta.

La speranza è che questo progetto di riciclaggio delle gomme da masticare possa diffondersi in tutto il mondo, per aiutarci a ricordare la priorità di difendere, sotto ogni forma e con ogni mezzo, l’ambiente in cui viviamo.

Giuseppe Odetto