Secondo il sociologo Fenggang Yang, autore di uno studio sulla religione nella società cinese, entro il 2030 la Cina sarà il Paese col maggior numero di cristiani al mondo.
Attualmente, rispetto al miliardo e 400 milioni di abitanti, il cristianesimo rappresenta una sparuta minoranza, ma i battezzati crescono esponenzialmente di anno in anno tra i cattolici e ancor di più tra le chiese protestanti.
I dati forniti dal governo parlano di circa 15 milioni di cristiani, ma queste statistiche si limitano a registrare il numero degli aderenti alle associazioni religiose “patriottiche” sulle quali lo stesso governo esercita un forte controllo. In realtà, sommando i componenti delle chiesa cattolica “sotterranea” e di quelle “domestiche” (molto diffuse tra i protestanti), il numero salirebbe già oggi ad almeno 70 milioni e, se le stime del prof. Fenggang Yang sono esatte, è destinato a raggiungere i 250 milioni tra una dozzina di anni.
Contrariamente a quanto si possa pensare la quota più alta di adesioni al Cristianesimo si registra tra le persone con maggiore istruzione, tra cui parecchi insegnanti e docenti universitari.
Peraltro lo Stato continua nella sua politica di ferreo controllo sulle manifestazioni religiose e di dura repressione nei confronti delle espressioni non allineate con la linea ufficiale. Qualche settimana fa ad esempio è stata rimossa dai siti di vendite on-line cinesi l’offerta di bibbie. Consentita soltanto “ad uso interno” alle associazioni religiose patriottiche, la diffusione della Bibbia via web stava raggiungendo livelli elevatissimi e le autorità hanno deciso di correre ai ripari.
La partecipazione ad una chiesa cristiana, al di fuori delle organizzazioni riconosciute dal partito, resta illegale ed ancora di recente si sono verificati casi di distruzione di luoghi di culto, abbattimento di croci, misure restrittive della libertà per i vescovi non autorizzati da Pechino ecc.
Per quanto riguarda la Chiesa cattolica nell’ultimo periodo si sono però intensificati i contatti tra Santa Sede e governo cinese e da più parti si sostiene che un accordo non è lontano. Il percorso però è tutt’altro che semplice, anche perché sono state sollevate obiezioni da parte di rappresentanti della chiesa “clandestina” che temono un cedimento del Vaticano rispetto alle pretese del governo di continuare a controllare l’organizzazione interna della chiesa. «La Chiesa non chiede altro che professare la propria fede con più serenità chiudendo definitivamente un lungo periodo di contrapposizioni», ha recentemente il card. Pietro Parolin segretario di Stato di Papa Francesco.
Di certo da alcuni anni ci sono segnali di avvicinamento tra Vaticano e vescovi della “chiesa patriottica” nominata dal governo. Il disegno della Santa Sede, già accennato da Benedetto XVI, sarebbe quello di arrivare gradualmente all’unità della Chiesa cattolica in Cina, superando le divisioni e la distinzione tra la chiesa “ufficiale” e quella “sotterranea”.