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Dom, Dic
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Cristiani sempre nel mirino

Inchieste
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Open Doors - Porte Aperte” è un’organizzazione, fondata nel 1955 dall'olandese Andrew van der Bijl, conosciuto come Fratello Andrew.

Oggi opera in oltre 60 paesi per fornire supporto ai cristiani che soffrono a causa della loro fede. Ogni anno pubblica la World Watch List, una classifica dei 50 Stati in cui i cristiani subiscono le persecuzioni maggiori. I dati utilizzati per la redazione della lista sono sottoposti ad una minuziosa analisi da parte di un organo internazionale indipendente.

Ecco una sintesi di Open Doors sulla World Watch List 2018.

***

Cresce ancora la persecuzione anti-cristiana nel mondo in termini assoluti, oggi sono oltre 215 milioni i cristiani perseguitati.

Nonostante siano due nazioni completamente diverse in termini di struttura politica e sociale, Corea del Nord ed Afghanistan raggiungono il punteggio massimo di oppressione dei cristiani secondo la WWList 2018 (periodo di riferimento 1 novembre 2016 – 31 ottobre 2017). Solo una minima variazione nell’area della violenza anti-cristiana differenzia le due nazioni, facendo così mantenere la testa della triste classifica alla Corea del Nord per il 16° anno consecutivo. Tuttavia è il Pakistan (5° posto nella WWL2018) ad avere l’infelice primato di nazione col più alto punteggio nella violenza contro i cristiani.

3.066 cristiani uccisi a causa della loro fede, 15.540 edifici di cristiani attaccati tra chiese, case private e negozi. Si può stimare che 1 cristiano ogni 11,5 nel mondo subisce elevata persecuzione. Libia (7°) e India (11°) sono le nazioni che hanno fatto un balzo di 8 punti, scalando la classifica. In particolare l’India deve questa escalation di intolleranza anti-cristiana alla crescente influenza del radicalismo induista: oltre 24.000 cristiani indiani sono stati aggrediti nel periodo in esame. Le new entry sono il Nepal (che vola alla 25°) e l’Azerbaigian, mentre ad uscire dai primi 50 sono la Tanzania (per un miglioramento) e le Isole Comore (situazione sostanzialmente invariata, esce perché altri aumentano).

L’oppressione islamica continua ad essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani, non confermandosi solamente, ma estendendo la sua morsa in varie aree. Tuttavia ciò che deve far riflettere è l’ascesa del nazionalismo religioso come prorompente fonte di persecuzione anti-cristiana (e di altre minoranze), con l’esempio emblematico della succitata India.

Le principali dinamiche persecutorie WWL 2018, altrimenti dette fonti di persecuzione anti-cristiana, sono anche per quest’anno l’oppressione islamica e ancora il nazionalismo religioso di matrice induista e buddista.

Per quanto attiene all’ oppressione islamica, il crescente movimento islamista diventa sempre più una minaccia per i cristiani e le altre comunità non musulmane in molte parti del mondo.

Si identificano 5 trend preoccupanti:

1) la radicalizzazione delle aree dominate dall’islam, con Africa orientale, occidentale e del Nord come scenario in ascesa, così come il mondo musulmano non arabo asiatico;

2) il divario sunniti-sciiti, il cui centrale terreno di scontro è soprattutto l’Asia (incluso Medio Oriente);

3) l’espansionismo islamico in aree a prevalenza non musulmana (vedasi sviluppi in zone africane e asiatiche non islamiche, specie in Africa sub-sahariana, e Indonesia, Malesia, Brunei);

4) la simultanea radicalizzazione ed espansionismo islamico, con il caso principale della Nigeria

5) una pulizia etnica in base ad affiliazione religiosa, in evidente crescita in alcuni stati africani quali nordest del Kenya, della Nigeria, della Somalia e del Sudan.

Per quanto concerne il nazionalismo religioso, invece, in Asia è come uno tsunami che aumenta la propria velocità e intensità con l’approssimarsi alla costa: scuote il continente lasciandosi alle spalle distruzione e a volte morte. L’India è di fatto il caso più preoccupante: dalla posizione 28 della WWL 2014 sale alla posizione 11 attuale. Causa dell’aumento della persecuzione è la crescita del movimento Hindutva, una spinta nazionalista all’“induizzazione” del paese: i cristiani indiani sono sempre più socialmente esclusi, detenuti, minacciati, espulsi dai loro villaggi, aggrediti fisicamente e in alcuni casi persino uccisi. Il Nepal ne segue le orme: new entry della lista vola alla posizione 25.

Ma il nazionalismo religioso non si limita a questi 2 paesi: troviamo la stessa tendenza anche nel mondo buddista. Ecco che una persecuzione, differente nelle espressioni ma crescente e più subdola, si manifesta anche in Sri Lanka, Bhutan e Myanmar. Da segnalare anche l’impatto dei nazionalismi ideologici. Delineatasi negli ultimi anni, questa categoria è spesso collegata al comunismo, come nel caso della Cina, Vietnam e Laos. In questi paesi l’ideologia comunista sembra riprendere vita e qualsiasi apertura di tipo economico non va erroneamente interpretata come un generale alleggerimento della pressione.

La cosiddetta paranoia dittatoriale continua ad essere la fonte principale di persecuzione in paesi come la Corea del Nord e l’Eritrea, mentre la corruzione e il crimine organizzato uniti ad antagonismo etnico sono dinamiche che colpiscono certe regioni di paesi come il Messico e la Colombia, ma anche in Somalia (unite in questo caso all’oppressione islamica). Altre fonti partecipano a completare il quadro persecutorio, quali l’intolleranza secolare, il cosiddetto protezionismo denominazionale e l’oppressione comunista o post-comunista.

Tra le buone notizie segnaliamo il leggero miglioramento della situazione in Kenya ed Etiopia, ma soprattutto la Siria esce dalla Top 10, con un calo notevole della violenza mirata contro i cristiani (in primo luogo per l’arretramento dell’ISIS, tuttavia la guerra civile rende difficoltosa la raccolta di info).