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Dom, Dic
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Scuole sicure, pochi soldi e procedure sempre più complicate

Inchieste
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Non per sminuire l’accaduto, perché comunque c’è stata un’alunna ferita sia pur lievemente e poteva andare peggio, ma l’impressione
è che quel pezzo di soffitto staccatosi nell’aula della scuola Rodari di Nichelino sia stato ingigantito a dismisura. A cominciare da qualche giornale on line che, magari dall’altro capo della penisola, immediatamente rilanciava la notizia, deformandola, con titoli che passavano disinvoltamente dal “si stacca pezzo di intonaco” al “cade controsoffitto” fino al “crolla una scuola”. Incontrollabile e velenoso, si è poi scatenato l’ormai consueto e deleterio “dibattito” su facebook e whatsapp, dove in tanti, tra un insulto e l’altro nonché in un italiano alquanto ballerino, si sono scoperti per l’occasione provetti tecnici e ingegneri strutturali. È parso a un certo punto che tutte le scuole di Nichelino fossero pericolanti, mentre a onor del vero va detto che a Nichelino, forse più che altrove, in questi anni qualcosa si è fatto sul fronte della sicurezza degli edifici scolastici

Naturalmente la politica non ha tardato a farsi sentire: “ecco la buona scuola di Renzi, intanto le scuole cadono a pezzi”, “se siamo in queste condizioni la colpa è dei governi precedenti” eccetera eccetera. Nel dubbio un senatore, a margine del pezzo di soffitto crollato a Nichelino, si è affrettato a fare un esposto all’Autorità anti corruzione, non si sa mai.

Senza nulla togliere al fatto che l’argomento della sicurezza degli edifici scolastici è di primaria importanza, mentre ci si straccia le vesti in cerca di un capro espiatorio per la tegola caduta alla Rodari di Nichelino, sarebbe il caso di fare anche qualche altra riflessione.

In Italia le risorse destinate alla manutenzione delle strutture pubbliche sono poche e, visti i chiari di luna, non sono destinate miracolosamente a crescere. Queste poche risorse sono anche sempre più difficilmente spendibili per il fatto che il sistema di gestione dei lavori pubblici è ormai diventato una giungla inestricabile. La tanto sbandierata semplificazione non c’è stata, anzi ha prodotto una nuova ondata di burocrazia digitale con buona pace della forma ma a scapito della sostanza. Vale per le scuole, come per le strade, i viadotti, la rete del gas, gli ospedali… e tutto il resto. Il problema, oltre che trovare i soldi, è ormai anche quello di trovare qualcuno che se ne occupi e che sia in condizione di portare normalmente a termine un lavoro. Siamo diventati un Paese in grado di muoversi solo a colpi di deroghe e provvedimenti eccezionali. E non è neppure detto che questi bastino.

N.C.