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Dom, Dic
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Questa nostra società odia i bambini

Società e cultura
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La prima in Italia e in Europa a scoperchiare il pentolone della pedopornografia è stata l’associazione Meter
, fondata da don Fortunato Di Noto. Un fenomeno, anzi un orrore, in tremenda espansione: il punto più basso di questa nostra “civiltà” che sembra aver smarrito il confine tra il bene e il male. Un mondo sommerso che oggi affonda le radici nel web profondo, ufficialmente bandito dai motori di ricerca, e che per adescare vittime riemerge sui social, Facebook soprattutto. Balza agli onori delle cronache solo in occasione di fatti eclatanti, con tutto un sottobosco e un contorno che invece passano costantemente sotto silenzio, quando non sono addirittura tollerati: si pensi al turpe mercato che ruota intorno turismo sessuale.

Bambini, sempre più piccoli, sottoposti a ogni sorta di violenza, fotografati, filmati e messi in rete. Minori, soli, arrivati clandestinamente dai paesi poveri sono rapiti ed arruolati per questo mercato della pedofilia. Molti spariscono, di loro non si sa più nulla.

Contro questo mondo don Di Noto e i volontari di Meter hanno ingaggiato una lotta senza quartiere. Ogni anno inviano migliaia di denunce alle polizie di mezzo mondo; segnalano centinaia di casi; portano avanti studi; organizzano campagne di informazione nelle scuole e di sensibilizzazione nella società. Non per creare allarmismo, ma per guardare in faccia la realtà e dire che è in atto una nuova tratta degli schiavi che vede come vittime un’enorme massa di bambini indifesi. Il coraggioso prete siciliano ha probabilmente pestato i piedi a potenti organizzazioni il che gli è valso, oltre alle minacce da parte di pedofili conclamati, furibondi attacchi sul web e bordate di insulti.

PERCHE’ NON SI FA ABBASTANZA
Ma lui va avanti e non si fa scrupolo di dire fino in fondo quello che pensa: “Se un tempo la perversione sessuale accadeva per disturbi mentali o per devianze attuate in una società che riteneva il bambino poco più che un oggetto, oggi la pedofilia, ritenuta una malattia psichiatrica lucida (il soggetto è consapevole di quello che compie), è anche un vastissimo movimento ideologico che vuole normalizzarla come ‘orientamento sessuale’ per il benessere dei bambini. Idea che giustifica, in maniera del tutto evidente, la poca reazione globale al fenomeno, dato che si tratta di un crimine che pervade ogni longitudine e latitudine, ogni ceto sociale e che colpisce fasce di bambini poveri, ricchi, emarginati e senza amore”.

In Italia paradossalmente l’associazione Meter, che da decenni collabora con la Polizia Postale e varie Procure italiane, stava per essere esclusa dall’Osservatorio per il contrasto alla pedofilia istituito dal Ministero per le Pari Opportunità. A fronte del disappunto la ministra Boschi ha poi parlato di “svista” e convocato Meter a far parte dell’organismo. “È stata una vicenda troppo grottesca, inverosimile – commenta don Di Nota sul giornale on line La nuova Bussola quotidiana - Non voglio vantarmi, ma se dobbiamo essere onesti con la storia va detto che noi di Meter siamo stati gli antesignani nella lotta alla pedopornografia. Abbiamo passato le fatiche di Ercole anche solo per dare gli strumenti legislativi per combattere questo fenomeno. Il primo provvedimento al mondo su questo tema risale al 1997 e porta il mio nome, l’Osservatorio nazionale nasce da una mia proposta. Ma evitiamo polemiche e prendiamo per buona la versione della ministra. Guai a frammentarsi e a dividersi in questa battaglia, lo dico sempre: più ci dividiamo e più sarà difficile contrastare questo fenomeno”. 

NON FA AUDIENCE
E’ un fatto però che la battaglia, ormai venticinquennale, di don Di Noto ha sempre trovato scarsa eco nei grandi mass media. “Certo fa più audience la pedofilia nel clero – dice - ma in tutti i casi ci vuole tolleranza zero. Se fossi stato coinvolto in un caso di pedofilia sono sicuro che sarei stato in apertura dei telegiornali. Spesso riesco a far conoscere il nostro lavoro solo grazie all’attenzione della stampa cattolica”.

E’ che forse pesa la sua posizione molto netta sulla questione del “gender”: “Quello del gender è problema molto serio e delicato, rientra nel colonialismo relativista come ha più volte sottolineato papa Francesco. Noi sappiamo benissimo che ci sono frange internazionali che fanno forti pressioni affinché il bambino diventi una persona indistinto dal punto di vista sessuale. Questo fa il gioco dei pedofili perché loro guardano ai bambini al di là del sesso di appartenenza. I pedofili sono attratti dai bambini prepuberi. Per intenderci dirò una cosa brutale ma che rende l’idea: un pedofilo non andrebbe mai con una bambina che ha già le mestruazioni. Per il pedofilo ha poca importanza il sesso del bambino, che sia maschio o femmina. Per loro è importante che il bambino non abbia caratteristiche sessuali mature. Allora il gender si collega a questi moti relativisti culturali, ecco possiamo dire che il gender crea un terreno fertile a queste tendenze. Insomma in natura nasciamo maschi o femmine e negare questo crea già qualcosa di sbagliato”.

UNA SOCIETA’ CHE ODIA I BAMBINI
E’ che nella nostra società sta montando la pressione culturale da parte di chi vorrebbe assimilare la pedofilia ad un orientamento sessuale come tante altri e quindi in fondo accettabile. Già esistono gruppi che chiedono di normare con delle leggi la possibilità di fare sesso con i bambini. In Olanda e in altri paesi è attivo un sedicente Fronte di liberazione dei pedofili che ha indetto una giornata internazionale della pedofilia nel giorno della nascita dello scrittore inglese Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie.

Nulla da stupirsi se questo background è infastidito da uno come don Di Noto. Perché non smette di dire cose che qualcuno non vuol sentirsi dire: “siamo in una società ipocrita che fa la battaglia contro il burkini e poi grida contro la mercificazione del corpo delle donne e si meraviglia se delle ragazze vanno in giro senza mutande sul red carpet. Alcuni studi di società di marketing americane hanno dimostrato che i bambini stanno diventando un oggetto di desiderio sessuale anche nelle pubblicità. In realtà questa, infatti, è una società che odia i bambini, è pedofobica, vuole renderli subito adulti eliminando l’infanzia”.