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Dom, Dic
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La lunga storia del sogno

Società e cultura
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Max Pancia è stato per anni un collaboratore del giornale “Nichelino Comunità”: qui le sue vignette hanno saputo raccontare con ironia e intelligenza la vita della nostra città.

Oggi lo ritroviamo nelle vesti di saggista con “I sogni fra psichiatria e Bibbia”: un’opera che affronta con rigore e passione un tema più misterioso e universale dell’umanità.

Il libro si apre con una domanda affascinante: i sogni sono semplici prodotti dell’inconscio, come sostiene la psicoanalisi, oppure possono essere messaggi che arrivano da una dimensione superiore, come suggerisce la tradizione biblica? Max Pancia, fedele al suo spirito curioso e mai dogmatico, costruisce un percorso che attraversa millenni di storia, cultura e spiritualità, articolando il saggio in due parti distinte ma complementari.

La prima parte è dedicata all’approccio scientifico e psichiatrico. L’autore ripercorre la storia dell’interpretazione dei sogni, dalle antiche civiltà fino alle moderne teorie psicoanalitiche. Freud, Jung e la scuola contemporanea vengono evocati con chiarezza divulgativa, senza mai cadere nella pedanteria. Si spiega come i sogni siano stati considerati, nel corso dei secoli, ora come messaggi divini, ora come manifestazioni di desideri repressi, ora come strumenti per la diagnosi di disturbi psichici. Interessante è la rassegna delle funzioni utili del sogno: dalla realizzazione dei desideri alla liberazione di emozioni nocive, fino al ruolo creativo e ispiratore che il sogno può assumere nella vita di ciascuno.

La seconda parte del volume si addentra invece nell’universo biblico. Qui si esplora con sensibilità il ruolo dei sogni nelle Scritture, soffermandosi su figure come Giuseppe e Daniele, ma anche su episodi meno noti e sulle distinzioni tra sogni “veri” e “falsi”. Particolarmente suggestivo il riferimento al profeta Gioele: “i vostri vecchi faranno dei sogni e i giovani avranno visioni”, a testimonianza di quanto la dimensione onirica sia centrale nella narrazione biblica. L’autore non si limita a una lettura teologica, ma propone criteri pratici per discernere la natura dei sogni e invita il lettore a riflettere sul possibile dialogo tra scienza e fede.

Il pregio maggiore del saggio sta nella capacità di tenere insieme due mondi spesso considerati inconciliabili: quello della razionalità scientifica e quello della spiritualità. Lo stile è chiaro, il tono coinvolgente, e la ricca bibliografia finale offre spunti per ulteriori approfondimenti. Non manca una sezione autobiografica, in cui Pancia racconta alcune sue esperienze personali, rendendo il testo ancora più autentico e vicino al lettore.

Un ritorno in grande stile per Max Pancia, che anche fuori dalle vignette conferma la sua capacità di osservare, raccontare e far riflettere.