Avevamo lasciato Abramo in cima al monte Moriah, pronto a sacrificare il figlio Isacco:
“costruì l’altare, legò Isacco e lo depose sull’altare sopra la legna, poi stese la mano e prese il coltello”. E finalmente ecco intervenire l’angelo di Dio: “Abramo, Abramo non stendere la mano sul ragazzo e non fargli niente” (Gen. 22,11-12). Ancora una volta è Dio a prendere l’iniziativa, a indicare il cammino e ad Abramo non resta altro che guardarsi intorno, vedere un ariete impigliato con le corna in un cespuglio, “lo andò a prendere e lo offrì al posto del figlio”. Qui c’è il motivo storico del racconto, cioè il superamento dei sacrifici umani sostituendoli con sacrifici animali. Ma il valore del segno è nell’amore totale e incondizionato a Dio come vero e unico sacrificio a Lui gradito. Questo tema tornerà molte volte nei profeti (“Obbedienza voglio più che i sacrifici” Os. 6,6) e in Gesù di Nazareth che abolirà anche il sacrificio di animali donando la sua vita, unico ed eterno sacrificio gradito a Dio.
Questo brano è uno dei più conosciuti e commentati dell’Antico Testamento e sin dai primi secoli i padri della Chiesa hanno visto in Isacco, legato e preparato per il sacrificio, la prefigurazione del calvario, della croce e del sacrificio di Gesù. La volta scorsa avevamo letto che Abramo carica la legna sulle spalle di Isacco che inizia poi a salire sul monte. Un commento rabbinico dice: “Isacco camminava come colui che porta il patibolo della croce su cui sarà appeso”. Un Midrash (racconto rabbinico), che viene letto da ogni famiglia ebraica la notte di Pasqua, racconta i vari tentativi di Satana di bloccare il cammino di Abramo e Isacco verso la cima del monte: finge di essere la voce di Dio che ordina di tornare indietro, ma Abramo non abbocca, poi si trasforma in un anziano e gli parla, ma Abramo non ascolta, quindi “si trasformò in un torrente impetuoso che allagava la strada. Più Abramo e Isacco avanzavano più il torrente si faceva profondo, quando l’acqua arrivò al collo gridavano a Dio di salvarli e dopo il loro grido la terrà si spaccò e inghiottì il fiume e il luogo tornò asciutto come prima”.
La stessa cosa è raccontata nel libro dell’Apocalisse di San Giovanni: “quando il drago (Satana) si vide precipitato sulla terra si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio (Maria e Gesù). Allora il drago vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua verso la donna per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna: aprì la sua bocca e inghiottì il fiume (Ap. 12,13-16).
Dice Isacco al padre “affrettati a compiere la volontà del Signore”. Parole che ricordano quelle di Gesù nel giardino del Getsemani. Dopo l’intervento salvifico dell’angelo “slegato che fu, Isacco si alzò in piedi e recitò questa benedizione: Benedetto sii tu Signore nostro Dio che fai risuscitare i morti”. Nei commenti c’è gloria anche per il buon asinello che trasportava i due nel loro viaggio: “Sansone portò a casa la sua prima vittoria sui Filistei grazie alla mascella dell’asino (che usa come clava per colpire il nemico) con il quale a suo tempo Abramo era salito sul monte Moriah e che si era miracolosamente conservata”. Invece per i padri della Chiesa l’asinello non è morto, viene lasciato in vita perché sarà lui a portare Gesù a Gerusalemme quando viene glorificato. “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” stendendo i mantelli e agitando ulivi e palme.
Anche il Corano ricorda l’episodio, anche se a essere portato e legato sul monte non è Isacco ma Ismaele, con una festa che chiamano Eid Al-adha, festa del sacrificio in cui le famiglie che se lo possono permettere acquistano un montone o un agnello, spesso già cotto, e se lo mangiano, però con l’obbligo che ne deve avanzare un po’ da distribuire ai poveri. La festa cade nell’ultimo giorno del mese del pellegrinaggio cioè il dodicesimo mese lunare, quello in cui vanno a La Mecca.
L’episodio si conclude con le parole dell’angelo che rinnova le promesse ad Abramo “Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, si diranno benedette tutte le nazioni della terra perché tu hai obbedito alla mia voce”.
Abramo, Isacco, i servi e l’asinello se ne tornano a Betsabea (sud della Palestina) dove Sara li sta aspettando. Noi li ritroveremo dopo l’estate. Buona Bibbia e buone vacanze!
Enrico de Leon