Sono ormai alcuni anni che la Città di Nichelino aderisce all’iniziativa dell’Associazione Treno della Memoria
che promuove percorsi di conoscenza e consapevolezza sui luoghi della Shoah.
Quest’anno dalla nostra città hanno partecipato circa 150 persone tra ragazzi delle scuole superiori cittadine e adulti che hanno vissuto un’esperienza di emozioni e di crescita personale visitando i campi e i musei di Auschwitz e Birkenau, il ghetto di Cracovia e altre realtà: un viaggio in una storia tragica che ha lasciato in tutti la voglia di lavorare per un mondo migliore. Il Treno della Memoria, infatti, non è una gita, bensì un viaggio dove si parla di storia e memoria del passato, ma anche di testimonianza e impegno nel presente e nel futuro, elementi che sono ben emersi nei momenti di condivisione a gruppi e nell’incontro in plenaria che si è tenuto nella sala dell’Università di Cracovia.
Hanno accompagnato il viaggio gli assessori Giorgia Ruggiero e Fiodor Verzola che da diversi anni segue l’iniziativa “Sono stati giorni frenetici e colmi di emozioni – ha commentato Verzola. Per me il Treno è svuotarmi del superfluo e tornare in pace a lottare per un mondo migliore con una nuova consapevolezza. Buon viaggio a coloro che hanno partecipato perché dal Treno non si scende mai”.
Gianluigi, un giovane che partecipato al viaggio, ci ha lasciato la sua testimonianza.
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Un treno che non è un treno, un inverno in cui non c’è neve, un filo di lana rossa, un cartellone coperto d’impronte: non si tratta dell’inizio di una favola per bambini, ma soltanto di alcuni – tra i tanti – elementi che hanno caratterizzato il IX Treno della Memoria partito a fine febbraio dall’Italia, in particolare dai Comuni di Nichelino, Chieri e Novara, con a bordo oltre seicento ragazzi e adulti.
Il Progetto del Treno della Memoria, promosso dall'omologa Associazione e rivolto alle istituzioni scolastiche, ad enti regionali e comunali, ma anche a semplici cittadini, mira da vent'anni a diffondere principi di sensibilizzazione, inclusività, memoria e di partecipazione attiva contro qualsiasi discriminazione di categoria, accompagnando la cittadinanza in un percorso educativo su alcuni dei luoghi simbolo della Shoah.
Per raggiungere la Polonia il convoglio ha percorso un lungo tragitto di chilometri e storie, avanzando sui binari del ricordo e lasciando indelebile – in chi l’ha vissuto – la consapevolezza di essere diventati parte di una grande comunità (ancora) in movimento.
In quei giorni le voci fragorose e sensibili degli adolescenti si sono mescolate a quelle tiepide di chi custodisce i segni del tempo, in una sorta di miscela transgenerazionale che ha riempito le strade di Berlino prima e Cracovia poi, guidata da educatori ed educatrici che hanno saputo trasformare tanti individui in un unico gruppo.
Questa metamorfosi non ha coinvolto solo le persone, ma anche i luoghi, trasformando il suolo del campo di sterminio di Auschwitz in un altare su cui pronunciare – in una lunga successione a tono alto - un nome ciascuno, uno soltanto, scelto tra le pagine di un libro che ne ricorda milioni.
Quel gesto è stato accompagnato da un segno impresso con le dita inchiostrate su un cartellone di pace, che pian piano si è popolato di vite, ora non più sconosciute.
Per capire a fondo qualcosa non basta ascoltare o vedere, occorre condividere. Ecco, dunque, che il senso di questo viaggio di gruppo si svela quando l’Auditorium della Jagielloniam University di Cracovia diventa il teatro per un’assemblea plenaria in cui ascoltare le impressioni degli altri, abbracciandosi.
Poche ore prima un’anonima sala convegni era stata il palcoscenico per srotolare – disposti in cerchio e a ritmo lento - un gomitolo di lana rossa. La regola dell'attività è molto semplice: chi tiene stretta la cima del groviglio può, nella forma e nei modi che ritiene più adatti, restituire al gruppo qualcosa di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni; quindi, è sufficiente lanciare il gomitolo a coloro che sono seduti di fronte, in uno scambio che ha lo scopo di costruire un intreccio di testimonianze.Testimoni del ricordo, del vissuto, testimoni dei testimoni.
Se la Memoria è un dovere, il Treno della Memoria è una candela: una fiamma che illumina senza scottare mai e che permette di avvicinarsi con delicatezza anche alla realtà più cruda, scoprendone i contorni e consentendo di intuire chi e cosa – come suggerisce Italo Calvino – “in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Gianluigi Scarcella