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Dom, Dic
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Bibbia per tutti - Abramo, Abimelek e Sara

Società e cultura
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Dopo la vicenda delle figlie di Lot ecco che il capitolo venti della Genesi torna a puntare i fari su Abramo

con un episodio che corrisponde al racconto che avevamo già trovato al capitolo dodici. Ora si ripete quanto era accaduto quando Abramo era sceso in Egitto e si era fatto beffe del faraone facendo passare sua moglie Sara come sorella e arricchendosi alle sue spalle. Lo stesso adesso capita adesso, ma questa volta a spese di Abimelek, re di Gerar.

Vediamo cosa dice il testo: “Abramo levò le tende dirigendosi verso la regione del Negheb… poi soggiornò come straniero a Gerar. Siccome aveva detto di sua moglie ‘Sarà è mia sorella’, il re Abimelek mandò a prendere Sara” con l’intenzione di aggregarla al suo harem. Abramo si sposta così verso il sud della Palestina, verso Gerar che si trovava dalle parti dell’odierna Gaza (dicono gli archeologi che forse è l’attuale Tel es Sheria in territorio palestinese).

Perché Abramo si è rimesso in cammino? Il libro della Genesi non ce lo spiega, i testi rabbinici invece ci dicono: “la distruzione di Sodoma indusse Abramo a spostarsi a Gerar. Abituato com’era a prodigare la sua ospitalità ai viandanti, non si trovava più a suo agio in una terra dove a causa del cataclisma era cessato ogni transito. Ma egli partì anche per un altro motivo: la gente malignava a proposito dell’incidente di Lot con le sue figlie”. Anche a quei tempi il gossip la faceva da padrone! La gente passava e chiedava: “Abra’ che notizi hai de nipotini di Lot…?” e giù a ridere. Così Abramo si sposta a Gerar mel territorio del re Abimelek. Colpito, come era capitato al faraone, dalla bellezza di Sara, credendola la sorella di Abramo, la manda a prendere. È chiaro che qui Sara è immaginata molto più giovane rispetto a quando gli angeli le avevano annunciato l’inaspettata gravidanza.

Dio interviene e spiega al povero re la verità: “ecco stai per morire a causa della donna che tu hai preso: lei appartiene a suo marito” (Gen. 20,3). Abimelek cade dalle nuvole e spiega a Dio la sua innocenza dando la colpa alla coppia: “l’ho fatto con la semplicità del mio cuore e mani pure” e Dio glielo riconosce seppur invitandolo a restituire Sara “a quell’uomo perché è un profeta e pregherà per te”. È la prima volta che un pagano parla con Dio e che viene riconosciuto come giusto. Questo è molto significativo e ci fa capire che i giusti sono dappertutto e in qualsiasi popolo.

Abimelek convoca immediatamente Abramo per il dovupo chiarimento: tra i due è il re a fare la figura migliore ed è umiliante per Abramo lasciarsi sorpassare da un pagano nel timor di Dio e nel rigore morale, mentre lui si arrampica sui vetri e se la fa sotto dalla paura.

La chiusura del racconto è molto simile a quella del capitolo dodici, dove il faraone donava ad Abramo armenti, servi, serve e ricchezze. Abimelek restituisce Sara e poi dice: “davanti a te il mio territorio, va ad abitare dove ti piace!” (20, 14-15). Abramo ottiene sia il permesso di soggiorno che il reddito di cittadinanza… ma non manca una frecciatina che Abimelek gli rifila: “a Sara disse: ecco ho dato mille pezzi d’argento a tuo fratello”. Ve lo vedete Abramo che sprofonda nella vergogna? Perché il discorso prosegue in modo criptico e di difficile interpretazione per noi oggi, ma molto chiaro per tutti quelli che ascoltavano le parole di Abimelek: “sarà per te come un risarcimento di fronte a quanti sono con te. Così tu sei in tutto riabilitato”.

Che cosa dice in pratica il re? La prassi legislativa orientale prevedeva che il futuro marito, in caso di mancate nozze,  versasse ai genitori della ragazza una dote. Se i genitori erano morti o non in grado di gestire la situazione, il compito toccava al fratello maggiore. Nel caso di una ragazza sedotta da un uomo che per qualsiasi motivo si rifiutava di sposarla, la famiglia della giovane aveva diritto a un risarcimento in denaro che riabilitava la giovane agli occhi del clan. Chiamando Abramo “tuo fratello” davanti a tutti Abimelek sostiene di aver sedotto Sara, di non volerla sposare e di ridarla alla famiglia. Si dimostra un giusto, ma ance un don Giovanni. L’unico fesso rimane Abramo che non ha saputo difendere Sara. Ma c’è di più. Dicono i testi rabbinici: “Abimelek a Sara donò anche un suntuoso vestito che le copriva totalmente la figura nascondendo il suo fascino alla vista degli estranei (n.d.r…ha inventato il burqa!) e questo voleva anche costituire un rimbrotto per il patriarca colpevole di non aver agghindato la moglie con il fasto che le era dovuto”.

Ritroveremo ancora più avanti il re inventore del burqa. Abramo e famiglia con la coda tra le gambe invece tornano a Mamre.

Buona Bibbia a tutti!

Enrico de Leon