In un incontro alla parrocchia Regina Mundi lo psicologo Mario Sigfrido Coda ha parlato di social, di famiglia e di come cambiano i rapporti interpersonali dopo l’avvento delle nuove tecnologie.
Capita spesso di vedere in giro, sul bus come ai giardini, persone di tutte le età che invece di guardarsi attorno o chiacchierare sono assorte sui loro cellulari o tablet.
Il mondo cambia e la modernità porta a nuovi comportamenti sociali. Ormai non si chiacchiera più, si chatta, le nuove conoscenze si fanno on line chiedendo l’amicizia su facebook; si pubblicano le proprio foto su Instagram. Gli amici non sono quelli che ci suonano il campanello per chiedere di uscire; sono quelli su facebook, con cui probabilmente non abbiamo mai parlato di persona.
Che cosa cercano i nostri ragazzi su questi “social”, cioè facebook, instagram, twiteer e snapchat?
Innanzitutto i ragazzi hanno bisogno di consenso, di piacere agli altri. Cercano su facebook i “Like”, cioè pubblicano post e foto sui quali “gli amici” cliccano “mi piace”. E’ normale per i nostri ragazzi avere 300 o 400 amici on line, ma di questi i veri amici, quelli con cui uscire o confidarsi, non sono più di due o tre.
Ma allora serve davvero avere tutti questi amici virtuali? E ancora, se un ragazzo ha bisogno di qualcuno con cui confidarsi lo trova su internet? Quanti di questi presunti amici sono veri amici? In un mondo sempre più lontano dalla natura e dalla spiritualità abbiamo sempre maggiori difficoltà a relazionarci. In questa “società della comunicazione” in realtà siamo spesso terribilmente soli, alla ricerca del soddisfacimento di bisogni superflui: una bella macchina, l’ultimo modello di cellulare, il vestito firmato. E’ più importante l’avere che l’essere, pertanto cerchiamo le nostre gratificazioni negli oggetti o nei “like”, invece che nell’affetto reale delle persone.
Da alcuni recenti studi è emerso che le relazioni affettive proteggono le persone dalle malattie, mentre al contrario la solitudine e le difficoltà a relazionarsi sono gli incubatori dei problemi di salute. E’ frequente che le malattie si presentino proprio nei momenti più difficili, nei periodi di maggior solitudine.
Gli italiani con 21 milioni di utenti di facebook sono al terzo posto nel mondo nell’uso di facebook.
Probabilmente non è da considerarsi un bel record, se abbiamo bisogno di soddisfare i nostri bisogni con la ricerca di amicizia virtuale. Come ha spiegato lo psicologo dott. Coda, preferire i like che si raccolgono nei social ad un confronto reale, ad una vera amicizia, evidenzia un “Io” fragile, dominato da un narcisismo infantile.
Quando le necessità della persona non sono soddisfatte e non ci sono relazioni umane o reti di supporto, insomma quando non si hanno amicizie vere, si rischia un abuso dell’utilizzo dei social per cercare quei riconoscimenti che non si hanno nella vita reale. Se non c’è il nutrimento dell’anima con delle relazioni sociali reali si può arrivare più facilmente alla depressione.
E’ inutile demonizzare le nuove tecnologie, tutto dipende dall’uso che se ne fa. Poiché il mondo non si può fermare è bene cercare di utilizzarle al meglio.
L’incontro con il dott. Coda è stato focalizzato su cosa fare con i nostri figli, soprattutto con gli adolescenti, per proteggerli dal rischio di una dipendenza dai social. Innanzitutto occorre aiutarli ad aprirsi, far sentire loro la nostra stima, le nostre preoccupazioni, educare e spiegare che certi loro atteggiamenti possono essere pericolosi.
Naturalmente noi genitori per primi dobbiamo riuscire ad ascoltare i nostri figli guardandoli negli occhi, senza essere distratti dalla tivù, dal telegiornale, o anche noi dall’abuso del cellulare.
Noi siamo un esempio per i nostri figli, pertanto se i genitori passano ore sullo smartphone non possono chiedere ai figli di staccarsi dai videogiochi.
E’ essenziale far capire ai ragazzi che le relazioni su fb sono spesso finte. Ciascuno può crearsi false identità ed è molto facile insultare e aggredire verbalmente, nascosti dietro una tastiera, ma anche credere di avere tanti amici che conosciamo solo in foto.
C’è un sovraccarico di informazioni e di comunicazioni virtuali, ma in realtà siamo molto carenti sul piano delle relazioni umane. Si hanno sempre maggiori difficoltà a rapportarsi con le persone, ci si vergogna della fragilità, di mostrare la gioia o la tristezza insomma di manifestare le nostre emozioni, stiamo diventando disabili socio-affettivi.
Dobbiamo perciò tornare ad incentivare le amicizie vere uscendo dai nostri gusci virtuali. Ne va del nostro benessere.
M.F.