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Ti aspetto per un caffè - Scuola di Pioltello e Ramadan

Società e cultura
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“Ciao mamma, scusa il ritardo, ma c’era traffico … il mio caffè si sarà sicuramente raffreddato”, ha detto mio figlio dandomi una pacca sulla spalla.

“Non preoccuparti, ho appena messo la moka sul gas!”

“Allora approfitto di questa attesa per parlare con te di qualcosa che mi ha molto incuriosito. Come docente cosa ne pensi della polemica scoppiata riguardo alla scuola di Pioltello? Dalla tua faccia stranita deduco che tu non sia al corrente e allora ti aggiorno. C’è una scuola in provincia di Milano al centro delle polemiche, l’Istituto Iqbal Masih. La scuola, dove la maggioranza degli studenti proviene da famiglie musulmane, è rimasta chiusa in occasione della festa per la fine del Ramadan. Lo ha deciso il consiglio d’ istituto, con voto unanime, che ha dovuto revisionare la delibera per la sospensione delle lezioni, dichiarata irregolare dall’ ufficio scolastico regionale. La modifica ha riguardato la sottolineatura della sola motivazione didattica alla base della decisione, legata alle numerose assenze prevedibili, definita lacunosa nella prima stesura dallo stesso ministro all’ istruzione, Giuseppe Valditara

“Non so trovare le parole per esprimere il mio disappunto - ho risposto io di getto - Ormai c’è solo voglia e tempo di fare polemiche inutili e sterili. Cosa costa fare un giorno di chiusura? Tra l’altro ogni istituto scolastico ha la facoltà di utilizzare tre giorni di vacanza a propria discrezione, che si aggiungono a quelli stabiliti dall’ Ufficio scolastico regionale. Mi chiedo che problema ci sia, se questa scuola ha scelto di utilizzare uno di questi giorni per la fine del Ramadan, anzi mi sembra una decisione ragionata che risponde a motivi pratici oltre a quelli legati al credo dei ragazzi. Questa polemica è un’ulteriore dimostrazione del fatto che la scuola è diventata ormai terra di nessuno, un luogo venduto al miglior offerente. Tutti si sentono autorizzati a puntare il dito, a offrire soluzioni non richieste, mercenari che di scuola non sanno nulla o comunque non hanno la benché minima voglia di appassionarsi alla vita che brulica in mezzo ai banchi di scuola”.

“Cara mamma non ti smentisci mai. Sapevo che l’argomento non ti avrebbe lasciato indifferente ma non immaginavo fino a questo punto!”

“Lo sai quanto io ami il mio lavoro e l’entusiasmo che ci metto nel portare avanti una professione così delicata. Mi mortifica che i docenti e di conseguenza la scuola, come istituzione, siano costretti continuamente a giustificare il loro operato per ottemperare a richieste inutili. La scuola ha vita propria, ha dinamiche interne che, solo chi la vive, può capire. Ogni ingerenza è dannosa e a volte pericolosa per il mantenimento degli equilibri, a volte precari. È veramente necessario che la scuola torni ad essere quel luogo di incontro dove le culture si intrecciano, un luogo di crescita, di conoscenza reciproca. Non bisogna dimenticare che la scuola ha un valore sociale che dobbiamo continuamente affermare: è il valore della vita in comune, delle regole condivise, e in termini più profondi degli apprendimenti che aprono alla conoscenza della vita. E non c’è conoscenza se non c’è apertura, accoglienza, inclusione. Noi adulti abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli un mondo capace di includere e non di escludere e di ricordare che per gli altri ‘i diversi’ siamo noi”.

Una notizia in più

Iqbal Masih, a cui è intitolata la scuola di Pioltello, è stato un ragazzino pakistano, morto a 12 anni nel 1995, tragicamente, colpito da una raffica di proiettili alla schiena. Nella sua giovane vita, fatta di sofferenza e fatica, si legge una storia di riscatto e impegno. Scappato dalla sua condizione di schiavo/lavoratore ha viaggiato per il mondo diventando testimone e simbolo della battaglia contro la schiavitù minorile.

Nadia Santo