È lontana la Cina o perlomeno l’abbiamo pensata lontana e poco interessante per molto tempo.
È pur vero che già nel 1967 era uscito il libro “La Cina è vicina” che suscitò un certo interesse tra gli intellettuali; Marco Bellocchio ne fece anche un film, ma Bellocchio era il regista dei super intellettuali e quindi il film lo videro solo loro…
Ora però è un dato di fatto: senza guerre e senza diplomazia la Cina è entrata in Europa, soprattutto in Italia. Ben prima del Covid. Non ce ne siamo quasi accorti...ma questo ingresso ha messo in ginocchio l’artigianato italiano e tante piccole industrie di eccellenza che semplicemente curavano la qualità e non solo la quantità.
Bassi prezzi per le stesse cose, soprattutto di uso comune. Così è scomparso un intero settore, fatto di piccole aziende che curavano prodotti di stile italiano, piacevoli per estetica e funzionali per qualità. Qualsiasi prodotto cinese, dalla grattugia ai jeans, dalla poltrona alla lampadina, è venuto a costare molto meno. Quindi uno entrava in un negozio di abbigliamento e si comprava tre maglie al costo di una. Un paio di calzoni eravamo abituati a pagarlo 15 - 20 €; nel “negozio dei cinesi” solo 5 € con tutte le varianti di colori e di taglie.
All’inizio è stato bello, salvo poi accorgersi che quei calzoni dopo il primo lavaggio erano già stracci. Ma che importa, “costano solo 5 €, me ne compro degli altri”. Così come la grattugia che si rompeva dopo un mese di uso. Il guaio è che non si è potuto tornare indietro. Le nostre fabbrichette avevano già chiuso: impossibile stare dietro “ai prezzi cinesi”.
La Cina ha invaso il mondo di oggetti fatti “per non durare”. Così ne dobbiamo comprare sempre di nuovi. Non ce ne siamo proprio accorti, ma siamo colpevoli anche noi: attirati dai bassi prezzi abbiamo comprato e ricomprato di tutto. Ora il nostro mondo è invaso da prodotti che durano pochissimo: quindi buttiamo, compriamo, ributtiamo e ricompriamo. I fondali marini sono praticamente diventati supermercati: ci scandalizziamo, ma continuiamo a comprare e a buttare.
Sono colpevoli i cinesi? Loro erano poveri, avevano bisogno di produrre e vendere, erano in tanti; noi eravamo avidi di cose e il basso costo aumentava la possibilità di possedere. Questa smania di consumare ci ha portato ad agire come “drogati”.
E ora tre anni fa, proprio da quella Cina che ha abbassato la qualità del nostro consumismo, è arrivato anche un virus che ha abbassato la qualità delle nostre vite, della comunicazione e dei rapporti umani…
Renata Vaschetto