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Dom, Dic
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Come sta cambiando il web

Società e cultura
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Sul web continua a crescere la quantità di contenuti, ma sta aumentando rapidamente la quota dei servizi a pagamento,

in particolare per quanto riguarda l’informazione, ma non solo. Durante la pandemia si sono rapidamente diffusi nuovi sistemi di fruizione in molteplici settori. Se da un lato una vasta platea di utenti ha scoperto i vantaggi del digitale, dall’altro per una fetta di società si è fatto più profondo il solco del “divario digitale”. Tanta gente, cioè, per motivi diversi, si è praticamente trovata “tagliata fuori” nell’impossibilità di alternative, vuoi per questioni di abilità tecnica, vuoi per motivi economici.

Si sta ripetendo su vasta scala un processo analogo a quanto era già avvenuto per le TV: per avere programmi di qualità, così come per esempio per poter seguire lo sport preferito, occorre pagare un abbonamento a parte.

Questa tendenza è già molto evidente per quanto riguarda i siti di informazione gratuiti: per sostenere le spese e non andare in perdita gli editori sono costretti a riempire le pagine di web di testi e video sponsorizzati, in aggiunta alla classica pubblicità. Il risultato è che è sempre più difficile distinguere le notizie da tutto il resto, a meno che appunto ci si abboni al tal sito, pagando una quota, e allora sarà di nuovo possibile visualizzare contenuti propriamente informativi. Il problema è che, così facendo, si rischia di emarginare sempre di più le fasce meno abbienti della popolazione.

Inondati da messaggi pubblicitari e da finestre che si aprono in continuazione sullo smartphone, in molti rinunciano ad utilizzare davvero internet. In realtà si perdono in questo mare magnum o si rifugiano nella messagistica social passando il tempo a consultare gratis video curiosi o umoristici in grado di strappare almeno un sorriso. Ma anche in questo settore la pubblicità, più o meno occulta, sta dilagando.

Questa indigestione rischia di avere effetti deleteri. L’altra faccia della medaglia è che gli utenti sono sempre più coscienti ed infastiditi dalle tecniche di profilazione in uso per carpire dati personali, interessi ed abitudini nei più svariati ambiti della vita quotidiana.  Di recente Matt Brittin, Presidente di Google EMEA, sostanzialmente ha confermato che questo processo è irreversibile e che è destinato a cambiare profondamente tutto il mondo legato ad internet: “il web come lo conosciamo è a rischio. Le persone sono più preoccupate che mai della loro privacy online”. Uno dei motivi infatti è che in questi decenni molti operatori economici e gli stessi giganti del digitale hanno costruito le loro fortune attingendo a piene mani da questi dati personali (in qualche caso anche su quelli sensibili) più o meno inconsapevolmente forniti dagli stessi utenti. Per questo in diversi stati la normativa in materia di privacy si sta facendo a via a via più stringente e diventa sempre più complicato “tracciare” efficacemente i potenziali clienti.  Nel 2024 per esempio Google eliminerà del tutto “i cookie di terze parti”, cioè uno dei meccanismi che consentono di reperire dati dagli utenti anche attraverso siti diversi da quelli in cui stavano navigando. 

È pur vero che il web ormai è saturo di svariata paccottiglia, tale da compromettere l’efficacia e l’utilità della consultazione. Ecco perché, continua Matt Brittin “l’accesso a informazioni di qualità non è mai stato così importante: aiutare le persone a cercare risposte, trovare modi per risparmiare denaro, fare scelte più sostenibili ed essere informati”.

La trasformazione digitale prosegue a ritmo sostenuto e la prossima tappa è il Metaverso, una realtà sempre più virtuale che abbraccia tutti gli ambiti della vita quotidiana, del lavoro, del tempo libero e della conoscenza. “Oggi il 66% del mondo è online – sottolinea Matt Brittin - Il modello di Internet supportato dalla pubblicità è diventato una risorsa straordinaria per l’umanità: mettendo a portata di mano un’esplosione di strumenti, informazioni e contenuti”.

Tuttavia torniamo al discorso iniziale. Che ne sarà di chi non potrà più permettersi l’accesso a questo mondo nel momento in cui sarà quasi tutto a pagamento?

Dovremo constatare che pure in questo frangente sarà solo il mercato a dettare le regole?