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Dom, Dic
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Un anno con i "migranti"

Società e cultura
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Omo, Mal e Baba. Così chiamiamo, confidenzialmente, i nostri ospiti.


Nigeria, Ghana, Senegal: un pezzo d’Africa che fugge, tre giovani uomini accomunati dall’esperienza dell’attraversamento del Mediterraneo su di un gommone, passaggio in Libia, approdo a Lampedusa, richiesta di asilo….e come tanti, sempre di più oggi, in cerca di una vita migliore, in cerca di risorse da mandare a chi è rimasto “a casa”.

Da un anno la nostra Comunità ha scelto di provare a dare ascolto, dare concretezza  alle sollecitazioni del nostro Arcivescovo e del Papa per la promozione umana, condivisione e inclusione a  favore dei “migranti”, avviando per loro un Progetto mirato all’accoglienza, integrazione, autonomia. Progetto affidato al Gruppo Missionario nella sua gestione, ma supportato da un nutrito gruppo di famiglie costituitosi nella continuità coerente di un sostegno che dura da 25 anni.

Da 25 anni, infatti, alla parrocchia Madonna della Fiducia supportiamo l’azione missionaria di Padre Giovanni Piumatti in Repubblica Democratica del Congo e, se sino a qualche tempo fa era un supporto “esclusivo”, in questi ultimi anni, in accordo col Padre Missionario, le risorse sono state ripartite equamente tra necessità “congolesi” e necessità “locali”.

Per questo è stata cosa spontanea proporre la ripartizione 50% e 50% tra supporto alla missione ed Accoglienza. Ad agosto del 2016 si è avviato il progetto. Sostegno economico totalmente a carico della Comunità per il primo anno:  70 famiglie che mensilmente hanno versato 15 Euro, con costanza e puntualità, qualche offerta saltuaria, hanno permesso il pagamento di affitto, utenze, riscaldamento, tassa rifiuti. La “borsa spesa” della Caritas locale ha consentito, ogni 15 giorni, l’aiuto alimentare. Nel frattempo si è lavorato con l’Ufficio Diocesano Accoglienza Migranti nella ricerca di possibilità lavorative, l’impresa più ardua.

Due borse lavoro per i due più giovani si sono esaurite con la chiusura delle scuole, mentre per il più “adulto” il lavoro occasionale è stato la costante che ha animato le sue giornate.

Oggi siamo ad inizio del secondo anno. Per i due più giovani si è avviato, con l’aiuto Diocesano, un rapporto lavorativo, stagionale, ma costante, per due, forse tre anni. Per il terzo, adulto, la situazione non è cambiata, si spera di poter ricuperare qualcosa di più “consolidato”.

Si è potuto così avviare la fase due che prevede la partecipazione dei tre ospiti alle spese per la gestione dell’alloggio e della propria sussistenza, che porterà, si spera, al conseguimento di una completa autonomia.

Questa un po’ la cronaca di questo anno. Il risvolto “umano” e sociale dell’esperienza va cercato negli sforzi per far convivere tre culture “diverse”, nei tentativi per fare integrazione, cosa che in verità da loro non è molto cercata (sono molto forti i legami con le comunità di origine presenti in Torino). Va cercato nella vicinanza costante che abbiamo cercato di mantenere, anche nel periodo estivo per loro di maggiore inattività, quindi di maggiore “noia”; nell’aiuto a districarsi nel labirinto delle varie pratiche a cui hanno dovuto avvicinarsi per il mantenimento del permesso di soggiorno, per l’iscrizione al Centro per l’Impiego, per la scelta del medico curante, l’ottenimento della residenza e via dicendo….routine per noi, europei ed occidentali, cose “dell’altro mondo” per loro.

Va cercato questo risvolto umano nei momenti in cui si è stati assieme, in occasione dei pasti domenicali, in gita, in piscina. Ecco, tutto ciò vorremmo che portasse questa piccola “comunità per necessità” a poter camminare unicamente sulle proprie gambe, serenamente, in armonia, con noi a fianco, come compagni di viaggio.

Per noi questa è accoglienza, per noi questa è la strada da seguire: poter  rispondere a chi qui e adesso è nella necessità di essere sostenuto e guidato, ma nello stesso tempo guardare anche a come contribuire là dove il bisogno sorge.

Perché, non nascondiamocelo, domandarci il perché di questi dolorosi esodi è pur sempre un nostro dovere, come è nostro dovere stimolare la “ parte politica” della Nazione affinché si attivi concretamente nel definire un progetto di sviluppo che guardi alla realtà africana.

Gruppo Missionario
Madonna della Fiducia