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Dom, Dic
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Solo la via di Francesco può salvarci dal disastro

Società e cultura
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L`unico estremismo ammesso per i credenti è quello della carità! Qualsiasi altro estremismo non viene da Dio e non piace a Lui!"


In questo tempo di nuova guerra mondiale che si sta combattendo a pezzi e sul punto di deflagrare su scala planetaria Papa Francesco ha rilanciato la sua sfida senza armi, senza eserciti e senza nemmeno un auto blindata. Lo ha fatto dalla tumultuosa polveriera del Cairo, sconfinata megalopoli di 15 milioni di abitanti, ultramillenario crogiolo di storia umana, crocevia dei popoli in movimento e delle tensioni del nostro oggi, tra Africa e Oriente.

Smettetela di coinvolgere Dio nello “scontro di civiltà”! Questo è il messaggio.

Disarmato, proprio come Francesco, il poverello di Assisi che andò in Egitto al seguito di gente in armi, sulla scia di quelle che vennero poi definite Crociate.

Solo la pace è santa – non si stanca di ripetere il Papa arrivata ‘quasi dai confini del mondo’ - e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome. Insieme, da questa terra d’incontro tra Cielo e terra, di alleanze tra le genti e tra i credenti, ripetiamo un “no” forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica». 

IL FARO DI AL-AZHAR

E’ andato Papa Francesco in quell’Egitto che poche settimane prima era stato dilaniato dalle stragi nelle chiese cristiane copte. E’ andato alla Conferenza internazionale sulla pace organizzata dall’Università di Al-Azhar (che significa “la luminosa”), la più grande istituzione culturale islamica. Qui ha incontrato il grande imam Ahmed al Tayyib, massima autorità teologica dell’islam sunnita.

La galassia islamica, fatta da un miliardo di musulmani, è in movimento, percorsa da spinte e tensioni interne che l’occidente fa fatica a decifrare. Ma è certo che tanti, tantissimi musulmani non si riconoscono e si dissociano dal brutale terrorismo a sfondo religioso, considerato anzi come una deviazione patologica del vero Islam. Di recente proprio l’Università di Al-Azhar si è pronunciata a favore dei diritti di cittadinanza disgiunti dall’appartenenza religiosa. E’ una dichiarazione importantissima, se si considera che ad Al-Azhar si formano centinaia di imam. Un documento degli ulema del Marocco ha di fatto riconosciuto per i musulmani la libertà di cambiare religione senza incorrere in sanzioni penali. Questa posizione deriva da un’interpretazione del Corano che letteralmente non prevedrebbe alcuna punizione per chi abbandona l’islam e decide di aderire ad un’altra religione o a nessuna.

Passi importanti, perché la sconfitta del fondamentalismo estremista che percorre parte della società islamica non può che passare attraverso una riflessione interna a questa stessa società sul significato della libertà religiosa. La nostra stessa storia, spesso tragica, insegna che in questo campo nulla può essere imposto, perché l’imposizione genera altri fondamentalismi.

Il ruolo di Al-Azhar può essere determinante in questo percorso all’interno dell’Islam sunnita, l’unico in grado di arginare la deriva fondamentalista e violenta del wahabismo saudita che, forte delle ingenti risorse finanziarie di cui dispone (in massima parte acquisite facendo affari con gli stati occidentali), vuole monopolizzare il mondo islamico.

Sì, molto dipenderà dalle interpretazioni dal Corano. Questo vale nei paese a maggioranza islamica e in misura crescente, già solo per un fatto demografico, nei prossimi anni varrà anche nelle nostra società.

VICINO AI PERSEGUITATI

Ma Papa Francesco non chiude gli occhi davanti ai cristiani perseguitati. Continuamente parla di questa “Chiesa dei Martiri”, solcata da sangue innocente. L’altra cifra di questo coraggioso viaggio in Egitto è stata proprio la vicinanza a quella Chiesa copto-ortodossa, massacrata da attacchi e persecuzioni. E’ stato il sostegno a quelle Chiese d’Oriente, antichissime, che risalgono ai primissimi secoli del Cristianesimo e che in fondo hanno trasmesso a noi occidentali (cattolici, valdesi, protestanti, anglicani) le radici della fede in Gesù Cristo. «Quanti martiri in questa terra – ha sottolineato Papa Francesco - fin dai primi secoli del Cristianesimo, hanno vissuto la fede eroicamente e fino in fondo versando il sangue piuttosto che rinnegare il Signore e cedere alle lusinghe del male o anche solo alla tentazione di rispondere con il male al male. Ben lo testimonia il venerabile Martirologio della Chiesa Copta. Ancora recentemente, purtroppo, il sangue innocente di fedeli inermi ci unisce». 

E’ su questa realtà che Papa Francesco insiste, più che nelle sottili dispute teologiche, per ritrovare l’unità tra tutti i Cristiani. Con Tawadros II , il “papa” dei Copti ortodossi , ha firmato un’importante dichiarazione per riconoscere un unico battesimo per le due Chiese. Il battesimo celebrato dai Copti è valido per i Cattolici e viceversa.

L'immagine di papa Francesco al Cairo, insieme a Tawadros e al patriarca ortodosso Bartolomeo, davanti al “muro dei martiri” nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo devastata qualche mese fa da un attentatore suicida, è stata ancora più eloquente.

DOVE NASCONO I CONFLITTI

Così come il Papa non si stanca di ripetere che «per prevenire i conflitti ed edificare la pace è fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono». Banale? Scontato? Non proprio. Perché per queste sue posizioni “sociali” Bergoglio è bersagliato di critiche persino da alcuni ambienti che si definiscono cattolici, fedeli alla tradizione, “più papisti del papa” – si potrebbe dire – forse dimenticando che su questa linea si è mosso tutto il magistero pontificio almeno da Giovani XXIII, a Paolo VI, a Giovanni Paolo I e II, a Benedetto XVI e a ben guardare anche molto prima.

Questo è ciò che Francesco è andato a dire in Egitto e che non cessa di ripetere al centro e alle periferie di un mondo dilaniato dalle ingiustizie e dalle guerre. "La fede vera è quella che ci rende più caritatevoli, più misericordiosi, più onesti e più umani. E’ quella che anima i cuori per portarli ad amare tutti gratuitamente, senza distinzione e senza preferenze. E’ quella che ci porta a vedere nell`altro non un nemico da sconfiggere, ma un fratello da amare, da servire e da aiutare. E’ quella che ci porta a diffondere, a difendere e a vivere la cultura dell`incontro, del dialogo, del rispetto e della fratellanza; ci porta al coraggio di perdonare chi ci offende, di dare una mano a chi è caduto; a vestire chi è nudo, a sfamare l`affamato, a visitare il carcerato, ad aiutare l`orfano, a dar da bere all`assetato, a soccorrere l`anziano e il bisognoso. La vera fede è quella che ci porta a proteggere i diritti degli altri, con la stessa forza e con lo stesso entusiasmo con cui difendiamo i nostri”.

Niente di più e niente di meno di quello che si trova scritto nei Vangeli.

Il Papa, pellegrino di Pace, è stato accolto con calore dalla minoranza cristiana e con simpatia anche da molti mussulmani. Le sue parole sono state rilanciate dalle tivù arabe e ascoltate da milioni di persone. Quanto sono lontani i bellicosi proclami dell’Isis: “Il califfato conquisterà Roma!”

Certo non basterà questo viaggio in Egitto a risolvere i conflitti. Ma il seme continua ad essere collocato nella terra.