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Dom, Dic
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Un'esperienza di cooperazione internazionale

Società e cultura
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Nicoletta Sabbetti, giovane nichelinese impegnata nella cooperazione internazionale, sta ora prestando servizio in Africa per la Caritas. In questa lettera agli amici della parrocchia di Regina Mundi racconta la propria esperienza.


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Vi scrivo da Nairobi, in Kenya, dove ormai sono arrivata da circa quaranta giorni. Dal momento che più volte mi è stato chiesto di condividere qualcosa di questa mia nuova avventura africana, ne approfitto per raccontarvi qualcosa, ma, soprattutto per ringraziarvi di tutto l’affetto che mi avete dimostrato.

Vi ringrazio e vi dico che sto bene, anche se un po’ si sente la nostalgia di casa, degli amici di sempre e di quei luoghi che sono un punto di riferimento. Piano piano mi sto ambientando: ho trovato una casa in condivisione con un ragazzo e una ragazza indiani; ho riaperto l’ufficio che Caritas Italiana aveva già presso un centro di formazione dei Padri Comboniani e sto imparando a muovermi in questa grande e caotica metropoli.

Il lavoro da fare è tanto, sono impegnata su più fronti e con tante emergenze che richiedono un’attenzione costante, dalla guerra in Sud Sudan che continua a seminare terrore nell’indifferenza di molti all’emergenza siccità che sta colpendo Kenya, Etiopia e molti altri Paesi. Senza dimenticare che la parte più importante del mio lavoro sta nel tessere relazioni e curarle nel tempo, prima di tutto con le sei volontarie del Servizio Civile all’estero che si trovano in tre città diverse (Kahawa, Mombasa e Nyeri). Queste rappresentano gli occhi le orecchie e le braccia di Caritas tra le comunità locali che accompagniamo con progetti diversi. Spostarsi qui richiede tempo, così molte volte una semplice visita a un progetto si trasforma in una “gita” di uno o più giorni e anche solo andare in centro a Nairobi nelle ore di punta, talvolta, porta via più ore quando normalmente basterebbero 30 minuti.

Al calar del sole è consigliato non girare da soli e soprattutto a piedi, così non ho mai preso tanti taxi in vita mia. Le giornate iniziano molto presto e finiscono quando voi siete ancora a cena.

La città è enorme, ci sono quartieri molto diversi tra loro con comunità altrettanto multietniche. Vivere a Nairobi, però, può essere molto stimolante perché ricca di offerte, ma, allo stesso tempo può tenere lontani dalla realtà del Paese e difficilmente si entra in contatto con la vera tradizione keniota e con i veri problemi. È lampante il gap che c’è tra la classe media, rappresentata da espatriati e professionisti kenioti, e la maggior parte della popolazione che vive in condizioni molto più umili, se non di estrema povertà. A pochi passi dalla zona in cui vivo e lavoro, ad esempio, c’è uno dei più grandi slum di Nairobi, Kibera, ma difficilmente se ne ha la percezione. Sicuramente andrò a far un giro e, se ce ne sarà occasione, ve ne parlerò ancora.
In tutto questo turbinio di scoperte, una costante mi sorprende sempre: l’accoglienza e la disponibilità. C’è una rete molto bella di giovani e meno giovani, espatriati, provenienti da tanti Paesi oltreché kenioti che si prodiga per offrire un tè, un caffè, un pranzo o una semplice chiacchierata. Forse l’essere tutti lontani da casa ci fa sentire più aperti all’incontro perché ci ricordiamo com’è arrivare da soli in un posto lontano e iniziare una nuova avventura. Un grazie speciale va sicuramente alla collega Elena, che mi ha preceduta in questo ruolo, e mi ha accompagnata in questi primi giorni a Nairobi facendomi conoscere colleghi, amici e luoghi che ora fanno parte di una nuova quotidianità.

Vi seguo da lontano grazie a internet, so che la comunità sta camminando insieme verso nuovi traguardi, vi ricordo nella preghiera e vi abbraccio. Voi non dimenticate di pregare per noi, soprattutto per il Sud Sudan e per la siccità che ci preoccupa.

Nicoletta