E’ un luogo davvero particolare la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Diverse confessioni cristiane (ortodossi, cattolici, copti, armeni) fanno a gara per custodire ogni metro quadrato del complesso ed ogni pietra. Non sempre in modo pacifico, tant’è che da secoli le chiavi sono affidate a due famiglie di mussulmani, perché gli inquilini cristiani non riuscivano a mettersi d’accordo e ancora di recente all’interno della basilica sono venuti alle mani.
Il risultato di questo “status quo” è che qualunque intervento manutentivo è diventato un problema. Per esempio da più di un secolo su un cornicione della facciata c’è una scala a pioli di legno. Non si sa bene chi ce l’abbia messa e nessuno si azzarda a toglierla.
Ora all’interno della basilica sono finalmente in corso importanti lavori di restauro. Anche perché la stabilità dell’edificio era a rischio e la stessa edicola (all’interno della quale è conservato il Santo Sepolcro) minacciava di crollare. Il luogo ogni anno ospita folle di pellegrini, cristiani, ma anche mussulmani che vengono a visitare la tomba del profeta Yeshua, il figlio della vergine Maria. L’intervento ha un costo complessivo di quattro milioni di dollari, raccolti grazie a donazioni. I due principali offerenti sono il re di Giordania Abdullah II e la filantropa Mica Ertegun, vedova del magnate dell’industria musicale Ahmet.
ERA DAL 1555…
Qualche settimana fa all’interno della basilica è stata effettuata un’operazione che non avveniva dal 1555, cioè la lastra di marmo, collocata a copertura del sepolcro, è stata completamente rimossa. Nel 1810, in occasione di altri interventi di restauro dopo un incendio, la lastra era stata solo parzialmente spostata.
Un evento storico. La National Geographic si è assicurata l’esclusiva delle riprese foto/video e sta realizzando un documentario. Per la prima volta macchine fotografiche e telecamere sono penetrate all’interno di quella tomba.
Sotto la lastra di marmo c’era un’altra pietra, spezzata, probabilmente risalente all’epoca crociata. Qualcuno sostiene che la copertura venne posta per evitare che i pellegrini continuassero a portarsi via pezzi della roccia in cui era scavato il sepolcro. E’ stata rimossa anche questa lastra e gli studiosi, dopo aver asportato polveri e detriti accumulatisi nei secoli, hanno raggiunto il piano calcareo dove secondo la tradizione fu riposta la salma di Gesù.
Molta commozione tra i presenti. “E’ toccante sapere che la Tomba di Cristo, la cui pietra era stata rotolata duemila anni fa nel giorno della Resurrezione, si trova di nuovo esposta alla luce - ha commentato mons. William Somali, Vicario Patriarcale di Gerusalemme - E’ un’emozione del tutto spirituale. Dal punto di vista sia biblico che archeologico questa esposizione risveglia la nostra curiosità e ci rende ansiosi di conoscere maggiormente la storia di questa tomba nei secoli”.
Secondo alcuni testimoni al momento dell’apertura della tomba si sarebbe diffuso un intenso profumo all’interno della basilica e alcune apparecchiature elettroniche avrebbero smesso per un pò di funzionare, come sotto l’effetto di disturbi magnetici. L’ipotesi più plausibile è che si sia trattato di suggestione collettiva, anche se è un po’ difficile pensare che i tecnici presenti abbiano messo in discussione la propria reputazione inventandosi la storia dei disturbi elettromagnetici o perlomeno non si siano preoccupati di smentirla.
UNA LUNGA STORIA
Dopo il prelievo di reperti e i rilievi fotografici, durati 60 ore, la tomba è stata nuovamente rinchiusa. La sistemazione dell’edicola dopo gli interventi di restauro prevede però che sia lasciata una finestrella per consentire ai pellegrini di vedere la roccia all’interno della tomba.
I ricercatori contano di chiarire quale fosse la forma originaria del sepolcro e di ricostruire in modo più preciso le vicende storiche del sito.
L’identificazione del luogo come la tomba di cui si parla nei Vangeli risale all’epoca di Costantino. Nel 326 d.C. un gruppo di emissari dell’imperatore, tra cui la madre Elena, si recarono a Gerusalemme in cerca delle tracce della Passione. Secondo la tradizione trovarono la croce, i chiodi, la corona di spine, la sindone e appunto la tomba.
La vicenda, sbrigativamente liquidata dai pensatori positivisti dell’Ottocento come invenzione fantastica, negli ultimi decenni sotto la spinta delle scoperte archeologiche e di approfonditi studi in diversi settori è tornata a rivestire una valenza storica.
E’ pur vero che sull’identificazione del sito della tomba di Gesù si scontrano diverse tesi. A Gerusalemme e dintorni sono state ritrovate almeno un migliaio di tombe simili, anche se ormai molti studiosi convergono proprio sul punto GPS della Basilica del Santo Sepolcro. In ogni caso certamente usi e costumi funerari dell’epoca di Gesù erano ben noti agli autori dei Vangeli, se mai fosse rimasto qualche dubbio circa la loro attendibilità come fonte storica.
Non bisogna dimenticare che nel I secolo l’antica Gerusalemme fu rasa al suolo dai Romani per stroncare le rivolte giudaiche. Venne costruita una nuova città, che chiamarono Aelia Capitolina, e per cancellare le memorie ebraiche vennero edificati templi in onore delle divinità romane. Sulla spianata del Tempio venne eretta una grande statua a Giove ed anche sul Golgotha, che venne a trovarsi all’interno delle mura della nuova città, fu costruito dall’imperatore Adriano un tempio a Venere.
Eusebio di Cesarea nel IV secolo racconta che Costantino fece demolire questo tempio è che sotto le sue fondamenta venne trovata la tomba sulla quale venne edificata la prima chiesa del Santo Sepolcro. Sarebbe andato a colpo sicuro Costantino, perché già da prima quel luogo era meta di pellegrinaggio della comunità giudaico-cristiana. Sotto il dominio mussulmano la chiesa costantiniana fu distrutta dal califfo Hakim bi-Amr Allah. L’odierno complesso risale all’epoca delle crociate, ma nel corso dei secoli è stato più volte modificato.
"Non possiamo essere assolutamente certi che il sito della basilica sia l'effettivo sito di sepoltura di Gesù - sostiene Dan Bahat, ebreo, uno dei più quotati archeologi di Gerusalemme - ma di certo non ce n'è un altro che possa aspirare all'identificazione con altrettanta autorevolezza, e quindi non abbiamo motivi per dubitare della sua autenticità".
Con la riapertura di quel sepolcro inizia un nuovo capitolo. "Sono assolutamente sbalordito - ha dichiarato Fredrik Hiebert, archeologo della National Geographic Society che sta seguendo i lavori all’interno della Basilica - Mi tremano un po' le gambe, perché non me l'aspettavo. Non possiamo esserne sicuri al cento per cento, ma potrebbe arrivare una risposta definitiva a una questione che appassiona da decenni storici e scienziati”.
L’intervento di restauro, curato da un’equipe dell’Università di Atene, terminerà in primavera; nel corso dei lavori saranno raccolti altri dati e informazioni per proseguire negli studi.
Di certo la Basilica del Santo Sepolcro non si trova lì per caso e quella tomba vuota ha ancora molte cose da dirci.
Cfl
(foto National Geographic)