Questa terra spaccata tra Fiandre e Vallonia, è divenuta
Poco più di una anno fa aveva fatto il giro del mondo la notizia di una ragazza belga di 24 anni che, pur fisicamente sana, ma affetta da una profonda depressione, aveva richiesto l’eutanasia. Intervistata da un giornalista di un quotidiano fiammingo, la giovane ha raccontato di un’infanzia difficile che l’ha portata negli anni a pensare “Che ci faccio qui? Io non voglio vivere”. E ancora: “La mia vita è una guerra quotidiana. Dal giorno in cui venni al mondo. Certi giorni sembrano non passare mai, mi pesa ogni secondo. Ventiquattro anni, equivalgono a un’eternità” .
Che poi nello stesso articolo la stessa ragazza venisse descritta come calma, equilibrata e sicura di sé, una giovane ricca d’interessi che ha il suo gruppo di amici, ama il teatro, la fotografia… diciamo che stride un po’ col ritratto di un’aspirante suicida.
Tant’è: la legge parla chiaro. In Belgio si è autorizzati a richiedere l’eutanasia in caso di “malattie incurabili e gravi” che causano “sofferenza fisica e/o psichica costante, insopportabile e implacabile”. E la 24enne rientrava in questi parametri, secondo i tre medici che l’hanno visitata. Tutto a posto quindi. Lo dice la legge. Buona morte.
Del resto che cosa è l’aborto se non un’eutanasia anticipata al massimo grado? Con la differenza che qui il consenso del più diretto interessato, per il presente e per il futuro, si presume …
E ADESSO SOTTO CON I MINORI
Insomma, giusto per farla breve: abbiamo un paziente grave, la sua volontà di farla finita con il placet dei propri cari e l’ok dei medici. Cosa aspettiamo ancora a praticargli la letale iniezione? Una formula magica quella della legge belga che già vale anche in Olanda e Lussemburgo e di cui questa volta ha potuto usufruire un minorenne. Sissignori, un ragazzo o una ragazza di 17 anni di cui non sono state rese note le generalità, per la prima volta in Belgio ha potuto accedere ai “benefici” della legge del 2002 appositamente riformata nel 2014 per includere anche l’accesso all’eutanasia di minori informati e consenzienti, una volta acquisito il parere favorevole dei genitori e del medico curante.
Secondo Wim Distelmans, presidente della Commissione federale sul controllo e la valutazione dell’eutanasia “esistono fortunatamente pochi casi di questo tipo, ma ciò non significa che abbiamo il diritto di negare loro il diritto a una morte dignitosa”. Naturalmente, è il solito ritornello dei “diritti civili”.
“Il discorso dei pochi casi - ha commentato Francesco Ognibene su l’Avvenire - in verità ricorda i motivi con i quali si tentò in Italia 14 anni fa (e poi negli altri Paesi e in alcuni Stati americani dove forme di eutanasia o di suicidio assistito sono state legalizzate) di attutire l’impatto sull’opinione pubblica dell’eutanasia legale, materia nella quale sembra invece applicarsi alla lettera il teorema del "piano inclinato". Una volta imboccata una strada, per scelta anche molto ponderata e convinti di dover procedere solo in casi eccezionali, non ci si ferma più, passando in pochi anni dall’accettazione della morte a richiesta solo per pazienti adulti terminali e con sofferenze insopportabili a una normativa che include anche persone con forti disagi psichici e persino i bambini. Un ampliamento dei candidati all’eutanasia che pare inarrestabile e che è passato anche attraverso altri casi eclatanti, come il detenuto per reati gravi che ha preferito l’eutanasia al carcere a vita, ottenendo di poter morire anzitempo per mano dello Stato”.
La vicenda è di due anni fa, sempre in Belgio, dove nel ’96 era stata ufficialmente abolita la pena di morte. Guarda caso poco dopo altri quindici detenuti hanno chiesto di essere ammessi alla procedura. Non viene il dubbio che il sistema trovi il modo di utilizzare questo utile strumento per risparmiare sulle spesa carceraria? Lo stesso interrogativo sorge a proposito degli anziani, malati, abbandonati in una corsia di ospedale, con riguardo alla spese sanitaria… e pensionistica. Il fatto è che una volta smantellato il principio dell’intangibilità della vita umana tutto diventa possibile.
“Lo dovrebbero sapere i parlamentari - continua Francesco Ognibene - che stanno sostenendo anche in Italia una legge sull’eutanasia, proposta dai radicali con una raccolta di firme e della quale la Camera ha avviato la scorsa primavera la discussione generale nelle Commissioni Giustizia e Affari sociali col supporto di Sinistra Italiana – favorevole anche all’eutanasia dei minori – e il plauso del Movimento 5 Stelle (i cui militanti si sono detti largamente favorevoli in un sondaggio online alla legalizzazione). Il disegno di legge non sembra al momento avere chance di procedere oltre, ma intanto Montecitorio sta facendo marciare speditamente un altro progetto col quale si intendono normare le volontà di fine vita: un tema in cui l’equivoco sulle parole e le procedure è dietro l’angolo, e che potrebbe essere lo spiraglio attraverso il quale l’eutanasia entra in Italia travestita da autodeterminazione in casi estremi. Il Belgio con il primo bambino ucciso in un ospedale per decisione dei genitori e con il consenso dello Stato insegna che occorre fermarsi molto prima che sia troppo tardi”.
E se ricominciassimo a pensare che la vita non è un gioco da buttare quando non ci piace o non funziona più?
GF