“L’invincibilità sta nella difesa. La vulnerabilità sta nell’attacco. Se ti difendi sei più forte. Se attacchi sei più debole.
Non so se sia questa citazione iconica, tratta dal testo “L'arte della guerra” del generale e filosofo cinese Sun Tzu e scritta nel V sec. A.C., ad essere stata recepita dalla Nato al momento dell'insorgere del conflitto Russia/Ucraina. Fatto sta che dal 24 febbraio 2022 la “difesa” è diventata l'argomento cruciale delle scelte di governo dei Paesi UE e ovviamente anche dell'Italia
Già nel suo primo mandato Trump aveva recriminato gli scarsi contributi economici da parte della UE per le armi della Nato. Allora chiedeva di aumentare le nostre spese per la difesa al 2%, e già ci sembrava una bella impresa, ora il Presidente americano ha tuonato “dovete arrivare al 5%”. E così procediamo a raggranellare il raggranellabile per arrivare a questa percentuale (…posso dire imposta?).
Per difenderci da chi? Per difenderci da che cosa?
Il termine DIFESA lo troviamo declinato in molti ambiti: difesa dell'ambiente, del patrimonio artistico, della salute, difesa nello sport (ruoli di gioco), nella legislazione. Per la difesa personale il web pullula di corsi per l’autodifesa insistendo sulla necessità di apprendere una mentalità difensiva che spazia dalla psicologia alle tecniche di combattimento e di contrasto alle aggressioni. Poi c’è la difesa dei confini, nonché il Ministero della Difesa che sovraintende alle forze armate di uno Stato.
Tutelarsi da eventuali aggressioni è diventato l'obiettivo principale. Arrivare al 5% del Pil per il nostro Paese (3,5% per la difesa e 1,5% per la sicurezza) entro il 2035 significherà “trovare” 100 miliardi di euro ogni anno per 10 anni. Virgoletto il verbo perché non sarà una nazionale raccolta di “funghi o tartufi”, ma da qualche altra partita di bilancio questi soldi saranno sottratti e spostati …..non vedo altre possibilità
I termini Difesa e Sicurezza significano, in concreto, spese per il riarmo, per un ammodernamento dell'equipaggiamento militare che acquisteremo dall'America, ovviamente. Mi soffermo su questo enorme dispendio di denaro per approvvigionarsi di armi ed è questo aspetto, da solo, che urla contro ogni tentativo reale, sincero e genuino di dialogo, di incontro e pacificazione tra i popoli in conflitto.
Così scriveva Don Lorenzo Milani nel 1965, eravamo ai tempi della guerra fredda e “freschi” della memoria della bomba su Hiroshima: “È noto che l'unica ‘difesa’ possibile in una guerra di missili atomici sarà di sparare circa 20 minuti prima dell'aggressore. Ma in lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa. Oppure immaginiamo uno Stato onestissimo che per sua ‘difesa’ spari 20 minuti dopo. Cioè che sparino i suoi sommergibili, unici superstiti d'un paese ormai cancellato dalla geografia. Ma in lingua italiana questo si chiama vendetta, non difesa. Siamo, dunque, tragicamente nel reale. Allora la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una ‘guerra giusta’ né per la Chiesa, né per la Costituzione”.
E chiudo ritornando al testo citato all'inizio. Il successo e la diffusione de “L'arte della guerra”, non solo come manuale di strategia militare, lo si deve al fatto che è diventato anche un trattato di vita “trovando casa” in ambito sportivo, nelle scuole di management, nell'istruzione per il lavoro di gruppo ecc.
Bisognerebbe, allora, ricordare una frase, altrettanto celebre del manuale: “La vera vittoria è la vittoria sull’aggressione, una vittoria che rispetti l’umanità del nemico rendendo così inutile un ulteriore conflitto”.
Patrizia Ferrara