Lo "Sportello diritto alle cure", servizio gratuito inaugurato dall'UTIM nel giugno scorso, ha recentemente intercettato un caso drammatico a Nichelino,
dove una donna di quasi ottant'anni, affetta da demenza senile avanzata, totalmente non autosufficiente, è attualmente ricoverata privatamente in una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) locale. Lei e la sua famiglia sono costrette a sostenere costi di circa 3.300 euro al mese, una cifra ormai insostenibile.
Nonostante la gravissima condizione della paziente, attestata da un elevato punteggio sanitario di 13 su 14, indicativo di una "non autosufficienza di alto grado con necessità assistenziali e sanitarie elevate", la Commissione UVG (Unità di Valutazione Geriatrica) del Distretto di Nichelino (ASL TO5/CISA12) ha purtroppo valutato la situazione come "NON urgente", relegando la paziente in una lista d'attesa con tempi di risposta fino a un anno.
Questa scelta espone l'anziana a una condizione di abbandono da parte del Servizio sanitario pubblico, con il rischio concreto di non ricevere mai le cure di cui ha diritto, data l'età avanzata e la gravità delle sue condizioni.
Numerose, purtroppo, sono le famiglie che si trovano a sostenere costi assai elevati per garantire privatamente le cure ai propri cari non autosufficienti, rischiando di cadere in povertà.
Sebbene si discuta molto della necessità di ridurre le liste d'attesa per visite ed esami diagnostici, manca un'adeguata attenzione al problema delle RSA (peraltro prestazione di Livello Essenziale, LEA, pertanto da garantire!). I costi, che possono arrivare fino a 4.000 euro al mese, sono insostenibili per la maggior parte delle famiglie, specialmente quando si protraggono nel lungo termine.
Il peso economico e psicologico associato a tali situazioni può condurre alla disperazione, spingendo le famiglie perfino a considerare scenari estremi, come la morte prematura del proprio caro quale via d'uscita da un fardello impossibile da sostenere. Questo scenario è inaccettabile in un Paese che, con l'art. 32 della Costituzione, sancisce la salute come diritto fondamentale.
Appare quindi necessario e urgente un intervento della Politica. Le Istituzioni devono operare per il benessere collettivo, con particolare riguardo ai soggetti più deboli, assicurando il corretto funzionamento dei Servizi sanitari e socio-sanitari e il rispetto dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
I Sindaci, soprattutto, in quanto massima autorità sanitaria del territorio, devono assumere un ruolo più attivo in merito, senza delegare tutta la responsabilità ai Direttori generali delle ASL, i quali tendono in genere a dare priorità ai loro obiettivi finanziari.
Questi obiettivi discendono poi a cascata sulle Commissioni UVG ed influenzano i criteri di valutazione, fortemente condizionati dalla componente “sociale” apportata da Comuni / Consorzi socio-assistenziali. Questa componente sociale, affiancata alla valutazione sanitaria, è spesso il vero motivo per cui il Servizio Sanitario nega al paziente il diritto alle cure di lungo termine (es. Rsa), poiché le situazioni patrimoniale, reddituale e familiare sono considerate al pari della condizione di salute.
Col rischio che le famiglie dei pazienti, ridotte in povertà per aver dato fondo a tutte le loro risorse economiche e patrimoniali per coprire privatamente le spese di cura, rischiano di diventare utenti degli stessi servizi sociali.
UTIM – Nichelino