Senza che me ne accorgessi il tempo e questa rubrica, nata dall’idea di riappropriarmi di un po’ di tempo con mio figlio, è arrivata al secondo anno di pubblicazione.
Siamo nel periodo di Natale e mi sembra doveroso fare gli auguri a tutti quelli che ci hanno seguiti ed anche a chi non ha letto la rubrica, per mancanza di tempo o di volontà.
Facciamo in modo che dicembre non sia solo il mese dei regali, dei cenoni in famiglia, delle luminarie per le strade e delle vetrine traboccanti di doni. Dicembre è anche l’ultimo mese dell’anno e quindi il mese dei bilanci, delle riflessioni, il momento giusto per fare il punto.
Quante vicende negative hanno segnato questi ultimi mesi! La società contemporanea non tollera la felicità degli altri, ma al contrario tollera l’intollerabile provocando un vuoto di emozioni e la totale assenza di empatia.
Bisogna chiedersi in quale direzione si sta muovendo l’umanità intera e se possiamo fare qualcosa per invertire il senso di marcia. Non basta indignarsi per il clima di violenza che si respira.
Non voglio ergermi a paladina della salvezza del mondo, ma con umiltà vorrei suggerire questa massima di Gandhi “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Nel mio caso, ad esempio, grazie a questa rubrica, ho avuto modo di rivalutare il dialogo e capire qualcosa in più del mio rapporto con mio figlio.
Prima dei nostri “caffè” mio figlio, quando gli ponevo la domanda “Come stai?” era solito rispondere in maniera frettolosa: “tutto bene” e poi scappava via. Una volta gli ho detto di getto: “da insegnante vivo quotidianamente tra le problematiche dei giovani e cerco di aiutarli, da madre mi chiedo perché quando hai bisogno non chiedi aiuto. In cosa ho sbagliato?” “Non hai sbagliato in nulla - mi ha risposto - Il mio obiettivo è affrontare le mie paure da solo. Non cerco le tue risposte, perché le risposte devo trovarle da solo. Ma il tuo aiuto non mi è mai mancato: sei riuscita ad aiutarmi ogni volta che hai dato la giusta considerazione alle mie opinioni anche se diverse dalle tue, ogni volta che ti sei fermata ad ascoltare la musica nelle mie cuffie anche se lontana dai tuoi gusti musicali, quando hai ai sorriso sulle mie scelte alimentari. Voglio confidarti che mi hai aiutato anche quando mi hai detto ‘quei no’ che all’epoca mi hanno provocato sentimenti ostili nei tuoi confronti”.
I giovani di oggi vivono una profonda solitudine, spesso non hanno relazioni affettive sane e non accettano le frustrazioni dell’insuccesso o dell’abbandono, sono legati al possesso di oggetti e beni materiali. Possiamo aiutarli a riempire questi vuoti affettivi offrendo la nostra presenza, evitando di trasformare le cene in famiglia in brevi incontri, interrotti dalle distrazioni digitali.
Quando in occasione delle festività gli opinionisti da salotto televisivo ci ripeteranno quanto il Natale sia diventato una festa all’insegna del consumismo, ricordiamo che siamo noi a scegliere! Siamo noi a fare la differenza!
Chiediamoci quando sia stata l'ultima volta in cui ci siamo messi in ascolto di qualcuno. Quando è stata l‘ultima volta che siamo riusciti a far sentire a proprio agio una persona cara, permettendole di esprimere liberamente i suoi sentimenti?
Quest’anno, oltre ai doni, sotto l’albero, portiamo in casa anche il confronto con gli altri e l’ascolto sincero. Cerchiamo di riappropriarci del tempo da dedicare ai figli, alla famiglia, ai nostri cari.
Così da “diventare il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”.
Nadia Santo