Hamas lancia razzi dalla Striscia di Gaza e Israele risponde. Così in queste settimane
nelle nostre case, davanti alla TV, si è tristemente iniziato a familiarizzare con i nomi delle armi utilizzate nel conflitto, in particolare negli attacchi con i razzi e nei sistemi di difesa adottati.
Ho quindi provato a fare a un po' di conti economici sui costi di questa guerra, magari semplificando un po', ma probabilmente non troppo distanti dalla realtà, cercando di pensare a come si sarebbero potuti spendere meglio tutti quei soldi. E soprattutto pensando a tutti quei morti…
Prendiamo dunque in considerazione le artiglierie dei due contendenti, senza contare altri sistemi d’arma, quali dispositivi anticarro, mortai, mine ed armi individuali. Non consideriamo neppure i costi fissi legati a personale militare e civile impegnato nelle operazioni.
Fermiamoci a razzi e missili. Partiamo da Hamas che sembra disporre di una quantità immensa di razzi Qassam, prodotti in loco nelle sue diverse varianti con gittate di vario chilometraggio. Un razzo è un’arma autopropulsa senza sistema di guida, che in sostanza svolge lo stesso lavoro di un cannone (un po’ più difficile da gestire), poco costoso, può essere prodotto in enormi quantità e possono essere lanciati molti razzi in contemporanea per cercare di saturare le difese nemiche. Per contro il Qassam da un punto di vista balistico è un’arma abbastanza imprecisa. È sostanzialmente un’arma di offesa, usata verso i territori controllati da Israele.
Di contro Israele dispone del sofisticato e modernissimo sistema Iron Dome (“cupola d’acciaio”) per intercettare i razzi di Hamas, di Hezbollah e di potenziali incursioni nel proprio spazio aereo da parte di ordigni a lunga gittata provenienti da altri Stati, oltre che colpire obiettivi a Gaza. Sfrutta batterie di missili teleguidati e una rete di controllo a terra con potentissimi sistemi di trasmissione dati nella fase di individuazione degli obiettivi in movimento, allo scopo di farli esplodere quando ancora sono in volo calcolando in anticipo il punto in cui toccherebbero il suolo.
La stima del costo di un razzo Qassam, modello base di produzione locale, si stima attorno ai 1.000 dollari cadauno. La gittata in questo caso è poco più che un fuoco d’artificio, ma se si parla di versioni più evolute in grado di raggiungere Tel Aviv e altri punti del territorio israeliano la stima sale a qualche decina di migliaio di euro cadauno; per razzi sofisticati di produzione siriana o iraniana siamo nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro.
Per il razzo Tamir del sistema Iron Dome si parte dai 50.000 dollari a unità, senza considerare i “costi fissi” del sistema di controllo. Nella prima settimana di conflitto si è parlato di almeno 10.000 razzi lanciati da Hamas. Proviamo un po’ a moltiplicare e scopriamo che è quasi impossibile tenere il conto…
Così come è difficile calcolare quanto gli israeliani abbiano speso in missili Tamir lanciati per intercettare i razzi di Hamas, considerando che vengono abbattuti solo quelli individuati come pericolosi per i centri abitati di Israele (circa il 10 %)
Cinquanta, cento, duecento milioni di dollari? Bruciati in pochi giorni, solo per missili e razzi. Cifre immense, destinate a lievitare con il passare dei giorni. Senza conteggiare tutto il resto.
Che cosa si sarebbe potuto fare con queste montagne di denaro per le popolazioni civili?
Scuole, ospedali e derrate alimentari sufficienti a nutrire e far vivere dignitosamente qualche milione di persone per mesi e forse per anni.
Giuseppe Odetto