In questa sera di novembre si vedono in giro facce tristi, non c’è gioia, la gente ha fretta di tornare a casa.
La radio trasmette notizie dal fronte ucraino. L’annunciatore dice: piovono bombe su vasti territori. E piovono bombe anche in quella Terra Santa nella quale Gesù ha tanto amato l’uomo da diventare sua carne.
Siamo nel 2023. La bestia, assetata di sangue, continua ad ottundere le menti, bloccare i cuori e alimentare la forza della barbarie. Il mio pensiero va agli innocenti che soffrono, piangono, muoiono. Bimbi arsi vivi, ragazze nel pieno della gioia di vivere violentate, oltraggiate, schiavizzate, terre rese arido sepolcro del bene e dell’amore. Ucraina, Nagorno armeno, medio Oriente sono una “terza guerra mondiale a pezzi”. L’espressione usata da papa Francesco, ormai diversi anni fa, descrive esattamente la realtà che può diventare anche più drammatica.
Apro la Bibbia: “il libro dei Maccabei”. Lo sguardo e la parola si posano su Alessandro Magno, il macedone (356-324 a. C). “Rese muta la terra!”, si disse di lui. Di meraviglia? Di terrore? Muta! La storia descrive le sue gesta diversamente dalla Bibbia. Il suo esercito in pochi anni di vittoria in vittoria conquistò terre fino all’India.
Per le vittime pianto e dolore, per i generali orgoglio e brindisi! La terra divenne silenziosa. Le case segnate dal sangue, i villaggi rasi al suolo, le donne violate, i figli fatti a pezzi, i prigionieri venduti, i tesori razziati. I campi coltivati a grano divennero rodeo per i vincitori, le foreste bruciate coprirono di cenere le valli, crollarono le mura e i cuori divennero duri come pietre. Rimase il grido dei poveri, ridotto ad un soffio dal rumore assordante dei vincitori.
La storia si ripete: Cesare, Gengis Khan, Attila, Napoleone, Stalin, Hitler, Dresda, Hiroshima, Kiev, Gaza e… le bombe intelligenti. Ma la terra nel suo addolorato silenzio custodisce parole non eludibili come amore, gioia, fraternità altruismo, sensibilità, affetto, bellezza, pietà, parole debolissime ma che sono scolpite nel cuore di ogni persona. Penso ai poveri dell’ultimo polmone verde del pianeta ed alla violenza quotidiana da parte dei saccheggiatori del loro territorio.
Quanta offerenza la cattiveria umana infligge! Penso a Mariupol, la città martire che porta il nome dolcissimo della Madonna, alle sue case rase al suolo, ai suoi 25mila morti, ai bimbi terrorizzati. “Quello che accade in Ucraina e in Terra Santa è disumano, anzi è sacrilego. Non si versi altro sangue innocente. Basta!”, è il grido di dolore di Papa Francesco.
È lo stesso grido di dolore che nasce dalle viscere della terra e sale fino ad offuscare la vista e sciogliersi nel pianto.
Marcello Aguzzi