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Dom, Dic
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A.C e dC, ante e dopo Covid

Etica
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Ricordate, quando a scuola si studiava Storia ed Evoluzione dell'uomo?

La prima “grossolana” ripartizione del tempo era definita dalla data ipotetica della nascita di Cristo che vedeva un suo “avanti” ed un suo “dopo”: a.C. e d.C. le abbreviazioni, appunto.

Consultando Wikipedia si trova questa spiegazione: “Il sistema di datazione sotteso all'uso di queste locuzioni comporta la suddivisione del tempo in due fasi il cui spartiacque è la nascita di Cristo: la fase iniziale, espressa dalla locuzione avanti Cristo; la fase finale, iniziata con il giorno stesso della nascita di Cristo. Non esiste un anno zero, e l'anno 1 d.C. segue direttamente l'anno 1 a.C [...] Limitatamente agli anni dopo Cristo, questo sistema è particolarmente usato in tutti i testi di religione cristiana e nella quasi totalità dei testi storici occidentali a iniziare da alcuni secoli dopo la nascita di Cristo. Da diversi decenni esso è lo standard di riferimento nelle relazioni internazionali specie se multilaterali”.

Per esempio la fondazione di Roma è datata 753 a.C…. e così via di seguito per tutte le date della storia umana. Ma oggi le due locuzioni hanno, per così dire, “conquistato sul campo” due nuovi significati, che spostano gli assi temporali di un paio di millenni con un “a.C” lunghissimo ed un “d.C.” corto corto...ma devastante!

Oggi “a.C.” può identificare, guarda un po', il tempo “ante Covid”, cioè quel periodo lungo quanto (?)... mah, insomma, lungo. Anche prima della nascita di Cristo!

Storia, anzi preistoria...da dimenticare, perché, col beneplacito del saggio assioma “historia magistra vitae”, ormai abbiamo capito che se la storia insegna... l'uomo non impara.

E veniamo al d.C. cioè al “dopo Covid”. Il suo inizio lo si può datare, per comodità, o per ufficialità al 18 marzo 2023: “L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si è detta oggi "fiduciosa" che l'emergenza internazionale possa terminare entro l'anno, ed il virus SarsCoV2 - che ha fatto sino ad oggi 7 milioni di morti nel mondo - diventerà paragonabile a quelli dell'influenza stagionale.” (ANSA).

Ma da quanto tempo l’argomento è diventato di “secondaria importanza” per cui non più meritevole di significativa attenzione? Forse si tratta di un giusto ridimensionamento, se non fosse per il lungo strascico di inadempienze, omissioni, difficoltà gestionali ed amministrative lasciato.

Giustificato da un troppo facile “colpa del COVID!”. Comunque sia l’evento è diventato lo “spartiacque” tra un prima ed il dopo. In mezzo la parentesi del “durante”: il “buco nero” dei servizi, del lavoro, della vita sociale in cui tutto si è fermato, tutto è stato fermato... dall'esito di un tampone nasale.

Sto banalizzando?

Ma non disperiamo, si riparte!

- Riparte il turismo... “siamo tornati ai livelli a.C.”

- Ripartono le offerte culturali ... “tornate anche qui ai livelli a.C.”

- Siamo nuovamente liberi di vagare, in un’Italia ormai suddivisa a colori solo a significare le zone a maggiore rischio idrogeologico.... “come in epoca a.C.” (ma quindi lo erano anche prima?!... e allora che dire delle recenti piogge?).

- Possiamo tornare allo Stadio, a tifare la squadra del cuore.

- Tornano gli stranieri, a visitare il “bel Paese”, come facevano “a.C.”

L'imperativo, unico, categorico ed impegnativo per tutti sarà far sì che “d.C” sia sempre più simile ad “a.C”, soprattutto per alcuni aspetti.

Già, perché, per esempio, dove stava la Guerra in Europa nel recente “a.C”?

Sì, c'è stata, ma è storia vecchia: abbiamo avuto settantasei anni di pace dopo il 1945, benedetta dalla promessa: “mai più la guerra!!” Qualcosuccia qua e là invero c’è stato, ma lontano, non qui, a casa nostra, una piccola parentesi Jugoslava, forse, ma che volete che sia!

Allora, forse, non è così semplice…qualcosa continua a non funzionare, come non funzionava in epoca a.C. Non basta rivitalizzare solo gli aspetti che danno spunto al P.I.L.

In un mio precedente commento, scritto su questo giornale nel 2021, ipotizzavo su quanto si sarebbe dovuto ricuperare finita la pandemia.

Noi ce la faremo!”, “Andrà tutto bene!” erano gli slogan consolatori, banderuola di un’Unità Nazionale moralmente necessaria.

E allora, forza! Diamoci davvero da fare, tutti, dappertutto, perché mi sa che questo d.C. andrà ridefinito e ricostruito “ex novo”: lo suggeriscono le depressioni dilaganti, l'aumento di aggressività nei giovani, nella famiglia, nella coppia e non solo, il senso di precarietà che un P.I.L, dichiarato in aumento, comunque non riesce a sopire.

Noi ce la faremo?

Umberto Escoffier