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Dom, Dic
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Da un anno siamo in guerra

Etica
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“Ora, guardando attoniti questa terra davvero coperta di sangue, siamo di fronte alla verità primordiale secondo cui tutte le guerre, prima o poi, finiscono con il diventare incontrollabili e inutili, perché, nella foga cieca di vincere, uomini e popoli sono disposti a sacrificare tutto”.

Eccola, la guerra tra Russia e Ucraina, riassunta in poche righe da Domenico Quirico, nel suo ultimo libro Guerra Totale. La bancarotta bellicista, presentato a Nichelino qualche settimana fa nel salone della Croce Rossa Italiana.

L’appuntamento con l’inviato del quotidiano La stampa, organizzato dall’associazione Chreo Nichelino, ha messo in luce le contraddizioni, gli interessi, gli schieramenti, le strategie, le manovre degli alleati palesi o occulti, gli effetti sui paesi coinvolti, direttamente e indirettamente, in un conflitto che nessuno sembra volere, ma in cui troppi fanno la propria parte.

Giornalista, scrittore ed esperto degli equilibri internazionali, firma di reportage indimenticabili, sequestrato e vittima in prima persona, della violenza della guerra in Siria, Quirico non fa sconti a nessuno degli “attori mascherati da autocrati o da democratici”, presenti sulla scena bellica. Russia e Ucraina, ma anche Usa ed Europa, Cina, Turchia e Medio Oriente, ognuno ha un suo ruolo. Tutti sono, a loro modo, coinvolti e colpevoli, di avidità, inerzia, superbia, vanagloria, condiscendenza...

Tra i vinti: la diplomazia, con l’Europa in prima linea. Candidato ideale al ruolo di mediatore, per la vicinanza geografica con l’Ucraina invasa e per i rapporti economici con l’invasore, il Vecchio Continente ha perso l’occasione di orchestrare le trattative, schierandosi senza condizioni al fianco dell’America. Di fatto, il vero antagonista a cui la Russia manda la sua devastante rivendicazione di potere. L’Ucraina, insomma, non sarebbe che un pretesto e in gioco non c’è una porzione di territorio, ma la riabilitazione sovietica tra le forze dominanti, sullo scacchiere politico ed economico del mondo.

Alla resa dei conti questa guerra, come ogni altra, “è una bancarotta totale, irrimediabile – scrive l’autore del libro – Per noi, cittadini afflitti di una repubblica-Occidente, smottata, la bancarotta di non aver previsto niente. L’aggressore russo non era nascosto nei boschi di betulle, gridava le sue intenzioni sinistre, minacciava, esigeva, muoveva pedine che erano morti ammazzati e territori assorbiti. Era chiaro che con l’aiuto della violenza e di una falsa propaganda voleva rivalersi dei torti subiti, presunti o reali, di ogni volta che era stato messo da parte”.

Afghanistan e Siria, è l’analisi di Quirico, sono stati passi di avvicinamento, prove generali. “Non ci sarebbe stata una Mariupol, se fosse stata impedita una Aleppo. In Siria lo zar ha sperimentato le tecniche brutali per modellare il mondo a suo piacere e immagine. E l’Europa lo ha ritenuto atto legittimo, accettabile, umano. Anche i 500mila morti siriani. Un Putin minacciato, assediato, sanzionato nel 2012 quasi certamente non avrebbe potuto ritentare il suo bluff sanguinoso in Crimea e nel Donbass nel 2014 e poi in tutta l’Ucraina”.

Non conquista maggiori simpatie il leader ucraino. “Dove sta la genialità dell’omaggiatissimo Zelensky? Che cosa ci ha stregato tanto da affidargli una delega in bianco: decida lui quale deve essere la pace che lo accontenta? – ci chiede Quirico – Il meccanismo delle passioni innescato dall’attore-presidente è in sé stesso infernale. Più aumenta il livello del nostro aiuto più crescono le sue ambizioni, più la guerra si prolunga più si allargano i contorni di una vittoria per lui accettabile”.

Intanto a vincere è l’orrore. “Non mi stupisco quando vedo scorrere le sequenze di quello che viene indicato già come lo scandalo della crudeltà anche dei buoni, delle vittime, di chi si difende. Non è che la conferma della malvagità perversa della guerra, che non risparmia nessuno. È un meccanismo davvero infernale. Il nemico rappresenta sempre il Male assoluto. E quali regole volete che si debbano rispettare quando si ha a che fare con il Male?”. Un passo dopo c’è l’indifferenza, l’assuefazione all’orrore, anche da parte di chi osserva credendosi al sicuro.

Incalzato dai timori dei presenti alla serata e dalla richiesta di guardare avanti, espressa dal presidente di Chreo Carlo Colombino, Quirico non prospetta facili vie d’uscita. Sospeso su tutti c’è lo spettro di quella che etichetta come “quarta guerra mondiale”, dopo le tensioni della Guerra Fredda e i rischi di conflitto internazionale legati alla Guerra di Corea negli anni ’50, in cui identifica la terza. “Si dice: sono chiacchiere, Putin sa benissimo che se userà l’atomica la punizione per lui e per i russi sarebbe altrettanto mostruosa, forse di più. Già. Ma siete sicuri?”.

Fermare il conflitto dovrebbe essere l’imperativo. Chi può mediare se tutti sono, in qualche modo, scesi in campo? Come riunire a un tavolo i contendenti e avviare una trattativa? Su quali basi?

E, soprattutto da dove partire? Che cos’è questa guerra? Non è certo un conflitto metafisico tra bene e male, dove il bene, per natura, non può essere uno dei protagonisti. “Confronto tra democrazie blasé e tirannidi trucidi? L’eterno Oriente asiatico contro l’eterno Occidente del Sacro Romano Impero? Il tentativo di ricomporre la frattura spalancata dalla fine del comunismo e dalla ‘katastroijka’ sovietica del 1989, insomma, di riavviare la Storia? Oppure una colossale guerra del gas e del petrolio, ben camuffata da stantii nazionalismi?”.

Oggi, come sempre, dietro le “quinte” si muovono mercanti d’armi e venditori di petrolio, gas e grano, si intrecciano interessi economici, capitali accentrati che fanno da contraltare a miserie diffuse.

Morti, persone annientate, edifici distrutti, campi contaminati, città distrutte, economie deformate, migranti, buchi neri e voragini, carestie, sono quello che rimarrà, cessati gli assalti e le difese. Dolore e devastazione, a che pro? In fondo, incalza Quirico, basterebbe porsi “domande socratiche e inaggirabili: tu che cosa hai da difendere? E tu cosa pretendi? Cosa c’è di non negoziabile che vale più di una vita?”.

Cristina Nebbia