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Dom, Dic
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Siccità e carestia un Africa

Etica
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Mentre il mondo occidentale è impegnato nella sempre più intricata situazione geopolitica legata alla guerra tra Russia e Ucraina, è ormai imminente una nuova crisi alimentare in Africa Orientale.

Il grido di allarme, lanciato da Oxfam, non lascia spazio a dubbi. Nei prossimi mesi si stima che, a causa della siccità che attanaglia il Corno d’Africa ormai da quasi un anno, è possibile che possa morire di fame 1 persona ogni 36 secondi. Già oggi milioni di persone sono sull'orlo della carestia in Etiopia, Somalia e anche in Kenya.

Questi paesi, dilaniati da guerre intestine e da carestie ormai endemiche, vanno incontro ad uno degli inverni più duri della loro storia: in Somalia nel 2011 morirono oltre 250 mila persone ma oggi il livello di mortalità potrebbe diventare drammaticamente più alto. Praticamente una persona su sei rischia di rimanere senza cibo. In gran parte del Corno d’Africa non piove praticamente più da ormai 4 stagioni e nei prossimi 3 mesi la situazione potrebbe rimanere la stessa: i raccolti sono andati perduti e i capi di bestiame stanno morendo a milioni. 

"Gli ultimi dati mostrano che il tasso di mortalità per fame in Somalia, Etiopia e in Kenya è addirittura aumentato da maggio, quando già si registrava 1 vittima ogni 48 secondi, a fronte della carenza degli aiuti internazionali necessari a fronteggiare l'emergenza alimentare - ha dichiarato  Francesco Petrelli di Oxfam Italia -  La situazione è sempre più grave e rischia di precipitare nelle prossime settimane anche nel vicino Sud Sudan, dove il conflitto in corso e le recenti inondazioni hanno portato la popolazione allo stremo. Al momento oltre 6 milioni di bambini nei quattro Paesi dell'area sono colpiti da malnutrizione acuta".

Ad oggi l’appello delle Nazioni Unite per la risposta alla crisi alimentare nel Corno d’Africa è sotto finanziato per oltre 3 miliardi di dollari. “Il paradosso è che i Paesi che hanno contribuito meno ad accelerare la crisi climatica, ne stanno pagando il prezzo più alto, senza strumenti e risorse per affrontarne e mitigarne gli effetti – aggiunge Petrelli – Per questo i paesi più ricchi, che inquinano di più, hanno anche la responsabilità morale di intervenire per aiutare i milioni di persone che rischiano di non sopravvivere ai prossimi mesi.  Lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale e ai donatori internazionali, perché intervengano subito per scongiurare una delle più gravi carestie della storia recente. Siamo a un passo da una vera e propria catastrofe umanitaria su vasta scala”.