Non c’è solo la pandemia del Covid: ci sono anche quelle della pedofilia e pedopornografia online, ormai inarrestabili.
Il 2021 ha confermato che questo fenomeno colpisce tutti i continenti e non esistono più confini. Internet resta una landa senza legge, nella quale si può fare davvero di tutto. I centri in cui fisicamente si trovano i server che ospitano foto, video, chat, cartelle compresse, comunità virtuali di chi stupra, abusa e vende, si trovano in prevalenza in America ed Europa, come emerge nel report di quest’anno presentato dall’Associazione Meter, fondata da don Fortunato Di Noto.
Le leggi attuali sembrano assecondare l’azione dei pedofili: il mondo sommerso degli abusi online è diventato insondabile, i colossi del web si appellano alla tutela della privacy dei loro utenti, principio sacrosanto per tutti, ma deplorevole ostacolo alle indagini delle polizie del mondo che si trovano a combattere una lotta impari, senza le giuste armi di contrasto.
“Non si tratta solo di bloccare siti con foto e video d’abusi – si legge nel report annuale di Meter - ma anche e soprattutto salvare i minori dallo sfruttamento sessuale, dalle forme più violente di schiavitù sessuale e dall’immane traffico di materiale che genera lucro sulla pelle delle piccole vittime”.
Da qualche anno Meter ha individuato un nuovo fenomeno, quello della cosiddetta infantofilia, ossia l’abuso e lo stupro di bambini tra 0 e 2 anni. Spesso protagonisti dell’abuso sono coloro i quali dovrebbero accudire i bambini e spesso sono i familiari più prossimi, anche i genitori.
“La rete – si osserva nel report di Meter - non è esclusivamente uno strumento di diffusione di foto e di video che i pedofili e i pedopornografi utilizzano per arricchirsi, ma serve anche a “difendere” la pedofilia e a tentare un’opera di normalizzazione. Una vera e propria lobby strutturata e ben organizzata (raccolta fondi e giornata internazionale pro-pedofilia) che fornisce consigli su come adescare i bambini e indica siti online dove è possibile trovare foto e video con contenuti pedopornografici”.
Vari i loghi identificativi o simboli per riconoscersi uno con l’altro, per diversificare le loro preferenze sessuali e per indicare specificamente il genere sessuale preferito dal pedofilo; infatti, i membri delle organizzazioni pedofile incoraggiano l’uso di descrizioni come “boylove”, “girllove” e “childlove”.
Si sta cioè diffondendo sempre di più una “pedofilia culturale”. Come rilevava don Fortunato Di Noto in una recente intervista, “ci sono migliaia di portali non necessariamente pedopornografici, dove si manifesta fondamentalmente un pensiero e cioè: la pedofilia - dicono - è un orientamento, il pedofilo nasce così e fa, in fondo, l’interesse dei bambini. Ci sono anche portali sui pedofili “virtuosi”, cioè coloro che hanno questi desideri, ma affermano di non averli mai attuati: tutto questo è funzionale alla normalizzazione del crimine. Sono organizzazioni ben strutturate, che raccolgono fondi, dicono che “l’amore è amore”, “un bambino non può amare un adulto?”, ecc. Ci sono il Fronte di liberazione dei pedofili, la Boy Love Association, ecc. C’è pure la giornata dell’orgoglio pedofilo”.
Tutto giustificabile, tutto tollerabile… a meno che, vero o no, sia coinvolto qualche prete e allora come minimo scatta la richiesta di dimissioni del vescovo…
“Secondo questa logica – commentava don Di Noto - io ogni giorno dovrei chiedere le dimissioni dei direttori dei giornali, dei capi dei giganti del web, dei capi delle nazioni che tollerano o non combattono seriamente la pedofilia; dei capi delle polizie che non reagiscono alle nostre segnalazioni di pedopornografia. E cosa dire dei tanti che con il pretesto di combattere l’omofobia promuovono anche i rapporti con i minorenni consenzienti o vogliono abbassare l’età del consenso? Gli abusi sono abusi e chiunque li commette è da condannare senza se e senza ma”.