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Dom, Dic
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La rivoluzione è fallita

Etica
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Già, è fallita e di brutto. E non stiamo parlando della Rivoluzione di Ottobre che nel paese in cui è nata, la Russia, non ha superato nella sua pratica attuazione la soglia del centenario essendo stata archiviata ormai venticinque anni fa.

E’ fallita la cosiddetta “rivoluzione sessuale” che si fa risalire al ’68 o giù di lì.

Liberare il popolo da tabù atavici, sganciare il sesso da regole sociali e da sistemi etici, ovviamente dalla religione e via discorrendo.

Ma deve essere scattata in questa rivoluzione quella che i filosofi chiamano “eterogenesi dei fini”. Cioè si parte per andare in un posto e a un certo punto ci si ritrova da tutt’altra parte. Così in questi decenni le relazioni umane sono peggiorate; violenze e sfruttamenti non sono spariti e nemmeno diminuiti, ma addirittura lievitati.

Un disastro. Una tempesta perfetta più che una rivoluzione che in occidente come effetto collaterale ha generato un’emergenza demografica senza precedenti, di quelle in grado da che mondo è mondo di portare le più gloriose civiltà al collasso.

Se può interessare stiamo andando a rotoli. Per usare un eufemismo, la situazione è sfuggita di mano. Non resta che prendere atto degli eccessi, che ancora fanno notizia, fino a che non siano surclassati da altri eccessi (e cioè molto in fretta).

Dal bunga bunga berlusconiano alle fresche vicende delle avanguardie liberal di Hollywood. E’ il mondo dei vip e dei grandi fratelli ad aver preso il timone e a tracciare la rotta verso la progressiva liberazione da ogni codice morale. Tutto un florilegio che va dai palpeggiamenti alle proposte indecenti, dal sottobosco dei ricatti a sfondo sessuale fino allo stupro seriale.

“Mio marito è malato”, disse Veronica la moglie del Cavaliere.

E Harvey Weinstein, il genio della Miramax, signore e padrone a Hollywood… ora principe dei molestatori. Tutti sapevano, tutti tacevano. “Lasciatemi prendere una pausa e fare una terapia e un trattamento psicologico”, dice congedandosi dalla scena. Malato.

Il pluripremiato Kevin Spacey, finito nell’occhio del ciclone, si è affrettato a dichiararsi gay (cosa peraltro nell’ambiente già arcinota), forse confidando nello scudo protettivo della lobby LBGT. “Si sta prendendo il tempo necessario per una valutazione e per curarsi”, fa sapere il suo portavoce.

Proprio così, la rivoluzione sta presentando il conto di una sessualità malata.