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Dom, Dic
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Questa grande crisi nei rapporti umani

Etica
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Le sollecitazioni, spesso angoscianti e violente, dei media e dei giornali ci espongono ad un continuo fallimento di rapporti, famiglie e legami di vicinato
informandoci di omicidi, persone scomparse, attacchi verbali, ritorsioni e vendette di ogni genere in ogni zona d'Italia. 

Siamo spettatori di cronache che ci lasciano sgomenti di fronte al fatto compiuto, al gesto estremo, alla “soluzione finale” del conflitto, con vittime e carnefici in primo piano. Non sappiamo nulla, tuttavia, della vita di queste persone e del loro contesto famigliare. 

Nel nostro gruppo di volontari qualche settimana fa ci siamo posti una domanda; ci siamo chiesti perché, pur soffrendo molto, alcune persone riescono a chiedere aiuto al di fuori della propria famiglia e altre non lo fanno. 

E' un interrogativo che vorremmo condividere con i lettori, poiché nasce da una riflessione di gruppo e ha senso estenderla alla nostra comunità. 

Ci sembra così grande e pauroso questo dubbio che, da subito, abbiamo bisogno di circoscriverlo, delimitarlo in atti concreti e comportamenti che ci diano senso di efficacia. Ad esempio nel nostro piccolo operato (il volontariato di ascolto) ci siamo spesso domandati se e come siamo visibili e conoscibili. 

Il passaparola è certo un ottimo strumento di conoscenza, seppure per sua natura molto limitato, quasi intimo, dove la fiducia è la materia prima. La buona parola, il consiglio affettuoso e la cerchia in cui si sviluppa hanno necessariamente un'ampiezza circoscritta, di vicinato, di contatti personali, di attenzione e dialogo. Nei nostri giorni, i tempi di vita e di lavoro troppo spesso corrodono questa possibilità di scambio e di attenzione all'altro. 

Anche solo l'incontro e il saluto, quando ci vediamo per strada per caso magari di corsa, si compiono distrattamente, senza il giusto sguardo, senza la sensibilità alle emozioni negative che albergano dentro di noi e all'affanno che ci portiamo dentro. 

Entriamo in una forma di chiusura e ritiro sociale in cui il cercare sostegno è dolore; è mostrarsi  nudi, falliti, fragili, confusi, smarriti. Anche il parlarne ad amici può essere vissuto come esporci al giudizio, al bisogno di compassione, nei casi peggiori al pietismo. 

E come se non bastassero queste relazioni difficili, orgoglio, pudore, senso del dovere, educazione, sono “voci interiori” con cui è difficile convivere che bloccano ogni apertura sul nascere, per aderire all'imperativo sociale interiorizzato: “devi essere forte, devi farcela da solo”. 

Aggiungiamo che frequentemente non abbiamo dimestichezza con la fragilità ed essa ci coglie impreparati. Ecco che allora giungiamo, spesso senza neppure rendercene conto, alla disperazione, al senso di vuoto e solitudine, dentro di noi e intorno. Avvertiamo l'ansia, il panico, l’assenza o la moltitudine di parole vuote, la solitudine. 

È questo stato d’animo che noi volontari ci troviamo ad affrontare in chi ci contatta.  

Il nostro “esserci” si misura, responsabilmente, sulla nostra accessibilità, sul nostro presidio qui, sul territorio di Nichelino. 

Oltre a questo spazio mensile che il giornale generosamente ci offre, come vengono visti i nostri manifesti? Dove piazzarli? Come comunicare ed informare le persone del nostro spazio di accoglienza? 

Cosa pensa il passante leggendo il cartello de “L’Àncora della Famiglia”, quella persona che sperimenta, dentro di sé, quei vissuti dolorosi che abbiamo provato a descrivere? 

Continueremo a diffondere il più possibile l’informazione e la divulgazione dello spazio di ascolto, favorendo la possibilità di contattarci, certi che, almeno in questo, abbiamo la collaborazione di molti nichelinesi. 

Da anni rispondiamo all'appello dei più soli, convinti che chi arriva a chiedere sostegno si sia dato una chance e si sia già avviato in un processo di cura. 

Riteniamo che, ascoltare le persone sia, sempre di più, necessario ed importante. Scriveva Pavese nel suo “Il mestiere di vivere”: “i discorsi più veri si fanno per caso, tra sconosciuti”. 

      L’Àncora della Famiglia