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Dom, Dic
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Un libro, il gonfalone e il Pride

Etica
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 “Abbiamo appreso con sconcerto che nei giorni scorsi le parrocchie di Nichelino hanno distribuito questo libro disseminato di affermazioni omofobe”, dice il Coordinamento Torino Pride
che riunisce le associazioni Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender). «Chiediamo ufficialmente alla Città di Nichelino di prendere posizione».

Il sindaco Giampietro Tolardo scatta sull’attenti e dichiara: «La Città da anni, e con diverse amministrazioni, partecipa, con gonfalone e fascia tricolore, alle manifestazioni del Pride di Torino. Inoltre il Consiglio Comunale nichelinese ha approvato, ben prima della legge sulle unioni civili, ordini del giorno a sostegno dei matrimoni e delle unioni egualitari. Crediamo che i concetti espressi nel libro dal titolo "Ti amo - La sessualità raccontata agli adolescenti" siano totalmente distanti dalla cultura promossa dalle amministrazioni di Nichelino negli ultimi 10 anni. Si ritiene, inoltre, fuori luogo e inopportuna la promozione di un testo arcaico alla luce delle nuove posizioni sul tema espresse dalla Chiesa cattolica, attraverso l'opera di Papa Francesco».

Quanta fretta questa cultura!

Chissà se il sindaco Tolardo quel libro di don Paolo ha avuto il tempo di leggerlo, nell’attimo fuggente tra la chiamata alle armi Lgbt e il civico anatema. Di sicuro però non ha letto il Catechismo della Chiesa Cattolica al quale Papa Francesco sempre rimanda quando parla di omosessualità.

“Sia chiaro che il sindaco non l’ho invitato io”: così il pontefice argentino, a Philadelphia per l’incontro mondiale delle famiglie, gelò un più celebre primo cittadino con il vezzo di farsi interprete papale. Ma per tornare più prosaicamente a Nichelino si può tranquillamente dire che don Paolo, mandato qui parroco dal cardinal Pellegrino più di quarant’anni fa, di debiti verso il Comune non ne ha. Al massimo ha maturato qualche credito. Appena arrivato ha aperto una scuola professionale per insegnare ai giovani un mestiere; grazie a questa centinaia di giovani sono riusciti a trovare un lavoro e a costruirsi una vita e la storia continua. Così come stati suoi in città, con il Gruppo Abraham, i primi tentativi di dare risposte reali nella direzione dell’aiuto e dell’integrazione dei nuovi immigrati. Poi la Comunità Nikodemo per dare una possibilità di uscire dalla tossicodipendenza… Tutte cose di cui dovrebbe occuparsi un Comune. O no?

La città in questi anni sta attraversando una grave crisi economica e sociale con centinaia, anzi migliaia, di famiglie in enorme difficoltà. E le parrocchie sono concretamente in prima linea con la Caritas ed altri gruppi di volontariato. E’ una crisi che, anche visivamente, sta segnando profondamente il territorio con capannoni abbandonati, negozi chiusi, strade dissestate…

Ah già, però vuoi mettere: Nichelino al Pride ci va col gonfalone! 

E’ da vedere se la maggioranza dei nichelinesi si sente rappresentata da quello stendardo alla sfilata dell’orgoglio gay. Anni fa era stato chiesto di portare per equità il gonfalone anche al Family Day, la grande manifestazione popolare a sostegno della famiglia così come è prevista dalla Costituzione. Dal municipio è arrivato soltanto un imbarazzato silenzio. Si vede che anche la Costituzione è da classificare come “testo arcaico”.

“Quel libretto omofobo non vada in mano agli adolescenti”, titolava un articolo del quotidiano La Stampa on line. Insomma, roba pericolosa, da vietare ai minori e da mettere al bando. La Stampa è un grande giornale, per carità. Però in tempi non troppo arcaici pubblicava solo i dispacci del regime e per questo i torinesi la soprannominarono “La Busiarda”. All’epoca Paolo Gariglio era un ragazzo quindicenne e faceva il galoppino per la carta stampata (clandestinamente) dai Partigiani della Val Sangone. Un giorno rischiò pure di lasciarci le penne, perché il trenino per Giaveno sul quale viaggiava incappò in un mitragliamento aereo con tanti morti e feriti. Era il 9 gennaio 1945.

Scritto 10 anni fa, con autorevole prefazione dell’allora Arcivescovo di Torino card. Poletto, “Ti amo” è in realtà la rielaborazione di un analogo testo di don Paolo pubblicato nel 1999. Gli chiediamo se quel libro, che ha creato tanto sconcerto, lo riscriverebbe.

“Ma certamente! E cambiando un po’ il linguaggio, nella sostanza direi agli adolescenti (che non sono quelli di dieci o vent’anni fa) le stesse cose. Nel capitoletto sull’omosessualità toglierei il termine “malattia”, che è stato il casus belli di questa tempesta mediatica, per quanto anche nel mondo scientifico il dibattito sulle origini e le cause dell’omosessualità  risulta tuttora aperto. Con buona pace del sindaco, aggiungerei pari pari cosa dice a riguardo il Catechismo della Chiesa Cattolica. Voglio sperare che il Pride e il dott. Tolardo non abbiano di che eccepire sulla diffusione del catechismo nelle parrocchie di Nichelino. O è da sconsigliare pure quello?”.

 

È IN CORSO UNA COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA

La vicenda del libro di don Paolo ricorda quella della professoressa del Pininfarina che un bel dì si ritrovò bollata con il marchio di infamia: “omofobia”. Titoloni sui principali giornali e la professoressa (di religione) venne messa sulla graticola mediatica per giorni e giorni in veste di “mostro omofobo” di turno.

Una polemica costruita sul nulla. Qual era la colpa dell’insegnante?  Aver trattato in classe il tema dell’omosessualità, su esplicita richiesta di un allievo omosessuale, passando in rassegna le varie opinioni in materia, compresa quella della Chiesa cattolica. “Ma lei professoressa, personalmente cosa ne pensa?” E (...che scandalo!) a domanda lei pacatamente rispose.

L’Arci Gay partì alla carica e nel giro di poche ore la malcapitata si ritrovò catalogata nella lista degli “omofobi”. Sotto la pressione dei media l’autorità scolastica aprì un’inchiesta interna che però si concluse con il riconoscimento della totale correttezza del suo operato.  

Il fatto è che il termine “omofobo” troppo spesso viene impugnato come una clava per colpire indistintamente chi non è linea con l’ideologia… Dal che si capisce la fregola che ha qualcuno di introdurre nel sistema penale il reato di “omofobia”.  E pensare che alle sfilate dei gay pride vola ogni sorta di insulto e di dileggio. Lì è normale esercizio della libertà di espressione, ci mancherebbe.

GENDER

Sì, ideologia. Il movimento Lgbt sostiene che l’ideologia gender non esiste e che è un’invenzione degli “omofobi”. Papa Francesco invece dice che esiste, dice che per imporre la teoria gender è in atto una “colonizzazione ideologica” e sul tema in più occasioni ha usato parole insolitamente dure. “Lo dico chiaramente con nome e cognome: è il gender! Oggi ai bambini (ai bambini!) a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere”. La teoria del gender insegna che, pur nascendo maschio o femmina, il genere ciascuno lo può decidere strada facendo tra una vasta gamma di combinazioni possibili. “Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che niente ha da fare con il popolo e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura...” “Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana. Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo”, questo è arrivato a dire Papa Francesco.

In Italia il cavallo di troia per far passare queste teorie nella scuola è l’U.n.a.r – Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, organismo a livello ministeriale, che recentemente allo scopo, dichiarato, di “educare alla diversità” ha preparato una serie di opuscoli fortemente orientati verso l’ideologia gender da diffondere nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. La campagna era cominciata anni fa con richieste all’apparenza un po’ bislacche, tipo modificare in tutta la modulistica  le diciture “padre” e “madre” con quelle di “genitore 1” e “genitore 2” … e se del caso 3 o 4.

E la scienza cosa dice?

E’ certamente ironico come i liberal, che agiscono come difensori della scienza quando si tratta del riscaldamento globale, rifuggano ogni riferimento alla biologia quando si tratta del sesso. La verità biologica cruda è che i cambiamenti sessuali sono impossibili. Ogni singola cellula del corpo rimane codificata dal proprio sesso per tutta la vita. Le ambiguità intersex possono verificarsi, ma sono anomalie che rappresentano una minima percentuale di tutte le nascite umane. In una democrazia, tutti dovrebbero essere liberi da molestie e abusi. Ma allo stesso tempo, nessuno merita diritti speciali, protezioni o privilegi in base alla propria eccentricità”.

Sarà certo la sortita di qualche cattolico “omofobo”.

Macché. Parole di Camille Paglia, atea, storica leader femminista, sociologa e lesbica. Sotto il profilo sociologico anzi va giù ancora più pesante: “nulla definisce meglio la decadenza dell’Occidente che la nostra tolleranza dell’omosessualità aperta e del transessualismo”.

N.C.