I CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) oggi costituiscono la modalità ordinaria di accoglienza dei migranti.
Il sistema SPRAR è invece composto da strutture sparse per il territorio, consistenti in appartamenti di poche persone fino a strutture di medie e grandi dimensioni, non più di trenta unità. Lo SPRAR prevede un programma di inserimento molto più strutturato e un diretto coinvolgimento del Comune
La questione dei continui sbarchi sulle coste del nostro Paese continua ad essere preponderante e, come in ogni fenomeno di grosse dimensioni che si rispetti, gli effetti collaterali sono molteplici: la moltitudine di persone in arrivo, il sovraffollamento dei centri di accoglienza, la difficoltà di gestione degli stessi (visti i grandi numeri di persone che alle volte vengono ospitate) e dalla problematicità dell’utenza.
Da decenni siamo abituati alla presenza di stranieri nel nostro Paese, all’inizio la notizia fa scalpore, ma poi passa in sordina. Gli stranieri si amalgamano nel tessuto sociale, concentrandosi in determinate zone della città, e la nostra reazione è tiepida in modo particolare con gli europei, più “tollerabili” per i loro usi e costumi comunque assimilabili con la nostra cultura.
Il fondamento del pregiudizio è da sempre la paura generata dalla diversità. I richiedenti asilo del 2017 vengono da un altro continente, hanno spesso fedi e credenze tribali (o sono di fede islamica, il che di questi tempi genera allarme sociale), hanno un modo di vivere che per noi è “selvaggio, sciatto, assurdo”. Gli sbarchi continuano, e se ne prevedono tanti altri.
La difficoltà di comprensione di quello che è il loro vissuto, l’evidente barriera linguistica, la difficoltà di superare le differenze culturali “tra noi e loro” si palesano nel corso della quotidianità. Il differente background culturale e la difficoltà di pensare al singolo, a un progetto individualizzato, inghiottono i rifugiati rendendoli una massa informe allo sbaraglio. Davanti alla Commissione Territoriale per la richiesta dello status di rifugiato si accorgeranno di essere soli.
Come rendere un’accoglienza straordinaria un’accoglienza di qualità o, quantomeno, dignitosa per i richiedenti asilo?
Un po' le Prefettura iniziano a rendersi conto che con un problema di simile portata è opportuno esercitare più controllo capillare con le cooperative e le associazioni che si rendono disponibili ad accogliere. Un po' ovviamente è fondamentale che il personale sia adeguato alla gestione del singolo e del gruppo.
Fondamentale comunque è il coinvolgimento e la formazione di una solida rete con la comunità del Comune ospitante. Il Comune accoglie persone che possono divenire una preziosa risorsa, attraverso il coinvolgimento dei rifugiati in lavori socialmente utili o nell’ausilio nell’organizzazione di eventi per i cittadini. L’importante per queste persone non è la remunerazione, ma il fare e il saper fare, cosi facendo cambia totalmente la connotazione che spesso riempie le bocche “sono venuti a rubarci il lavoro”, quando in realtà la maggior parte di loro è qui assolutamente per un altro motivo. Le parrocchie come cellule attive della comunità possono fornire supporto importante e necessario in differenti ambiti: dall’apprendimento della lingua italiana all’integrazione in momenti ricreativi. La presenza attiva di una rete che accoglie i richiedenti asilo in modo attivo è essenziale per costruire un’accoglienza costruttiva e non distruttiva. Tutti tasselli che il singolo riesce a mettere insieme per iniziare a costruire una nuova vita, che ha la forma della speranza che l’ha portato ad abbandonare la sua terra, a percorrere una strada impervia e allucinante. Ha la forma del futuro e della libertà di scegliere.
Alessandra Flori
Foto: Nella celebre immagine di Massimo Sestini tutto il dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo.