14
Dom, Dic
97 New Articles

Nell'era delle fake news mille bugie non fanno una verità

Etica
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
- di don Riccardo Robella-
Il giorno 29 aprile, in via San Matteo 20 a Nichelino è stato avvistato Cristopher Lambert vestito con un kilt e armato di spadone a due mani che roteava violentemente
in aria urlando all’indirizzo di uno stralunato don Paolo Gariglio: - Ne rimarrà uno solo! - Inutile il tentativo di dissuasione da parte delle forze dell’ordine, costrette a sparare all’attore per disarmarlo. Pare che questo attacco di follia sia dovuto alla somministrazione di un gastroprotettore sperimentale… Durissima la reazione da parte del presidente del comitato contro la sperimentazione di farmaci sugli attori” (articolo tratto da Lo Spaturno, giornale nichelinese del 2/5/2017).

Ci avete creduto?

No?

Bravi! Si trattava di una fake news…una notizia falsa spacciata per verità. Sui social ne girano a bizzeffe, da quelle più simpatiche e innocenti, a quelle più pericolose.

Si tratta di un nuovo modo di gestire l’informazione: si butta in rete un contenuto che susciti scalpore, possibilmente sdegno, gli si dà un contesto verosimile e lo si getta in pasto alla massa, che reagirà, normalmente, commentando la notizia sensazionale e tirando fuori, quasi sempre, il peggio di sé. La cosa sarebbe di per sé un simpatico esperimento sociale, se non portasse a veri e propri processi mediatici e ad un aumento del livello di violenza nella rete che poi, inevitabilmente, valica le frontiere della tastiera per riversarsi nella vita reale. Il meccanismo ha una logica comunicativa perversa che fa sì che io creda non tanto alla notizia, ma a chi l’ha postata. Faccio un esempio: la bufala scritta sopra, alla signora Cettina suonerà vera non perché lo è nel contenuto, ma perché l’ha riportata il giornale.

Ma è un problema…laddove l’informazione e la comunicazione perdono il contatto con la verità si generano mostri pericolosi. “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”, diceva Joseph Goebbels, responsabile della propaganda nazista. L’informazione, se non si vigila bene, può diventare luogo di manipolazione del pensiero, perché arriva dappertutto, entra nelle case ed è un flusso continuo, e quindi non solo informativo, ma formativo. E non è il caso di dire una clamorosa bugia per trarre in inganno: basta una mezza verità, far passare un’idea opinabile spacciata per pensiero normale, omettere alcuni particolari o isolare una parola o una frase dal contesto. Da manuale è per esempio la gestione dell’informazione di molti telegiornali che, nella vicenda sul trattamento di fine vita, prendevano posizione netta in favore di politiche eutanatiche, comunicandole come un dato accettato da tutti e non come un punto controverso sul quale ci sarebbe molto da capire e da discutere.

Se aggiungiamo il fatto che ad una notizia clamorosa ne fa seguito un’altra ancora più clamorosa (è sempre utile sostituire un’emozione forte con un’altra senza dare il tempo di pensare) in un flusso continuo che non permette mai una verifica del contenuto ci rendiamo conto che la manipolazione del pensiero risulta una possibilità tutt’altro che remota.

Il compito che, come persone prima e come cristiani poi siamo chiamati a vivere è quello della vigilanza, dell’attenzione a ciò che ci viene passato, e al come giunge a noi.

Vagliate ogni cosa, tenete il buono”…mi pare che il consiglio che San Paolo dava ai Tessalonicesi sia attuale e rivolto anche a noi. Per vivere una vera libertà di pensiero vale la pena fermarsi a riflettere su ciò che recepiamo, senza lasciarci trasportare dall’onda emotiva creata ad arte per distrarci (sopravviveremo senza troppi traumi alla morte tragica del tapiro nano del Delta del Mekong!), ma provando a ragionare sui dati che abbiamo. Così scopriremo che le bugie, anche se ripetute cento, mille, un milione di volte restano bugie, e impareremo che, come la caramella non si gusta dalla carta, così le notizie non sono vere perché confezionate bene o in maniera verosimile, ma perché rispondono alla realtà.

Compito impegnativo? Certo, perché la libertà, quella vera, non è mai gratis, ma ha bisogno di impegno e sacrificio personale. Ma è urgente e fondamentale, per lasciare ai nostri figli un mondo, se non migliore, almeno un po’ più sincero.

Don Riccardo Robella

Parroco alla SS. Trinità
-