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Le proposte del commercio equo-solidale

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Tre anni dopo la salita al soglio pontificio papa Francesco ci aveva donato la sua seconda Enciclica, intitolata Laudato Si’.

Questa magnifica lettera esorta gli uomini ad avere cura della “casa comune”. Denuncia così la sofferenza della Terra: “Questa sorella protesta per il male che le provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”. Ci pone di fronte ad una situazione dove noi pensiamo di essere i proprietari e padroni del pianeta…

Fortunatamente non è così per tutti! Ci sono realtà che si impegnano a proteggere il pianeta ed a sfruttare le risorse presenti in modo cosciente e consapevole. Una di queste è il Commercio Equo-solidale. Questo tipo di commercio nasce con l’intento di salvaguardare le produzioni del Sud del mondo evitando lo sfruttamento indiscriminato dei territori, seguendo il ciclo delle stagioni ed utilizzando le risorse in modo corretto. Uno degli obiettivi inoltre è quello di aiutare concretamente le popolazioni locali per dare dignità nel loro lavoro generando impatto positivo e sviluppo.

Piccola storia del Commercio Equo: nasce in Europa, più precisamente nei Paesi Bassi nel 1969, con l’intenzione di commercializzare in modo etico i prodotti provenienti dai paesi poveri dove la presenza coloniale è ancora presente in modo consistente. Si sviluppa velocemente nel nostro continente ed arriva in Italia una quarantina di anni fa per volontà di Rudy Dalvai, che con alcuni amici, a Bolzano, dà vita a CTM Altromercato, grande cooperativa che oggi opera in tutto il nostro Paese.

Il Commercio Equo e Solidale si propone di migliorare le condizioni di vita dei paesi del sud del mondo non tanto grazie ad attività assistenziali, umanitarie o di sostegno al reddito, quanto piuttosto sviluppando le capacità produttive ed imprenditoriali degli abitanti e favorendo la loro crescita economica attraverso la commercializzazione di prodotti nei mercati dei paesi ricchi. L’adesione di questi produttori alla filiera è finalizzata all’individuazione di nuovi sbocchi commerciali, al reperimento di assistenza tecnica nella produzione dei beni stessi e al conseguimento di prezzi più alti di quelli ottenibili sul mercato locale.

In cambio di questi vantaggi i produttori che partecipano alla filiera del commercio equo si impegnano a garantire il rispetto di alcuni requisiti minimi riguardanti le condizioni di lavoro degli associati o dei dipendenti (in termini di libertà di associazione e contrattazione, condizioni di impiego e salute, salari ed istruzione). Si perseguono inoltre la sostenibilità ambientale dei processi produttivi e la destinazione a fini sociali e comunitari del “premio” (inteso come sovrappiù rispetto al prezzo) pagato dagli acquirenti dei loro prodotti. Questi vincoli impegnano i produttori ad ideare e realizzare continui progressi e miglioramenti, sulla base di piani stabiliti e condivisi all’interno delle loro organizzazioni. I produttori sono per lo più piccole organizzazioni generalmente a dimensione familiare o con struttura cooperativa.

Parecchie di queste cooperative sono composte esclusivamente da donne, come ad esempio le produttrici palestinesi del cous cous o le produttrici di carta seta del Bangladesh. Nei paesi latini il Commercio Equo viene definito “çomercio justo”. Le produzioni principali sono quelle di frutta fresca (banane, ananas, manghi, ma anche zenzero e curcuma), cacao, caffè e thè, zucchero, tisane e marmellate. Con questi ingredienti vengono anche prodotti biscotti, brioches, caramelle e cioccolato, creme e prodotti da forno, specialmente legati alle ricorrenze di Natale e Pasqua. Nelle botteghe di Commercio Equo si possono altresì trovare capi di abbigliamento, cosmetici, profumi, bigiotteria e oggetti di artigianato etnico. Frequenti sono le visite di produttori, con cui si collabora, che danno la loro testimonianza circa la “bontà” di questo tipo di commercio. Ci sono organizzazioni che certificano che gli importatori agiscano secondo i criteri del commercio equo-solidale: in Italia oltre a Fair Trade, l’associazione a cui fa capo Altromercato, c’è Equo Garantito (ex-Agices). La vendita viene effettuata principalmente nella piccola distribuzione tramite una catena di botteghe chiamate “Botteghe del Mondo”. A Torino e dintorni ci sono parecchie cooperative collegate ad Altromercato, ma ora è possibile trovare queste merci anche in alcune catene di supermercati. Entrare in una bottega equivale a fare il giro del mondo attraverso prodotti che narrano la loro storia conoscendo i progetti che li caratterizzano. Anche a Nichelino c’è una bottega che vale la pena visitare.

L’attenzione al mondo passa quindi anche attraverso il Commercio Equo e papa Francesco con la sua enciclica Laudato Si’ ne è sicuramente un ottimo promotore.

G.B.