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Dom, Dic
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Bibbia per tutti - Gesù e l'adultera

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Al capitolo otto del Vangelo di Giovanni ci viene presentato un episodio che non troviamo raccontato dagli altri evangelisti:

“Gesù si avviò verso il Monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò al tempio e si mise ad insegnare”. Il contesto di questo episodio si svolge durante la festa delle Capanne (festa che ricordava i 40 anni di Israele nel deserto e che veniva e viene ancora oggi celebrata a metà ottobre). In quell’occasione uno dei brani che si leggevano nel Tempio era il capitolo 14 del profeta Zaccaria: “In qui giorni i piedi del Signore si poseranno sopra il Monte degli Ulivi, verrà allora il Signore che darà un giudizio sulle nazioni”.

Ed è proprio un giudizio che scribi e farisei richiedono a Gesù nel Tempio: “Gli portarono una donna sorpresa in adulterio e gli dissero – Mosè ci ha comandato di lapidare donne come questa… Tu che ne dici?” Se Gesù decide a favore dell’assoluzione si mette contro la Torah e rischia l’accusa di eresia, se acconsente alla lapidazione è in contraddizione con il suo messaggio di perdono quindi è incoerente e non è più credibile… bella trappola! Allora Gesù tace e per due volte si mette a scrivere con un dito per terra.

Cosa scrive e perché?

Qualche commentatore dice che è un gesto oscuro, altri che scrive i peccati agli accusatori, altri richiamano un versetto del profeta Geremia “quanti si allontanano da me saranno scritti nella polvere”. Nessuno però cita il testo che può far luce sul mimo che Gesù sta compiendo: “quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè gli diede le due tavole della legge, tavole di pietra scritte col dito di Dio (Esodo 31,18, altro brano che si legge nella festa delle Capanne). Queste tavole Mosè le spezzerà dopo l’adulterio di Israele con il vitello d’oro e Dio le riscriverà una seconda volta. Si legge nel Midrash. “Quando Mosè vide che il Signore aveva perdonato si pentì di aver spezzato la Torah, ma l’Eterno gli disse … Ti renderò la Torah. Come un re che riprendendosi la sua sposa che aveva ripudiato scrive di nuovo il contratto nuziale stracciato, così l’Eterno scrisse di nuovo col dito la Torah. Poi ordinò a Mosè: questo giorno sia un giorno di perdono per sempre”.

Due volte Dio si piega sul Sinai a scrivere la legge, due volte Gesù si piega sul lastricato del Tempio a scrivere una nuova legge. Dio perdona Israele l’adulterio e rinnova l’alleanza. Ora Gesù propone a chi lo interroga di essere misericordiosi come Dio verso colei che si è macchiata dello stesso peccato dei loro padri. “Gesù si alzò e disse loro: chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei” (Gv. 8,7). Mosè è l’unico tra gli ebrei nel deserto ad essere senza peccato, è l’unico a non aver commesso adulterio e Gesù col suo mimo e con le sue parole sulla peccatrice vuol proprio dire: “se qualcuno qui intorno si ritiene come Mosè immune dal peccato e pensa di essere come lui, allora condanni la donna… ma se qualcuno vuole essere come Dio allora perdoni, come Lui ha fatto come i nostri padri!”.

Ad uno ad uno, a cominciare dai più anziani, gli accusatori se vanno, perché sanno in cuor loro di aver peccato di adulterio verso Dio almeno una volta nella vita e la donna è invitata a vivere come Israele dopo il peccato del vitello d’oro: “va e non peccare più” (Gv. 8,11).

Grazie a questa donna di cui non si ricorda il nome e che dice solo due parole “nessuno (m’ha condannata) Signore (non lo chiama Gesù, ma col nome di Dio) Gesù riscrive la Torah col proprio dito. È una Torah di misericordia, di perdono e non di giudizio o condanna: “neanch’io ti condanno” (Gv. 8,11).

È giusto allora ricordare questa donna proprio in questo periodo in cui la questione femminile è così attuale, una donna anonima che dà a Gesù lo spunto per annunciare la misericordia e il superamento dell’antica Torah, sostituita dalla Torah del Vangelo: la legge dell’amore!

Enrico de Leon