Al cimitero il suo nome è iscritto nell’elenco delle vittime civili della seconda guerra mondiale
a Nichelino, tra i caduti a causa dei bombardamenti e del disastro aereo del ’42 (quando un aereo inglese si schiantò sul centro abitato). Giuseppe Perucca aveva 54 anni, fu ucciso il 1° maggio 1945, ma non durante un bombardamento, bensì da un colpo d’arma da fuoco.
Chi sparò a Perucca e perché?
Gli interrogativi, contenuti in un articolo pubblicato sullo scorso numero del giornale, non sono caduti nel vuoto. Il fatto accadde in via Torino, in pieno giorno e in presenza di diverse persone, nel punto in cui una volta c’era il bar Gallo (adesso c’è un parcheggio tra il supermercato U2 e via Toti). Molto probabilmente nessun testimone diretto è ancora in vita, sono passati 80 anni, ma qualche nichelinese di lunga data, da bambino ricorda l’episodio raccontato dai genitori.
Erano i giorni convulsi della Liberazione, quella mattina davanti al bar Gallo si era fermata una moto con sidecar. Al posto della carrozzella per il passeggero era stato agganciato un cassone. Dentro c’era un cadavere. Attorno alla macabra scena si era formato un piccolo capannello di avventori del bar, altri uomini erano accorsi dalle case vicine, richiamati dalle urla e poi dai colpi. Dal bar era uscito il conducente del sidecar, visibilmente ubriaco, e aveva cominciato a gridare: “adesso vi faccio vedere come si spara a un fascista!” Aveva tirato fuori una pistola e aveva fatto fuoco contro il cadavere che trasportava nel cassone. Il povero Giuseppe Perucca venne a trovarsi sulla traiettoria di uno dei proiettili e stramazzò a terra, colpito alla testa.
Si disse che l’ignoto conducente del sidecar fosse un partigiano forestiero di passaggio, proveniente da qualche paese vicino o dal pinerolese. Lui o altri compagni chissà dove avrebbero giustiziato l’uomo (anche lui rimasto ignoto), buttandolo nel cassone per portarlo a Torino. Poi non si seppe più nulla.