Da bambina la principessa Mafalda di Savoia ogni tanto arrivava con i genitori da Roma a visitare la nonna Margherita,
la “regina madre” che, rimasta vedova dopo l’assassinio del marito re Umberto I, era venuta ad abitare nella Palazzina di Stupinigi.
Mafalda era la secondogenita di Vittorio Emanuele III, sposò poi il principe tedesco Filippo d’Assia, ufficiale delle SS. Accusato da Hitler di aver collaborato alla destituzione di Mussolini, il principe fu internato nel campo di Flossenbürg. Anche la moglie Mafalda, figlia del re d’Italia, venne arrestata con un tranello e venne deportata nel campo di sterminio di Buchenwald. Ferita durante un bombardamento alleato, si disse che i nazisti volutamente ritardarono le cure per provocarne la morte.
Nell’ottantesimo anniversario della morte la principessa Mafalda di Savoia viene ricordata con una mostra allestita nel corridoio di ponente lungo il percorso di visita della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Sono esposte stampe d’epoca, ricordi, cartoline e diverse fotografie scattate dalla madre, la regina Elena, che tra l’altro era appassionata di fotografia. Le immagini di “Muti” da bambina – così in famiglia era chiamata Mafalda - e quelle con i sontuosi abiti come moglie di Filippo d’Assia contrastano con la tragica fine della principessa, vittima della barbarie nazista
La mostra, promossa dall’Associazione Internazionale Regina Elena Odv (AIRH) e dal Coordinamento Sabaudo, è visitabile fino al 3 novembre 2024 con il biglietto d'ingresso della Palazzina.
Nel corso della cerimonia di inaugurazione della rassegna è stata ricordata dallo storico Luciano Regolo, condirettore del settimanale Famiglia Cristiana, la figura di Mafalda “donna piena di gioia di vivere e dai molteplici interessi (dall’archeologia alla danza o all’arpa che suonava con maestria), animata da uno spontaneo slancio verso i bisognosi che aveva ereditato in pieno dalla madre Elena, nata principessa del Montenegro”.
Luciano Regolo è anche presidente del comitato per la ripresa dell’iter per la beatificazione della regina Elena. Fu lei che nel 1939 scrisse l’accorato appello alle sovrane europee per cercare di scongiurare la guerra, perché «tutte le madri sono madri, non importa di quale Nazione, per questo dobbiamo operare tutti per la pace». Quella guerra in cui Elena avrebbe perso la sua Muti. Già malata di tumore, poco prima di morire nel 1952, si recò a Lourdes chiedendo di pregare per tutte le mamme che avevano perso dei figli in una guerra.