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Dom, Dic
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I nichelinesi over 70 ancora ricordano il dott. Dallocchio

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Nei mesi scorsi questo giornale ha ricordato alcune figure che in qualche modo appartengono alla storia locale del secolo scorso

nel periodo tra il decennio prima del secondo conflitto mondiale e il dopoguerra.

Tra questi merita di essere menzionato pure il dott. Giovanni Dallocchio che qui fu farmacista, per più di quarant’anni. Fresco di laurea, giunse da Rivoli per rilevare nel 1929 il dispensario e la licenza da tal Chiottone Agnese e a Nichelino il giovane dottore mise radici. A quel tempo il paese contava circa 5.000 residenti; la prima e unica farmacia si trovava in un locale del municipio al piano terreno con ingresso da una porticina sulla destra della facciata, dove poi troverà sistemazione l’ufficio poste e telegrafi (sulla sinistra all’epoca c’era la sede della “casa del fascio”).

Dopo qualche anno il dottor Giovanni spostò la farmacia di pochi metri, sulla via Torino, in un locale vicino al “Bar Italia”, dove adesso c’è una panetteria, e lì restò fin verso la fine degli anni Cinquanta. Un altro trasloco di breve tragitto quindi ebbe luogo quando venne costruito il vicino condominio al civico 137, dove l’ormai storica Farmacia Dallocchio si trova tuttora.

Ancora oggi i nichelinesi di vecchia data ricordano con stima il dott. Dallocchio che morì nel 1972. “Alto di statura, distinto e professionale, sempre con il suo camice bianco e la cravatta – narra un cliente ultrasettantenne – All’apparenza un po’ distaccato, quasi incuteva timore, ma conoscendolo un po’ di più ci si accorgeva che era una persona affabile e simpatica. Io personalmente posso solo essergli grato, perché in un’occasione mi salvò praticamente la vita. Eravamo nel ’51, io avevo cinque anni. Un giorno quella che pareva una semplice indigestione si rivelò un’intossicazione alimentare con gravi complicazioni. Me la vidi proprio brutta, per quattro mesi non uscì di casa, debolissimo. I miei ogni tanto facevano venire il primario delle Molinette a visitarmi. Per intere settimane mangiai solo una pappetta che preparava in farmacia il dottor Dallocchio (non c’erano ancora le flebo di oggi).  Ricordo ancora la bottiglietta, una specie di biberon. Abitavo nei paraggi, lui veniva spesso a vedermi e quando non poteva mandava la figlia Ottavia che mi leggeva dei libri e raccontava delle storie”.

Il parroco, il medico e il farmacista. A Nichelino negli anni della guerra non fu solo un modo di dire. Don Granero, il dott. Camandona e appunto il dott. Dallocchio furono per la popolazione punti di riferimento. Rodolfo Camandona, originario di Cigliano, era il giovane medico condotto. Come il parroco era arrivato in paese nel periodo più tragico. La gente era disorientata, affamata e sconvolta da tante tragedie. Di notte c’era il coprifuoco, si viaggiava a fari spenti, poi i bombardamenti, il caos dopo l’8 settembre e l’occupazione tedesca.

Medico e farmacista, legati tra l’altro da motivi professionali, erano gli unici ad avere una certa libertà di movimento. Il dott. Camandona abitava lì vicino in via Mazzini, dopo la liberazione fu il primo sindaco, nominato dal CLN. Morì a soli 49 anni, nel 1961, era anche appassionato di calcio e di sport e in memoria gli venne dedicato il circolo ricreativo che aveva fondato in via Torino, nel tratto che allora era denominato “la Regina”.

Dallocchio continuò a fare il farmacista e vide la trasformazione di Nichelino da paese a grande periferia.  

Il nipote, dott. Giovanni Amateis (stesso nome del nonno materno), è da una ventina d’anni al timone della farmacia. Tre figli (una studia Farmacia), dopo la laurea e il servizio nell’Arma dei Carabinieri, alla morte della mamma Ottavia è subentrato lui, mentre il papà Renato, era mancato qualche anno prima. “Ho conosciuto mio nonno più che altro attraverso i racconti di mia madre - dice - Sì, una volta la farmacia era davvero un piccolo laboratorio chimico. Molti farmaci e prodotti galenici si preparavano in loco sulla base della ricetta del medico. Conservo come ricordo una parte di questa attrezzattura, cosi come una serie di vasi che facevano parte dell’arredo originale della farmacia. A partire dalla fine degli anni Settanta è cambiato davvero tutto anche nel nostro mondo e oggi si lavora quasi esclusivamente su farmaci prodotti e confezionati dalle multinazionali del settore, oltre che su parafarmaco e integratori. Mi fa piacere che i clienti più anziani si ricordino ancora di mio nonno, cosi come dei miei genitori farmacisti. Anche loro arrivavano dagli anni della guerra: mia mamma sfollata dopo i bombardamenti, mio papà in età di militare ritornato dalla Germania dopo mille difficoltà. E poi gli anni insieme, dietro al bancone della farmacia”.

Da questo punto di osservazione in via Torino, nel fluire di quasi un secolo, Nichelino è profondamente cambiata e sta cambiando. La strada è un po’ più deserta rispetto a qualche anno fa, molti negozi sono chiusi, le serrande abbassate, le insegne spente: la croce verde della farmacia fondata dal dottor Giovanni Dallocchio nel lontano 1929, almeno quella, rimane accesa.

M.C.

Nella foto a sinistra il dott. Giovanni Dallocchio con la figlia Ottavvia negli anni '60. A destra la prima sede della farmacia che si trovava al piano terrenno del municipio.