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L'ex ministro e l'antica cascina Rusca

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Vincenzo Maria Miglietti, senatore del Regno d'Italia, fu ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo Ricasoli.

In archivio è registrato l'atto di morte del senatore che risulta deceduto a Nichelino "nel distretto di questa Parrocchia, casa Miglietti" alle "ore cinque di sera" del 14 luglio 1864.
Vincenzo Miglietti al momento della morte aveva solo 56 anni. Sua moglie si chiamava Ferdinanda Bersezio, il padre Domenico e la madre Michelina Gariglio. La denuncia di morte fu presentata il giorno dopo da un certo Giuseppe Gariglio che aveva 39 anni (un parente della moglie?) e da Ferdinando Miglietti che di anni ne aveva 37. L'ex ministro fu sepolto nel cimitero di Nichelino che nel 1864 era piccolissimo ed era stato aperto da poco (prima il cimitero del paese era accanto alla chiesa antica della Santissima Trinità).
La lapide con l'iscrizione è andata distrutta. Vicino, però, c'è quella della moglie Ferdinanda che mori nel 1870 a Torino e che volle essere sepolta accanto al marito. Più in alto c'è un altra lapide, abbastanza grande per l'epoca, dove si legge il nome dell'avv. Vincenzo Miglietti ed un'iscrizione: "La figlia Michelina adempiva il voto fatto a lui morente". Chissà a cosa si riferiva.

LA CASCINA RUSCA E L’OPIFICIO DEI MIGLIETTI
Tra le poche tracce rimaste delle nostre origini contadine la cascina Rusca presenta una storia caratteristica che la differenzia dagli altri insediamenti agricoli di Nichelino. Il nome "Rusca" deriva da una particolare lavorazione della corteccia di rovere usata nella concia delle pelli ed è legato alla vetusta presenza di macchinari azionati dalla forza idraulica, derivata dal canale Layra che costeggia tuttora il fabbricato.

Di questa "archeologia industriale" rimane ancora qualche segno lungo le pareti esterne scrostate.
La Rusca e il suo mulino furono costruiti nel Settecento. "L'opificio" fu impresa dei Miglietti, la famiglia di quel Vincenzo Maria che sarebbe diventato ministro del primo governo del Regno d'Italia, subito dopo Cavour.
Esiste un testo dattiloscritto (datato 14 luglio 1937), letto dal parroco di Nichelino don Vincenzo Burzio, in occasione dello scoprimento di una lapide nel cortile della cascina, in memoria appunto dell'illustre personaggio. All'epoca era ancora viva la figlia Michelina (il padre era morto quando lei aveva 9 anni) e il parroco la citò concludendo il discorso: “1'on.le avvocato Vincenzo Maria Miglietti fu un gran carattere, una vera tempra d'uomo giusto, e ciò lo prova l'indelebile memoria lasciata nel cuore di una bimba novenne, ora ultra ottantenne qui presente, sana e vegeta, sempre memore dei suoi avi, cui noi auguriamo un lungo confortevole tramonto di vita".
Vincenzo era stato il primogenito dei 14 figli di Domenico Miglietti a sua volta "discendente di altissimo lignaggio siciliano – annotava don Burzio - I suoi avi per vicende politiche emigrarono per l'Italia di provincia in provincia, infine si stabilirono in Moncalieri nella borgata Tagliaferro dove aprirono una conceria che dava lavoro agli abitanti di questa terra".
La conceria di cui si parla molto probabilmente era già quella della Rusca. Va precisato infatti che questa cascina e la vicina Cappella di San Rocco furono oggetto di una lunga controversia in materia di confini tra Nichelino e Moncalieri. In occasione di una riforma amministrativa ottocentesca, forse la stessa per cui Nichelino acquistò Stupinigi (che prima apparteneva al Comune di Vinovo), quella porzione di territorio fu definitivamente assegnata a Nichelino.
Tant'è che il ministro Miglietti risulta nato a Moncalieri e deceduto a Nichelino. Ma lui in realtà non si era mai mosso dalla Rusca. "In questa casa il 25 marzo 1809 nacque e pure mori il 14 luglio 1864", sanciva la lapide commemorativa benedetta da don Burzio nel 1937.
I Miglietti, con la loro conceria, erano diventati ricchi. Pur essendo, come si è visto, una famiglia molto numerosa il primogenito Vincenzo venne mandato a studiare dai Gesuiti, con eccellenti risultati, ma a 18 anni dovette rientrare. Tempi di crisi: "la sua casa, le sue dovizie e documenti di gran valore erano stati distrutti. La concia dovette essere chiusa, il padre era infermo, la famiglia Miglietti era costretta a vivere sulla rendita della dote materna e sopra la pensione di madre di 14 figli".
Non si sa che fine abbia fatto la conceria, comunque il giovane Vincenzo non solo riuscì a risollevarsi dal dissesto, ma fece carriera come avvocato e come politico.
M.Co.