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Dom, Dic
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Un cippo dimenticato

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"Giuseppe Collivignarelli, ventenne, cadeva improvvisamente fulminato da una palla nemica

spargendo il sangue innocente sulle foglie che si arricciarono spaventate dall 'immane delitto".
Questa scritta, consumata dagli anni, appare su un cippo in mezzo ai rovi ai bordi di una strada campestre tra Nichelino e Stupinigi, nella zona un tempo denominata "regione Fornaci". Il cippo si trova lì tuttora, coperto dai rovi, completamente in rovina, ed è stato spostato di qualche metro a seguito di lavori agricoli.

La memoria di una morte violenta. Chi era quel giovane? Un militare italiano, uno studente lombardo di Valle Lomellina, paesino in provincia di Pavia non distante da Mortara. Era il 28 giugno 1944, quando venne fucilato sul posto in aperta campagna. I motivi di questa esecuzione sommaria non sono mai stati del tutto chiariti.

L’unica traccia resta questa lettera, pubblicata da Nichelino Comunità nel 2003, scritta ed inviata da una testimone indiretta, dopo aver letto un articolo in cui si cercava di capire da chi fosse stato eretto il cippo e perché.

***

“Mi chiamo Emma Spinato Olivero e scrivo in merito ad un articolo apparso sul giornale che riguardava un cippo commemorativo che si trova nei pressi di Stupinigi.

Io conoscevo Giuseppe Collivignarelli perché ai quei tempi lavoravo come addetta alle pulizie presso la base militare italo-tedesca e lui, militare di leva, faceva parte del gruppo della contraerea. Ai militari tedeschi, in seguito si unirono alcuni corpi di milizie fasciste.

Quel 28 giugno del 1944 Giuseppe era rientrato in caserma dopo aver avuto un permesso di far visita ai suoi genitori. Quella stessa sera, fu emanato un proclama (io non sono a conoscenza del contenuto), ma a quanto mi è stato riferito dai ragazzi suoi commilitoni, Giuseppe aveva manifestato approvazione battendo le mani, cosa che non è piaciuta alle milizie fasciste che lo prelevarono di forza e lo portarono nei campi presso Stupinigi dove Io fucilarono, tenendo all'oscuro i militari tedeschi a cui Giuseppe faceva capo. Io sono stata informata della cosa solo il mattino dopo, al mio rientro al lavoro.

Dalla Valle Lomellina sono arrivati subito i genitori per le esequie. In quell'occasione io non sono riuscita a parlargli, ma in seguito siamo rimasti in contatto per molti anni. Su loro invito mi sono recata a casa loro e sono andata a vedere il luogo dove Giuseppe è sepolto. Dopo la morte di Giuseppe alcuni soldati suoi commilitoni si sono dati alla macchia ed io son riuscita a portare loro abiti civili. I ragazzi mi avevano detto dove portare la roba, ma non mi hanno mai rivelato dove si nascondevano per non compromettermi. I soldati tedeschi dubitavano che io fossi al corrente; vennero dove abitavo e dopo aver circondato la casa, mi portarono in carcere dove sono rimasta alcuni giorni, sino a quando hanno verificato che non sapevo niente e mi hanno liberata. Il cippo in questione fu voluto dai familiari di Giuseppe e noi amici abbiamo provveduto a farlo erigere; con il passare degli anni purtroppo è stato trascurato. Io sono in possesso di una foto di Giuseppe Collivignarelli e se qualcuno provvedesse a restaurare questo cippo posso metterla a disposizione”.

Emma Spinato