01
Ven, Dic
114 New Articles

L'esempio di San Giuseppe

Dai gruppi
F
Typography

La presentazione nella chiesa di Maria Regina Mundi della mostra del pittore Massimiliano Ungarelli “In fuga da Nazareth” ha anche riportato l’attenzione sulla figura di San Giuseppe nella sua condizione di profugo in fuga per proteggere Maria ed il bambino dalla minaccia del re Erode.

I vangeli dedicano poche righe al ruolo di Giuseppe sia come sposo che come padre. Il compito affidato da Dio a Giuseppe possiamo definirlo “paradossale”: doveva esercitare la sua autorità di padre su Dio stesso, la massima Autorità. La sua figura è stata di conseguenza eclissata da quella di Gesù, l'Emmanuele, che significa Dio con noi.

In questa prospettiva la comparsa di Giuseppe nella storia della salvezza è stata simile a quella di Giovanni Battista che nel suo ruolo di profeta ebbe a dire di se stesso riguardo a Gesù:” Bisogna che Lui cresca ed io diminuisca”.

Considerando come la verginità della donna in quei tempi era tenuta in massima considerazione, Giuseppe viene a trovarsi in una situazione di grande imbarazzo. Da uomo giusto non perde il controllo di sé, accorda fiducia al racconto di Maria riguardo all'apparizione dell'angelo ed in quanto timorato di Dio non vuole essere di ostacolo ai disegni celesti, perciò pensa di uscire in segreto da questa situazione senza disonorare la promessa sposa.

Il piano di Dio però non ignora i diritti e le aspettative di Giuseppe, anzi Dio intende valorizzare la sua integrità affidandogli un ruolo di grande responsabilità. Un angelo del Signore appare in sogno anche a Giuseppe, lo libera dai suoi timori e gli assegna il compito di assumersi la cura di Maria e del bambino. Giuseppe non chiede spiegazioni e non pone obiezioni, ma obbedisce rinunciando ai suoi precedenti propositi.

Per prendersi cura di Maria e del bambino Giuseppe deve fuggire come profugo in Egitto, un paese straniero, trovare una casa ed un lavoro (il vangelo ci dice che era falegname) per poi ricominciare tutto da capo ritornando a Nazareth. Solo quando Gesù è dodicenne ritroviamo Giuseppe con Maria alla ricerca del figlio e lo ritrovano nel Tempio di Gerusalemme dove Gesù afferma la sua vera paternità: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?» Quello che agli evangelisti preme mettere in evidenza è la Divinità di Gesù in quanto generato dallo Spirito di Dio nel grembo di Maria vergine prima che sposasse Giuseppe.

Dopo questo episodio Giuseppe scompare nell'ombra, di lui non si parla più, nemmeno un cenno sulle circostanze della sua morte. Eppure Giuseppe appartenendo alla Famiglia di Davide ha svolto un ruolo essenziale per l'adempimento delle profezie. Dopo otto giorni dalla nascita, come dettogli dall'angelo, pone al Bambino il nome di Gesù che significa “Dio salva”.

Dall'esempio di Giuseppe comprendiamo che essere al servizio di Dio non comporta una vita facile nell'immediato, c'è prima un compito da svolgere, ci sono battaglie da combattere contro le forze del male; occorrono coraggio, determinazione e sacrificio. L'umiltà precede la gloria.

Luciano Mancin