Nicoletta Sabbetti, giovane nichelinese, è impegnata nella cooperazione internazionale. Da un anno sta prestando servizio a tempo pieno in Africa per la Caritas.
E’ di base a Nairobi, in Kenia, ma è spesso “in trasferta” in Paesi vicini e in questi mesi il suo lavoro l’ha portata a contatto con diverse realtà, spesso tragiche, del continente Africano. Quando ha un po’ di tempo scrive agli amici della parrocchia Regina Mundi. Qualche giorno fa ha mandato questa corrispondenza sulla situazione in Sud Sudan.
***
Eccomi qui a scrivervi ancora dall'Africa. Ho avuto l'opportunità di visitare un paio di volte il Sud Sudan, una terra bella ma distrutta dalla guerra, che occupa buona parte del lavoro mio e di moltissimi altri colleghi sia negli uffici italiani sia in quelli africani. Si trova nell'Africa dell'est e confina con Sudan, Etiopia, Kenya, Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana.
Dal 2011 è il più giovane Stato al mondo, da quando cioè, dopo oltre 20 anni di guerriglia e un referendum, le popolazioni dei territori del Sudan meridionale ottennero l'indipendenza. Fu subito chiaro che il processo di pace non sarebbe stato facile, vista la disomogeneità di questa terra dove convivono più di 60 etnie diverse e dove ci sono da sempre grandi interessi che ruotano intorno a un sottosuolo ricco di risorse, come il petrolio. Dal 2013 le tensioni interne sono sfociate in una guerra civile tra le truppe del presidente Salva Kiir e quelle dell'ex vicepresidente Riek Machar, strumentalizzando le divisioni tra i Dinka e i Nuer e alimentando rivendicazioni storiche. Nell'agosto 2015 è stato siglato un accordo di pace che non è mai stato rispettato. Un ultimo tentativo è stato fatto lo scorso 22 dicembre ad Addis Abeba, nella vicina Etiopia, quando le parti si sono impegnate a rilanciare il precedente accordo di pace firmando un'intesa per il "cessate il fuoco", purtroppo ancora disattesa.
L’ESODO
Non è solo la guerra, però, ad affliggere questa terra che si trova in una delle regioni più colpite da una perdurante crisi ambientale che è stata definita "man made", cioè creata dall'uomo. A febbraio dell’anno scorso è stato dichiarato lo stato di "carestia" in due contee a nord del Paese. Nello stesso mese è divampata anche un'epidemia di colera in molte aree. Dopo gli appelli internazionali e un intervento tempestivo, la crisi è rientrata pur restando la situazione molto critica. La combinazione di diversi fattori quali l'instabilità politica, il conflitto, la siccità che sta colpendo tutto il corno d'Africa e una grave crisi economica, ha infatti provocato una disperata mancanza di cibo, violenze diffuse e un massiccio esodo umano. Le Agenzie delle Nazioni Unite stimano che più di 7 milioni di persone necessitano urgentemente di assistenza umanitaria. L'Alto Commissariato delle Nazione Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha reso noto che dall'inizio del conflitto 1 sud sudanese su 3 ha cercato protezione sia all'estero sia entro i confini nazionali, il 90% sono donne e bambini. Solo nel 2017 nella confinante Uganda sono stati registrati 194.000 rifugiati e richiedenti asilo. In totale, dal 2013, circa due milioni e mezzo di persone sono fuggite all'estero verso i sei Paesi confinanti dove, peraltro, la situazione politica ed economica era già difficile. Gli sfollati interni sono ormai più di due milioni. Il numero dei rifugiati non è destinato a diminuire, ma a raggiungere i tre milioni entro il 2018.
BAMBINI SOLDATO
Secondo i dati pubblicati a dicembre 2017 dall'Unicef circa 3 milioni di bambini sono in condizioni di grave insicurezza alimentare e oltre un milione soffre di malnutrizione acuta. Moltissimi gli orfani. Oltre due milioni di bambini hanno dovuto abbandonare le proprie case, non frequentano le scuole e, in prospettiva, solo 1 bambino su 13 avrà la possibilità di finire la scuola primaria. Le scuole, infatti, fanno fatica a riprendere in alcune zone, mentre in altre non hanno mai riaperto. A febbraio, in occasione della giornata internazionale contro l'utilizzo dei bambini soldato, l'.n.g. Human Right Watch ha pubblicato un rapporto con dati tremendi sul Sud Sudan. Più di 19.000 bambini sono stati reclutati da forze e gruppi armati e almeno 2.300 sono rimasti uccisi o feriti dall'inizio del conflitto.
Ex-bambini soldato raccontano di essere stati rapiti da militari di entrambe le fazioni in lotta nelle loro case o mentre si trovavano in strada. Trattenuti intere settimane in celle sovraffollate, diversi di loro testimoniano di essere stati sottoposti a un duro addestramento e di aver subito brutali punizioni fisiche, talvolta culminate in una prolungata detenzione in celle d'isolamento.
Gli ospedali sono al collasso: mancano medicinali, strutture operatorie adeguate e personale. E spesso non si riesce a garantire un accesso sicuro a fonti di energia e all'acqua. Le atrocità continuano e gli episodi di violenza e ruberia sono all'ordine del giorno, costringendo famiglie intere, anziani, disabili, giovani e bambini a spostarsi continuamente senza trovare stabilità. Molti raccontano di aver visto la loro casa bruciare, i familiari feriti o uccisi e perdere terreni e bestiame. Le vie di comunicazione funzionano a singhiozzo, a causa dell'insicurezza e delle condizioni ambientali. Gli equilibri militari sul terreno cambiano costantemente, non ci sono zone in cui vi sia la certezza di un passaggio sicuro. I mezzi di trasporto scarseggiano, le strade sono in pessime condizioni. Se ti devi spostare, è meglio essere così fortunati da potersi permettere un biglietto aereo, anche per brevi distanze. Gli aeroporti però non sono come quelli che siamo abituati a frequentare. I terminal sono allestiti in alcune tende fornite dalle Agenzie delle Nazioni Unite dove il biglietto può anche essere semplicemente trascritto a mano.
CRIMINI DI GUERRA
Il deficit fiscale, l'inflazione che raggiunge livelli altissimi, la corruzione e il mercato "nero" rendono quasi impossibile sia nelle aree rurali sia nelle aree urbane mettere insieme il minimo indispensabile per mangiare ogni giorno. In alcune zone solo il 3% della popolazione riesce ad avere tre pasti al giorno. Sono stati riferiti anche centinaia di violenze sessuali su donne e minori in tutto il Paese. Un giudice internazionale con molta esperienza in crimini di guerra, ha dichiarato che in Sud Sudan si ricorre alla violenza sessuale come mai prima e Amnesty International ha fatto un appello al Governo perché intervenga. I Vescovi cattolici hanno alzato la voce denunciando gli abusi che la popolazione continua a subire anche quando trova rifugio in chiese o campi per sfollati delle Nazioni Unite. In una lettera pastorale hanno definito "crimine di guerra" ogni tipo di violenza, omicidio, tortura e stupro di civili, preoccupandosi fortemente per la totale mancanza di rispetto per la vita umana. Tante ONG e Organizzazioni della Società Civile, la Conferenza Episcopale del Sud Sudan insieme a tante altre Conferenze Episcopali di tutto il mondo, la Caritas del Sud Sudan insieme a tutta la rete mondiale Caritas, tanti professionisti e volontari locali si prodigano instancabilmente per portare assistenza umanitaria e spirituale, invocando il ritorno alla Pace. Se pensiamo al Sud Sudan, ricordiamoci prima di tutto di tutte quelle persone che, nonostante tutto, sono rimaste e ogni giorno lavorano instancabilmente e danno voce a questa terra martoriata perché qualcosa possa cambiare, perché il futuro non sia solo una mera illusione.
Nicoletta Sabbetti