Tradizionalmente a Nichelino viene chiamato “Boschetto”, ma a questo punto sarebbe più corretto chiamarlo “Giungla”. Il nome ufficiale è Parco Miraflores,
perché anticamente era il giardino dell’omonimo Castello di cui restano pochissime tracce sulla sponda torinese del Sangone, poco distante dall’ottocentesco Mausoleo della Bela Rosin.
Quest’anno le abbondanti piogge di primavera hanno fatto esplodere una rigogliosa vegetazione e il grosso del parco per buona parte dei mesi di maggio e giugno è rimasto di fatto inaccessibile. A fatica i manutentori del verde sono riusciti a tagliare l’erba nell’area pic nic, dove sono allestiti i barbecue, e in una ristretta fascia ai bordi dei vialetti. Il resto è diventato un sottobosco impenetrabile. Vedremo se in questi giorni, entrando nella fitta boscaglia con idonei mezzi d’opera, i tecnici riusciranno a sbrogliare la matassa.
Non è solo erba alta, in molti punti sono cresciuti spontaneamente arbusti e alberelli che però andrebbero opportunamente curati e ripuliti per non essere soffocati dalle erbacce. Non mancano le specie infestanti, come l’ailanto, una pianta originaria della Cina che negli ultimi decenni nei parchi e nei boschi trascurati tende a svilupparsi molto rapidamente a discapito di querce e acacie. Alla fine dell’estate dell’anno scorso nel Boschetto il quadro era piuttosto desolante: un intrico di bassa vegetazione che avvolgeva alberi scheletrici. Veniamo da tre anni di siccità e nello scorso inverno il Comune ha dovuto abbattere centinaia di alberi secchi, malati o comunque a fine ciclo. Ci vorrà almeno un decennio prima che le piante ad alto fusto tornino a fare ombra. In qualche caso le nuove piantumazioni non hanno attecchito, come ai bordi del tratto di pista ciclabile tra il Boschetto e il supermercato Aldi.
Periodi di siccità a parte, è comunque normale che la natura faccia il suo corso e che alle nostre latitudini un bosco cresca e diventi foresta, se nessuno ci mette mano. L’ultimo intervento importante di silvicoltura all’interno del Boschetto risale ormai a una ventina di anni fa, quando l’area venne acquistata dal Comune. All’interno era stato allestito anche un vivaio per la successiva messa a dimora di nuovi alberi, mentre una porzione di parco era stata appositamente lasciata allo stato naturale per conservare un esempio di bosco spontaneo sulle sponde del torrente. Il rischio però è questa parte prenda completamente il sopravvento e diventi un problema ai fini della fruibilità da parte dei cittadini. A meno che, secondo una linea già adottata da alcune amministrazioni comunali, si decida di lasciare incolti alcuni parchi pubblici per favorire la biodiversità (… per giunta risparmiando).
Bisogna comunque entrare nell’ottica che, se si vuole lasciare aperta e vivibile un’area verde al pubblico, occorre provvedere a una continua e accurata manutenzione.
L’alternativa è che durante la stagione estiva sia possibile utilizzare il Boschetto soltanto nel ristretto spazio attrezzato dell’ingresso di via Pracavallo e nella fascia di viale dei Mughetti fino all’area cani. Resta poi da risolvere l’annosa questione dell’ex depositeria giudiziaria a ridosso del Sangone con centinaia di auto abbandonate, molte ormai ridotte a carcasse arrugginite. Anche questa fetta di parco, attualmente sottoposto a sequestro, resta inibita al pubblico.
B.C.