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Alle sorgenti del Sangone

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Dove nasce il Sangone? Non molto distante da Nichelino che per l’appunto si trova in bassissima Valsangone.

Infatti la lunghezza del torrente che bagna la nostra città è meno di cinquanta chilometri. Non sarà come andare alla scoperta delle sorgenti del Nilo, ma la curiosità può essere soddisfatta con una facile camminata di un paio d’ore all’andata, mentre per il ritorno in discesa può bastare un’ora e mezza.

Prima però bisogna raggiungere in auto Coazze e di qui seguire le indicazioni per la frazione Forno. Superato il santuario della Madonna di Lourdes, la strada asfaltata prosegue verso Pian Neiretto, l’unica stazione sciistica della Val Sangone che purtroppo negli ultimi anni ha potuto funzionare ben poco per la cronica carenza di neve. Pochi tornanti sotto Pian Neiretto, inizia il percorso pedonale, segnalato da pannelli e indicazioni, che risale il tratto iniziale del torrente sulla vecchia mulattiera diretta agli alpeggi Sellery. Parcheggiata l’auto (attenzione ai divieti di sosta piazzati dal Comune di Coazze), parte la camminata in mezzo ai boschi. Un po’ più avanti si incontra la Loja Scura, una pittoresca cascatella che qualcuno erroneamente potrebbe scambiare come la sorgente. In realtà il corso del torrente continua a monte e ci vuole ancora più di un’ora per raggiungere le vere sorgenti del Sangone. Una deviazione consente di raggiungere anche Palazzina Sertorio, un rifugio legato a un episodio della Lotta di Liberazione; in Valsangone infatti operarono diversi gruppi di partigiani. A un certo punto è possibile imboccare un sentiero-scorciatoia leggermente più ripido, ma comunque tranquillo: la visuale si apre e inizia la fascia dei pascoli. Arriviamo così a Fontana Mura, che è la sorgente “ufficiale” del Sangone, nei pressi dell’omonimo rifugio e delle baite del Sellery.

Siamo a poco più di 1.700 metri di quota, sotto il Colle della Roussa (2019 m.), dove per un periodo passò il confine tra regno di Francia e territorio dei Savoia. Dal colle si può passare in Val Chisone all’altezza di Roure. Il tratto iniziale del Sangone è alimentato da una serie di ruscelli che scendono dai nevai delle cime circostanti, ahimè sempre più asciutti.

In ogni caso qui non par vero di trovarsi in riva a quello che ha fama di essere nel poco onorevole elenco dei corsi d’acqua più inquinati d’Italia. I problemi per il Sangone iniziarono negli anni Sessanta del secolo scorso: da Rivalta a scendere, per una ventina di chilometri si riversarono scarichi civili e industriali di ogni sorta lungo i territori di Orbassano, Beinasco, Nichelino e Moncalieri fino alla confluenza con il Po alle Vallere. Le rive cominciarono ad ospitare una serie di discariche, autorizzate o abusive che fossero, tuttora in attesa di bonifica.

E dire che un tempo le acque del bacino del Sangone erano rinomate per la loro purezza, ben prima che si cominciasse a parlare della più celebre “acqua del Pian della Mussa” nelle valli di Lanzo. Attingendo dalla falda acquifera della Valsangone, verso la metà dell’Ottocento, addirittura sorse il primo acquedotto moderno in Piemonte, costruito per dissetare la città di Torino. L’opera, tuttora funzionante e gestita dalla SMAT, venne progettata da Ignazio Michela e consiste in una complessa rete di tortuose gallerie e serbatoi, impermeabilizzati e intonacati con finissimo cemento Portland. Questa specie di labirinto sotterraneo in territorio di Trana, Sangano, Bruino e Villarbasse raccoglie acqua di sorgente per convogliarla verso la città. L’imponente opera idraulica (uno dei promotori fu Cavour) comprendeva un canale in muratura che arrivava fino a Collegno. Da qui, sotto l’odierno corso Francia, partiva la conduttura principale che, dopo varie diramazioni, giungeva fino al centro di Torino.

Il nostro breve viaggio alle sorgenti del Sangone può terminare qui e sicuramente ci aiuta a riflettere di quanto prezioso sia il bene dell’acqua.

B.C.

Foto: LaFiocaVenMola – Beppe 46