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Documento/appello sul ddl Zan

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Il “documento/appello” del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi” sul tema dell’approvazione del DDL Zan.  

Per trasparenza e correttezza riteniamo importante sottolineare le seguenti premesse:

1- Promotore dell’appello è il “Coordinamento interconfessionale del Piemonte Noi siamo con voi”.

2- Il documento è stato però elaborato, discusso, approvato e sottoscritto da molti altri soggetti – collettivi e singoli – delle più diverse appartenenze culturali.

3- Il nostro Coordinamento ha “geneticamente” impressi in sé i principi dell’inclusione, del rifiuto di ogni discriminazione, del rispetto e dell’accoglienza del “diverso da noi”, della tolleranza e del dialogo. Quindi il nostro contributo non vuole essere contro nessuno, né si permette di avere il significato di giudizio su idee diverse dalle nostre.

4- L’unico giudizio negativo che ci sentiamo di dare, è verso di chi assume posizioni, toni, atteggiamenti, linguaggi ecc., violenti, denigratori, offensivi nei confronti di chi non si uniforma ai propri convincimenti.

5- Aggiungiamo, infine, che – partendo da questa occasione – abbiamo anche aperto fra noi una riflessione e una ricerca sincera, libera, forte proprio sul tema della “sessualità” all’interno delle culture e delle religioni. Altresì siamo ancora più convinti della necessità di un affronto sempre libero, pluralista, tollerante e rispettoso e – nel senso corretto del termine – “laico” delle tante problematiche che affliggono l’umanità.

In questo modo abbiamo la convinzione e la speranza di poter apportare un contributo di bene,di pace, di giustizia vera e, perchè no, anche di amore all’Umanità dei nostri tempi.

Giampiero Leo portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”

***


Contro ogni discriminazione e per la libertà di espressione 

Noi siamo un movimento sorto per manifestare solidarietà alle vittime di oppressione e persecuzione. Non abbiamo dunque difficoltà a prendere atto che molto spesso, in vari contesti, le forme in cui la sessualità è stata regolamentata hanno comportato discriminazione rispetto a chi in quelle forme non poteva riconoscersi; e sotto questo aspetto il fatto che tali discriminazioni non siano più ritenute accettabili dalla coscienza morale odierna lo consideriamo patrimonio prezioso e irrinunciabile. Tutto ciò che sul piano legislativo può contribuire ad impedirle è pertanto senz’altro da approvare.

Riteniamo però che la tutela dalle discriminazioni non debba diventare fonte di discriminazione a propria volta.

La sessualità non è soltanto un ambito tra gli altri, ma un nucleo profondo della vita e della coscienza umana. Essa ha un grande valore spirituale. Chiediamo pertanto che tale valore sia riconosciuto e rispettato, e che le trasformazioni nel modo di percepirla e viverla siano accolte e accompagnate senza venire imposte da decisioni legislative. Su temi così delicati, su cui il confronto civile deve rimanere aperto, vanno evitate forzature, e soprattutto che a decidere siano presupposti ideologici di parte.

In questa prospettiva, al di là degli schieramenti politici e riprendendo autorevoli osservazioni di esponenti del mondo del diritto di diverso orientamento culturale, esprimiamo una serie di perplessità su alcuni passaggi dell’articolato del Disegno di legge Zan in discussione al Senato.

Il motivo di allarme è che la proposta di legge, per quanto (art. 4) affermi la libertà di espressione tutelata dall’art. 21 della nostra Costituzione, che riconosce a tutti il diritto di esprimere e divulgare in qualsiasi forma il proprio pensiero e prevede di punire solo chi commetta un reato, di fatto la insidia. Il punto è infatti che introduce fattispecie di reato assai vaghe e indefinite, venendo meno al principio base della determinatezza del reato, senza garanzie per i cittadini e aprendo la strada a
possibili forme di arbitrio da parte dell’autorità giudiziaria; laddove è invece opportuno che le decisioni giudiziarie non siano influenzate da opinioni che esulano dall’ambito giuridico. Nel giusto tentativo di prevenire la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, una decisione potrebbe infatti divenire causa di discriminazione contro coloro che hanno una diversa visione.
Il problema a monte infatti è che, nel definire ex lege (art. 1) concetti tratti da teorie tutt’altro che condivise in tema di identità di genere e disponendone (art. 7) la divulgazione nelle scuole, la proposta comprime indebitamente la libertà di educazione e di insegnamento, contrastando quindi con l’art. 33 della Costituzione, oltre che con l’essenza del moderno Stato di diritto, il quale, per definizione, non sposa filosofie, concezioni di vita, religioni.

Per questi motivi, e in considerazione della delicatezza etica e giuridica dei temi in questione, facciamo appello alle forze politiche affinché, dopo una più attenta riflessione, introducano i necessari correttivi al testo operando alla ricerca di soluzioni veramente condivise.