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Arabia Saudita svelata

Inchieste
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“L’Arabia Saudita è un ISIS che ce l’ha fatta”, ha scritto Kamel Daoud, scrittore algerino. Un documentario girato clandestinamente - e a rischio della vita - da giornalisti dell’emittente britannica Itv e dell’americana Pbs adesso conferma quello che in fondo si è sempre saputo, ma che si è fatto finta di non vedere.
E cioè che in Arabia Saudita, dove vige la più rigida sharia nella versione wahabita, la situazione non è poi molto diversa da quella del neo Stato Islamico affermatosi in Siria e in Iraq.

Saudi Arabia Uncovered, Arabia Saudita svelata, si intitola il documentario, girato in sei mesi e andato in onda nelle settimane scorse. Immagini raccapriccianti, in una scena si vedono penzolare dal braccio di una gru i corpi senza testa di alcuni condannati a morte. Le decapitazioni e le crocifissioni infatti sono all’ordine del giorno: l’anno scorso sono state decapitate almeno 150 persone e nei primi tre mesi del 2016 si è già a quota 70. Molte delle vittime sono mussulmani sciiti, minoranza religiosa duramente perseguitata e messa sotto processo per “eversione e tradimento”, mentre le altre religioni nel regno saudita sono totalmente bandite.

Nel filmato compare un imam che istruisce i fedeli: “Gli ebrei hanno abusato, spadroneggiato e corrotto questa terra. Allora, oh Allah, fermali e fai schioccare su di loro la frusta della tortura, non lasciare che la loro bandiera sventoli in alto e fai di loro un esempio”. Un bambino a domanda risponde: “Tutti i cristiani dovrebbero essere puniti e decapitati fino a quando non ne sarà rimasto neanche uno. Gli sciiti sono blasfemi e dovrebbero essere puniti con la morte. Dovremmo combatterli nel nome dell’islam”.

L’oppressione delle donne raggiunge livelli inauditi: non possono uscire di casa se non accompagnate da un parente maschio, non possono guidare l’auto; in alcune scene si vedono donne insultate per strada da agenti della polizia religiosa a causa dell’abbigliamento non pienamente conforme ai precetti della legge islamica o addirittura picchiate da comuni passanti, come se si trattasse di una cosa assolutamente normale.

Ha fatto scalpore in Occidente il recente caso del blogger Raif al-Badawi condannato a 10 anni di reclusione e a 1000 frustate per avere postato su internet questo messaggio: “L’unico modo di vivere in un mondo non libero è diventare così assolutamente libero che la tua stessa vita rappresenti un atto di ribellione”. Un caso tra i tanti: le violazioni dei diritti umani sono sistematiche, la libertà di espressione semplicemente non esiste.

Non sarà sfuggito un piccolo particolare. Da decenni l’Arabia Saudita è tra i migliori alleati dell’America e dell’Occidente. E’ onorata e riverita da governi e capi di stato e nessuno si è mai sognato di andare a bombardare Riad. Poco importa se oltre al petrolio ha esportato in tutto il mondo anche fondamentalismo islamico.