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C'era una volta il nebbione

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Toh ecco, all’inizio del mese abbiamo rivisto un po' di nebbiolina. Del resto siamo in autunno.

La giovane generazione Z non ha però idea di come veramente fosse la nebbia a Nichelino, fino a qualche decennio fa. Giornate intere, se non settimane, sotto una coltre grigia di notte come di giorno. Visibilità e temperatura vicino allo zero, rumori attutiti: a malapena si intravedeva qualche sagoma e i fari delle auto in un paesaggio spettrale e pressoché inesistente.

“E pensare che in piazza Bengasi c’era il sole”, dicevano sconsolati i pendolari, quando al rientro, varcato il Sangone, ritrovavano il “muro” cercando invano la linea di mezzeria della strada. Il top della gamma era nelle zone di via Cacciatori e di San Quirico.

Per la gente arrivata dal sud negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso la nebbia fu una triste scoperta. Le caldaie funzionavano a nafta, i motori euro 0 dovevano ancora essere inventati, men che meno le marmitte catalitiche. I tubi di scappamento sputavano gas venefici che si mescolavano con il nebbione. Lascio immaginare cosa si respiravano i nichelinesi. Almeno in questo caso non si stava meglio quando si stava peggio.

Gli alberi si infiammavano dei colori dell’autunno, senza che nessuno sapesse cosa fosse il folliage.  All’inizio di novembre, se non a ottobre, alla prima gelata le foglie cadevano di botto tutte insieme.

Oggi di questa stagione i platani sono belli verdi, le foglie seccano e si staccano un po’ alla volta per la gioia degli operatori ecologici e di chi dovrebbe pulire le caditoie. L’erba continua a crescere indisturbata.

Comunque sia il pensiero che questo cambiamento climatico sia avvenuto per mano umana non rallegra.

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