01
Ven, Dic
114 New Articles

Dalla Vernea al nascente Stato di Israele

Pillole di storia
F
Typography

Da uno studio dello storico Gervasio Cambiano, pubblicato nel 1992 dal periodico “Il Vinovese”, riprendiamo una pagina poco nota della storia nichelinese.

***

La Vernea è un grande complesso di edifici rurali e civili risalente al sec. XVII, poco distante dal confine territoriale tra Nichelino e Vinovo cascina. Appartenne ai conti Humoglio e poi ai conti Rasini di Mortigliengo e in epoche più recenti (dal 1933) alla famiglia Robasto. Successivamente il complesso fu frazionato in diverse proprietà.

La struttura del cascinale è formata da una serie di corpi rustici in forma di quadrilatero con al centro un giardino ed un palazzo signorile, residenza dei proprietari o loro delegati: la cosiddetta "corte chiusa" tipica delle cascine piemontesi. Diverse famiglie di bovari, margari, fittavoli e braccianti trovano di che vivere in questo complesso agricolo.

Nel periodo 1940-45 risiedevano stabilmente quattro famiglie di contadini, quella del giardiniere ed il custode del palazzo. Nel 1942/43 di fianco alla cascina furono installate delle batterie antiaeree montate dai soldati tedeschi della "Flack" e gestite da una milizia antiaerea. Erano infatti iniziati intensi bombardamenti su Torino e quindi le autorità avevano predisposto una cintura di artiglieria attorno alla città. Nella nostra zona oltre alle batterie della Vernea c'erano quelle della Gorra (Carignano), di Piobesi e di Stupinigi. Il comando delle batterie si era insediato nel castello di Nichelino. All'incrocio delle Torrette per qualche tempo funzionò anche un reparto di fotocellule cioè di fari che servivano ad illuminare il cielo durante gli attacchi aerei notturni.

Nel 1942 nel palazzo signorile della Vernea trovarono rifugio diverse famiglie di sfollati torinesi che stettero lì fino al maggio 1945. Alla vigilia del 25 Aprile furono di passaggio alcuni distaccamenti di partigiani della Brigata Vigone "Dino Buffa" della V Divisione "Giustizia e Libertà" e del G.M.O. che entrarono a Torino nei giorni successivi.

Terminata la guerra, verso la fine dell'estate del 1945 arrivarono a Nichelino i primi profughi ebrei scampati ai lager nazisti della Polonia, in viaggio verso la Palestina. Trovarono alloggio sia nel palazzo della cascina Vernea sia nel castello di Nichelino di proprietà dei Segre, famiglia ebrea torinese che nel periodo delle persecuzioni razziali e della guerra era stata costretta ad abbandonare l’edificio. Nell'immediato dopoguerra il castello si trasformò in centro di raccolta e smistamento in attesa dell'emigrazione in Palestina o in America. Diverse decine di persone, uomini, donne, anziani e bambini, anche famiglie intere, vi soggiornarono per turni di tre/quattro mesi prima della partenza per oltremare.

Alla Vernea furono ospitati alcuni gruppi di 30/40 giovani per volta, maschi e femmine, per una specie di corso d'addestramento militare, in vista della destinazione per la Palestina, dove qualche anno dopo si sarebbe costituito lo Stato di Israele. Quest'ultimo centro fu creato grazie ai buoni uffici del sindaco di Nichelino del tempo, il socialista Mario Sorbone, d'intesa col custode del palazzo. Il sindaco si recò in almeno un paio d'occasioni a visitare il centro. I giovani venivano addestrati all'uso e alla costruzione di trincee, alle manovre sul terreno con molta ginnastica e chilometri di corsa ogni giorno. La disciplina era severissima ed erano scoraggiati i contatti con gli altri abitanti della cascina. All'interno si svolgevano gli addestramenti teorici e con le armi. Queste però non furono mai portate all'estero. Ci fu anche un matrimonio celebrato un pomeriggio sotto un antico pino al centro del giardino. Il rabbino giunse da Torino e la festa fu estesa a tutti, anche ai contadini, che vi parteciparono allegramente al suono di una fisarmonica. Poi una notte all’improvviso, così come erano arrivati, gli ebrei se ne andarono. Corse voce tra i residenti stabili della cascina che si fossero imbarcati per la Palestina in un punto imprecisato della costa ligure.

Invece all'interno del castello i profughi avevano formato un "kibbutz" sull'esempio di quelli già esistenti in Palestina. Ogni 3/4 mesi c'era il turno di avvicendamento: un gruppo partiva, un altro arrivava. L'organizzazione interna era basata sulla più stretta democrazia, poiché i capi venivano eletti. Il mantenimento era basato sulle provvidenze dall'UNRRA, l'organismo assistenziale degli alleati. Le giornate dei profughi trascorrevano tra qualche piccolo lavoretto d'artigianato: c'erano un sarto, un orafo ed il polacco David Rosembaum che faceva il garzone in una panetteria di Nichelino. Praticavano molto sport, alcuni ragazzi militarono per un po' in una squadra calcistica nichelinese. Una stanza venne adibita a sinagoga.

I rapporti con la popolazione nichelinese furono sempre ottimi. Al castello di Nichelino e negli altri centri della zona (Rivoli, Grugliasco e Villa Margherita in collina) c’erano visite periodiche dei dirigenti del movimento d'immigrazione verso il futuro Stato d'Israele. Di notte su camion militari anche per questi gruppi di profughi, ad ogni turno, avveniva la partenza per la Liguria o per la vicina costa francese. Il castello di Nichelino ospitò gli ebrei dal 1945 all'inverno 1947/48, mentre alla cascina Vernea il periodo fu limitato dall'autunno del 1945 alla fine del 1946.

Gervasio Cambiano